Non per questo l'album non può dirsi comunque piacevole sebbene nel complesso risulti forse un po' troppo uniforme. Però 24 hours ha il sapore giusto, quello necessario a trasportarti indietro nel tempo, sensazione aiutata probabilmente dai suoni dei vari strumenti usciti da una produzione già all'epoca non delle più moderne. I suoni suadenti e strascicati si uniscono alla voce debosciata di Roger Goodman, un insieme capace di cullare l'ascoltatore che intravede viaggi mentali, portali aperti su tunnel di luci e oscurità, ponti mentali verso luoghi piacevoli e avvolgenti, sensazioni di calore fomentate all'epoca sicuramente da roba buona. A dare quel tocco in più entra l'armonica, il mood è quello risaputo della psichedelia meglio esplorato da giganti che a farne qui i nomi si proporrebbero paragoni troppo scomodi e ingiustificati. Anche le cover riconducono allo stile Ant Trip Ceremony, a volte per la voce vibrata del cantante a volte grazie ai suoni di tutto il gruppo, tra pezzi lenti e qualche accelerata l'album scorre lungo il suo percorso nonostante non manchino gli imbastardimenti del rock di Hendrix, del blues di Willie Dixon o del funky soul di Allen Toussaint.
Non è stato il pezzo che ha cambiato la psichedelia e nemmeno mai lo sarà, un buon ascolto per chi apprezza il genere e un pezzo da collezione per i cultori, in origine 24 hours fu stampato in sole 300 copie, poi la band svanì e buonanotte ai suonatori.
24 hours, 1968 - Collectables
Steve Detray: chitarra solista
George Galt: strumenti vari
Roger Goodman: voce
Gary Rosen: basso
Jeff Williams: batteria
Mark Stein: percussioni
Tracklist:
01 Locomotive lamp
02 What's the matter now
03 Violets of dawn
04 Riverdawn
05 Hey Joe
06 Outskirts
07 Little baby
08 Get out of my life
09 Four in the morning
10 Sometimes I wonder
11 Pale shades of grey
12 Elaborations