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A volte ritornano (a Istanbul e a Imvros)

Creato il 14 gennaio 2012 da Istanbulavrupa

A volte ritornano (a Istanbul e a Imvros)(pubblico uno stralcio di un mio articolo - sulla Turchia come nuova potenza - di prossima pubblicazione sulla rivista Charta Minuta. questo è lo stato attuale della scuola di Imvros, chiusa per 47 anni)

A volte ritornano. Sono i greci di Istanbul, espulsi o fuggiti via dalla Turchia nazionalista a partire dagli anni '60 - la comunità rum venne colpita da un terribile pogrom il 6 e 7 settembre 1955 - e soprattutto dopo il colpo di stato militare del 1980. Il clima politicamente più sereno creato dal Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) di Recep Tayyip Erdoğan, sensibile al richiamo di un passato ottomano fatto generalmente di tolleranza e convivenza tra gruppi etnici e religiosi variegati, già qualche anno fa aveva spinto un manipolo di anziani rifugiati a fare il cammino inverso verso Polis - la città per eccellenza, Costantinopoli - e verso le isole dalla popolazione mista del mare di Marmara; la crisi economica che ha colpito la Grecia sta facendo il resto: al Patriarcato del Fener, o alle varie associazioni dei circa 3000-4000 greco ortodossi rimasti a vivere nell'ex capitale imperiale, arrivano richieste sempre più numerose di chi cerca un lavoro o vuole recuperare le proprietà lasciate in fretta e furia dai propri familiari - oggi abbandonate, in alcuni casi occupate da immigrati dell'Anatolia - e venire a viverci. Greci di Istanbul, greci che in precedenza a Istanbul erano venuti solo in vacanza. Il segno dei tempi che cambiano.

Solo l'anno scorso sono state chiuse altre tre scuole della minoranza greco-ortodossa - delle sette ancora in funzione - in mancanza assoluta di studenti; e le altre rimaste sopravvivono grazie al controverso afflusso di famiglie provenienti da Antiochia, nella Turchia sud-orientale: greco-ortodossi che però non parlano il greco ma l'arabo. Poche settimane fa, però, è stata decisa la riapertura della scuola di Imvros - o Gökçeada, in turco: una della due isole all'imbocco dei Dardanelli - che renderà la vita più semplice a chi ritorna. I numeri in ogni caso non sono tutto. Nel 2007 Laki Vingas - la prima volta di un non-musulmano nella storia repubblicana - è stato eletto nel Consiglio del Direttorato generale delle fondazioni; nel 2010, il governo ha autorizzato la celebrazione della messa - dopo 88 anni di silenzio - nello storico santuario di Sümela, vicino a Trabzon; e alla fine del Ramadan, lo scorso agosto, il premier Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato la restituzione delle proprietà immobiliari confiscate nel corso dei decenni alle minoranze formalmente tutelate dal trattato di Losanna del 1923: greco-ortodossi, armeni, caldei, siro-ortodossi. Alla festa per i suoi 20 anni di patriarcato - qualche mese dopo e alla presenza del ministro per gli affari europei Egemen Bağış - Bartolomeo I era raggiante: i rum stanno gradualmente recuperando i diritti e la dignità perduti, con la nuova costituzione in fase di elaborazione - è questa l'aspettativa di tutti - verranno finalmente riconosciuti come cittadini a tutti gli effetti, senza più alcuna discriminazione. Cittadini della nuova Turchia che sta nascendo: democratica e plurale, rispettosa della propria storia e non più prigioniera di un laicismo esasperato e discriminatorio. I rituali del Natale ortodosso, quest'anno, sono stati particolarmente sentiti e partecipati: molti i giovani, molti i greci; e proprio un greco, Apostolos Oikonomou, ha raccolto per primo dalle acque gelide del Corno d'oro il crocefisso gettato da Bartolomeo a ricordare la Teofania, il battesimo di Cristo nel Giordano: la fortuna degli audaci l'accompagnerà per tutto un anno, ha dichiarato che "l'ha fatto per tutti i greci".

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