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Nel mio percorso di educazione alla musica classica intrapreso quest’anno la terza tappa è stata l’appuntamento con Beethoven al Santa Cecilia. Il 15 dicembre era in programmazione un appuntamento che doveva vedere protagonisti l’affermato e non più giovanissimo pianista Radu Lupu e l’emergente e giovane direttore d’orchestra tedesco David Afkham, impegnati in Beethoven. Precisamente il programma prevede l’ouverture del Coriolano, il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra e la Quarta Sinfonia.
In realtà quando io, C. e D. arriviamo all’Auditorium scopriamo che Radu Lupu non ci sarà per motivi di salute e sarà sostituito dal pianista palestinese Saleem Abboud Ashkar. Per un attimo siamo incerti sul da farsi, ma nella convinzione che nessuno di noi tre ha un orecchio sufficientemente allenato per rimpiangere veramente Radu Lupu decidiamo di andare dritti verso la meta del nostro posto.
Quando arriviamo ai nostri posti ci accorgiamo che – vuoi per l’assenza di Lupu, vuoi per la data prenatalizia – in platea ci sono moltissimi posti vuoti e così programmiamo la fuga per il momento dell’intervallo.
L’ouverture di Coriolano ci dà un assaggio del concerto e soprattutto della passione e bellezza della direzione di David Afkham. Lui è davvero molto giovane e sembra uscito da una sala da ballo di fine Ottocento, con il suo frac e il suo barbone scuro (sebbene le sue foto lo mostrino sempre sbarbato!). Sulla pedana Afkham si muove con leggerezza e intensità; guarda negli occhi i suoi musicisti e li chiama uno alla volta o in gruppo con i suoi gesti per invitarli a unirsi alla melodia.
Entra poi sul palco il pianista palestinese. Il concerto n.1 lo conoscevo abbastanza per averlo ascoltato molte volte prima di questo appuntamento. Non è il mio preferito tra i concerti di Beethoven, ma almeno avevo l’orecchio un po’ allenato. Inizialmente non riesco ad apprezzare completamente lo stile del pianista e faccio un po’ fatica a farmi conquistare dalla musica.
Man mano però entro nell’atmosfera, aiutata in particolare dal movimento dell’orchestra sul palco accompagnata dal direttore d’orchestra. Alla fine del concerto per pianoforte e orchestra Saleem Abboud Ashkar viene lungamente applaudito dal pubblico e richiamato sul palco per un piccolo bis in cui il pianista ci offre Brahms.
Ed eccoci all’intervallo, che ci consente di infiltrarci in platea e di sederci in posti da oltre 50 euro. Lo consideriamo un test, per capire se vale davvero la pena spendere così tanti soldi per stare in platea.
Inizia la sinfonia n. 4 che conoscevo poco. In platea per quanto mi riguarda mi manca un po’ l’effetto visuale di insieme, ossia non riesco del tutto a collegare la musica ai movimenti dell’orchestra e degli strumenti, ma l’acustica è decisamente migliore.
La sinfonia n. 4 si rivela molto divertente con il suo andamento discontinuo e i cambi di ritmo e di intensità. Afkham si conferma bello e bravo anche visto da vicino.
La mia educazione musicale continua con grande soddisfazione. Ora tocca pensare ai concerti della seconda metà dell’anno. E forse mi sento pronta anche per qualche concerto della stagione da camera ;-)