A un anno di distanza

Creato il 03 giugno 2011 da Malvino
Ho dedicato molta attenzione all’omicidio di monsignor Luigi Padovese (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7) e oggi, a un anno di distanza, trovo buona concordanza tra le mie impressioni di allora e quanto leggo su Avvenire, dove finalmente si ammette che la versione del movente religioso, strillata come sola possibile a cadavere ancora caldo, ha perso ormai ogni credibilità (Padovese «vive»). A tal riguardo devo rinnovare il richiamo al fatto che del Padovese si scrisse che era senza dubbio un «martire della fede» solo ai piani bassi della macchina propagandistica (Il Foglio, Tempi, lo stesso Avvenire), mentre Benedetto XVI subito tenne a precisare:“Sicuro è che non si tratta di un assassinio politico o religioso, si tratta di una cosa personale” (2), e nella omelia funebre il cardinale Dionigi Tettamanzi non fece mai cenno alla morte del Padovese come al prezzo del sangue pagato in testimonianza della fede (4).Oggisi concede che “a distanza di 12 mesi rimangono gli interrogativi sul suo brutale omicidio”, “gli inquirenti devono ancora stabilire perché Altun abbia ucciso”, “le domande sulla morte di Padovese rimangono per il momento senza risposta”: non è affatto certo che sia stato un martirio, non più, e comunque Avvenire pare non voglia insistere nella versione del crimine di matrice islamista tanto cara a Ferrara e ad Amicone. In questo nuovo modo di leggere la vicenda, oggi finalmente aperta ad altre possibili interpretazioni, il giornale dei vescovi non può più escludere con lo sdegno di un anno fa lipotesi che il Padovese sia stato ucciso da Murat Altun per le sue pressanti avances sessuali, che a mio parere era ed è la più credibile, oltre ad essere quella che il reo confesso ha dichiarato come reale movente.

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