A vent’anni dall’assedio di Sarajevo. 11541 sedie rosse vuote in viale Maresciallo Tito

Creato il 06 aprile 2012 da Yellowflate @yellowflate

Sarajevo, la capitale della Bosnia ricorda con un n concerto classico davanti a 11.541 sedie rosse vuote, ‘assedio a Sarajevo da parte delle forze serbo-bosniache e dell’esercito Jugoslavo. 11 541 sedie rosse  vuote, l’esatto numero delle vittime dell’assedio di Sarajevo. Le sedie sono  disposte in 825 file lungo la principale arteria della citta’, il Viale Maresciallo Tito. Questa è Sarajevo vent’anni dal conflitto durato quasi quattro anni, che provoco’ oltre 12.000 morti e circa 50.000 feriti, l’85% dei quali civili.

Ventanni e pochi ricordi.  L’assedio di Sarajevo e’ stato il piu’ lungo nella storia bellica moderna. Era il  5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Lo scontro come molti ricorderanno è uno dei più lunghi e forti della ultima guerra balcanica. La guerra in Bosnia vedeva il fronteggiarsi delle  forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, contro l’Armata Popolare Jugoslava (JNA) e le forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia-Erzegovina e a creare la Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.

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Durante l’assedio sono state accertate circa12.000,oltre 50.000 feriti, l’85% dei quali tra i civili. A causa dell’elevato numero di morti e della migrazione forzata, nel 1995 la popolazione si ridusse a 334.664 unità, il 64% della popolazione pre-bellica.

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Nella seconda meta’ del 1992 e nella prima meta’ del 1993 l’assedio raggiunge il suo apice per la violenza dei combattimenti. Atrocita’e grave di ogni genere sono state commesse in quei giorni : la piu’ grande delle stragi è il massacro di Markale in cui muoiono  68 civili e 200 furono feriti. Per aiutare la popolazione assediata l’aeroporto di Sarajevo viene aperto agli aerei delle Nazioni Unite alla fine del giugno 1992. La sopravvivenza della citta’ da allora dipende in larga parte proprio dai rifornimenti Onu.

I rapporti indicano una media di circa 329 bombardamenti al giorno durante il corso dell’assedio, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993. Gli incendi causati dai proietti danneggiano seriamente le strutture della citta’, inclusi gli edifici civili (comprese le strutture sanitarie, di comunicazione, internazionali) e culturali. Tra i danneggiamenti piu’ rilevanti di ricordano quelli della Presidenza della Bosnia Erzegovina e della Biblioteca Nazionale, che brucia completamente insieme a migliaia di testi non piu’ recuperabili.

Nel 1995, dopo un secondo massacro di Markale nel quale persero la vita 37 persone e 90 ne restarono ferite, le forze internazionali condannarono fermamente gli attacchi e risposero sul campo ristabilendo in parte la normalita’ nella regione. Il riscaldamento, l’elettricita’ e l’acqua poterono tornare in citta’. Fu raggiunto l’accordo del ”cessate il fuoco” nell’ottobre dello stesso anno e fu siglato l’Accordo di Dayton, al quale segui’ un periodo di stabilizzazione, con il governo bosniaco che non dichiaro’ la fine dell’assedio fino al 29 febbraio 1996.

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