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Messaggero di pace tra culture diverse

Creato il 06 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, è da sempre, come ha affermato anche Papa Francesco in questi giorni: “un crocevia di culture, nazioni e religioni”. Nel suo territorio infatti coesistono tre differenti fedi: l’islamismo, il cristianesimo, sia cattolico che ortodosso, e l’ebraismo. Prima degli scontri delle guerre jugoslave (1991-1995) veniva definita come la “Gerusalemme d’Europa”. In questi primi giorni di giugno le diverse culture si riuniranno per accogliere il Papa, atterrato questa mattina sul suolo bosniaco. In settimana a proposito della sua visita ha annunciato ai fratelli bosniaci: “Mi preparo a venire tra voi come un fratello messaggero di pace”.

Il popolo si è preparato al meglio per questa visita. Un tassista afferma: “Tutti amano il Papa”, mentre guida tra le strade della capitale, addobbate con bandiere vaticane e locali, dove le bancarelle affollano il centro con souvenir ispirati al Papa e anche i fedeli delle altre religioni attendono con trepidazione l’arrivo del pontefice. Le strade della città sono ancora visibilmente segnate dagli scontri e dalle guerre, i muri e l’asfalto ne sono testimoni con le loro “cicatrici” chiamate :”rose di Sarajevo”, nome ispirato alla forma lasciata dalle granate sulle strade, oggi dipinte di rosso in memoria delle vittime e del sangue versato. Papa Francesco mira, con la sua visita, a ricordare ed ammonire queste guerre, promuovendo la pace tra le diverse culture che popolano Sarajevo. Oggi non sarà solo la comunità cristiana ad accogliere Bergoglio, anche quella musulmana si prepara con entusiasmo. 

Il leader musulmano Reis-u-Ulema Kavazović, infatti, si è mostrato felice e speranzoso dichiarando che “é tempo di ricominciare a fidarsi gli uni degli altri”, riferendosi ai numerosi attentati che da anni sconvolgono il mondo religioso dilaniandolo e aumentando la paura e il razzismo verso la cultura musulmana.

Un grido d’aiuto, invece, quello che s’innalza tra le fila delle due culture cristiane unite nella voce del cardinale Puljic : «Il Paese è diviso. La pulizia etnica è stata legalizzata. Gli accordi di pace di Dayton non sono stati buoni per i cattolici croati. Tutto qui è in mano ai musulmani e provano in ogni modo a farci lasciare il Paese. Lo si può vedere bene dalle statistiche. Il numero dei cattolici si è quasi dimezzato. Nella sola diocesi di Banja Luka, che si trova sotto la giurisdizione della Repubblica Serpska, i cattolici erano 130 mila e oggi sono 35 mila. Così Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, è sempre più una città musulmana. La maggioranza opprime la minoranza. E questo non solo in termini di libertà di religione ma anche con ingiustizie a tutti i livelli».

I cattolici sono circa l’11% della popolazione che attualmente ammonta a 3.833.000 abitanti, ma sembra che il presidente serbo Mladen Ivanic e la presidenza collegiale stiano, con aiuti proveniente dall’Arabia Saudita, cercando di islamizzare il Paese. Puljic denuncia questi proventi che sarebbero andati a finanziare le costruzioni di numeroso Moschee sul territorio nazionale, di cui 70 nella città di Sarajevo, mentre i cattolici verrebbero sempre più emarginati. Inolte, è stato diffuso un video nel quale lo Stato Islamico ha asserito che vi saranno delle rivendicazioni inneggiando alla guerra santa, parlando anche di “sottomissione cristiana”.

Proprio per queste culture tra loro in disaccordo, la visita papale è stata organizzata dettagliatamente per prevenire possibili attacchi terroristici e le strade previste per il passaggio della papamobile controllate preventivamente dalle forze di polizia che attraverso il suo portavoce, Irfan Nefic, hanno confermato che alcune cellule islamiche sono state messe sotto stretta sorveglianza in vista dell’arrivo di Bergoglio. Ma Papa Francesco non teme di portare il suo messaggio di pace, proprio nei paesi dove sembra essercene più bisogno. Le visite sono numerose, dall’incontro con il clero e i religiosi locali nella cattedrale, l’incontro ecumenico al centro studentesco francescano con rappresentati delle varie culture religiose presenti nel territorio Bosniaco fino alla messa allo stadio Kesevo, dove nell’aprile del 1997 la messa venne celebrata dall’allora pontefice, Karol Wojtyla. Molti gli impegni, tanto che gli organizzatori non sono sicuri di poter soddisfare appièno le richieste del Papa, in particolare per la sua irrinunciabile “siesta” di mezz’ora. “E’ una città che ha sofferto tanto nella storia ed è in un bel cammino di pace” afferma Bergoglio.

Tags:bosnia,chiesa,papafrancesco,sarajevo,vaticano,viaggio Next post

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