… a volte non sai chi sta dall’altra parte, non sai se chi guarda ciò che scrivi ci finisce per caso, per un incidente, per distrazione o per un qualche vago interesse.
A volte, come comune mortale, quasi ti stupisci se qualcuno si sofferma tra le tue righe. E ti chiedi quali solitudini, quali domande irrisolte, quale noia o abbandono o semplicemente cazzeggio momentaneo lo/la porta a gironzolare tra i blog, tra il tuo blog, tanto per …
E ti chiedi se è come te che vorresti in realtà parlare (parlare veramente) a persone in carne ed ossa ed hai dimenticato come si fa. O meglio: talvolta ci provi e ti sembra che dalla bocca escano solo le consonanti data l’espressione sul viso di chi ti ascolta.
E che ti ricordi ancora di quando per comunicare si scendeva nella piazza, seduti sui muretti tanto qualcuno sarebbe passato, e il tuo stato era verbale e gli sms erano biglietti lasciati tra le fessure della serranda chiusa del negozio davanti al quale ci si radunava ‘ché il telefono era a gettoni e mica ti potevi portare via la cabina…
Ma oggi almeno siamo comodi: tranquilla, qua, sul divano, a lanciare un messaggio nell’etere. Tutti noi che lanciamo messaggi, pubblichiamo stati, condividiamo foto e parliamo ai nostri figli chiusi nella stanza accanto via chat. Tutti noi che lanciamo messaggi, concetti, opinioni come frecce in un ipotetico cielo, così.
Ogni tanto qualcosa torna indietro, un boomerang.
No, nessun rimpianto. Son qua, comoda, con la certezza che statisticamente qualcuno passerà nel mio caffè virtuale ed io avrò l’illusione di appartenere ancora ad una comunità umana… O meglio: ad una community.
bah …