È stato il primo turno è vero e nulla di definitivo si può ancora dire, ma la vittoria ai punti di Francois Hollande, socialista, mi ha fatto piacere.
Per due motivi:
Il primo: si tratta di un uomo “normale” di un uomo che non pecca di leaderismo, che è poco originale, tranquillo, persino insipido e rivendica questo suo modo di essere come un merito, è un servitore della politica oggi tanto vituperata. Mi ricorda qualcuno in Italia, da sempre tacciato come un non leader, come fosse un peccato mortale, con poco appeal politico e così via. Per questo mi piace doppiamente la vittoria, per ora ancora incompiuta, di Hollande. È di buon auspicio anche per noi.
Il secondo: si tratta del suo programma elettorale. Prevede la regolazione dei mercati finanziari che oggi fanno il bello e il cattivo tempo, la revisione del patto di bilancio imposto dalla Germania, la difesa della pensione a 60 anni per chi ha cominciato a lavorare prima dei 20 anni, lo sblocco del turn-over nella pubblica amministrazione, calmieramenti nelle tariffe, massicci investimenti pubblici, una patrimoniale speciale del 75% sui redditi al di sopra del milione di euro.
Anche Hollande, se vincerà le elezioni dovrà fare i conti e pagare il prezzo del realismo politico, c’è sempre una differenza tra i programmi annunciati e le cose che si fanno, ma quel che è certo è che i francesi, almeno per ora, hanno votato per quel programma. E forse da qui dovremmo cominciare anche noi.