In questi giorni, leggiamo molto sul tema delle c.d. “madri surrogate” e “uteri in affitto”.
Molte femministe chiedono di non usare queste definizioni così “trash”, così “crude”, perché secondo loro c’è dell’altro dietro: si tratterebbe di un’ulteriore forma ed espressione di LIBERA AUTODETERMINAZIONE DELLA DONNA.
Sinceramente, sono d’accordo con LUISA MURARO, filosofa e fondatrice a Milano della Libreria delle Donne: «La tratta e la schiavitù sono già un crimine riconosciuto e condannato a livello internazionale, invece contro l’utero in affitto, la forma più odiosa di sfruttamento del corpo delle donne, bisogna combattere. Siamo ancora in tempo».
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/MERCATO-.aspx
Personalmente, credo che nel dibattito, ancora aperto e infuocato, sulle c.d. “madri surrogate”, si parli tanto di DIRITTI:
- quelli di aspiranti madri non fertili,
- quelli di padri frustrati che non hanno eredi,
- quelli di madri surrogate che non vedono l’ora di vendere un ovocita e di affittare il proprio utero,
- quelli delle coppie etero senza figli,
- quelli delle coppie omosex con desiderio di genitorialità.
TUTTI RIVENDICANO DIRITTI.
Ma in mezzo a tutto questo esercito schierato di DIFENSORI-DETENTORI DI DIRITTI, compreso lo sbandieramento-strumentalizzazione dell'”io sono mia” (come se il “mia” consistesse nel vendere-affittare parti di sé…), ecco che mi sorge una piccolissima, banalissima, stupidissima domanda. Che pongo qui:
A QUALCUNO GLIENE FREGA QUALCOSA DI QUEL NASCITURO EX OVOCITA E SPERMATOZOO, A QUELL’ESSERE FEMMINA O MASCHIO, A QUEL BAMBINO-A DI OGGI E FUTURO ADULTO DI DOMANI che è lì… come un dado lanciato in aria, come un sasso scagliato in acqua?
Perché, da FEMMINISTA, dico:
- una cosa è il tema dell’aborto, dove non viene messo al mondo nessuno,
- altra cosa è il tema dell’utero in affitto, dove viene messo al mondo un essere umano, titolare di DIRITTI.
E il primo dei DIRITTI di un ESSERE UMANO è non costituire OGGETTO DI SCAMBIO, DI COMPRAVENDITA, DI SODDISFACIMENTO DI BISOGNI-APPAGAMENTI ALTRUI.
Ora, fermatevi un attimo. E provate ad immedesimarvi in un essere umano “pianificato, commissionato e pagato”. Come vi sentireste?
Io mi sentirei uguale a un qualsiasi oggetto, un bene di consumo: uno smartphone, un televisore, un’auto.
Forse domani compreremo i bambini su Amazon o eBay, scegliendo uteri e ovuli, in base ai capelli biondi e occhi azzurri delle madri surrogate.
E le madri surrogate saranno la bandiera vivente, il simbolo dell’autodeterminazione delle donne: tutte in grado di affittare, vendere, contrattare parti di sé. Una prostituzione degli uteri che conduce a un commercio di bambini, il cui prezzo sarà saldato alla nascita.
Care mie, se questa è l’autodeterminazione, emigro su un altro pianeta. Abitato dafemministe meno egoiste
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