Ogni racconto è ambientato in una diversa realtà locale. “L’idea originaria”, spiega ancora de Turris, “era chiedere ai vari autori di scrivere una trama ambientata nel luogo che conoscevano meglio, la propria città o regione.”Di questa localizzazione è un esempio alto - per stile, linguaggio e compiutezza narrativa - il racconto “Caccia subacquea”, ambientato in una Venezia sommersa, dove solo pochi privilegiati debosciati vivono a cielo aperto, mentre tutti gli altri, i poveri sotomarin, alloggiano in case ormai completamente inondate, costretti a vendere i propri primogeniti come servi o come serbatoio di organi.I racconti rappresentano possibili mutamenti ed evoluzioni non solo climatiche ma anche politiche. Hanno un orientamento preciso – del quale de Turris non ha mai fatto mistero - e ci mostrano una società nella quale flussi migratori incontrollati hanno portato a guerre, invasioni e ad un imbarbarimento che ricorda quello di molti film di fantascienza, in particolare Waterworld di Kevin Reynolds.I temi sono l’effetto serra - cui non tutti gli autori credono se non nella misura in cui possono trarne spunto per un racconto di fantascienza - gli esiti dell’immigrazione, la manipolazione genetica, l’allontanamento dalla fede cristiana tradizionale in favore di nuovi riti neo pagani e del culto della Grande Madre - con conseguente sacerdozio femminile e rivalutazione della figura mariana - la carenza di acqua potabile, il contrasto fra sostenitori dell’energia atomica (Atomisti) e sfruttatori di biomasse (Trivellatori)Com’è naturale, il limite dell’etica col tempo si sposta in avanti, fino a far considerare normale lo ius primi filii e lo sfruttamento dei cadaveri per la produzione di energia, specialmente in un universo post catastrofico dove si sono perse regole, conoscenze e confini di civiltà.Alcuni racconti sono più avvincenti, altri hanno un sapore di “sarebbe stato meglio se”, intendendo con questo che un ulteriore sviluppo in romanzo ne avrebbe fatto qualcosa di più completo e coinvolgente, sebbene, come ribadisce il curatore, l’importante di questa antologia non stia nei singoli racconti, quanto nella sorta di fil rouge che la percorre riconducendola alla medesima visione centrale.“mettere insieme una serie di storie come fossero i capitoli di un romanzo, che narrassero la progressiva trasformazione della penisola a causa dell’effetto serra (allora non si parlava ancora ossessivamente del famigerato “riscaldamento globale antropico”) con temperature man mano più alte, l’innalzamento del livello del mare sempre più accentuato, un clima quasi subtropicale, una flora e una fauna a esso adeguate, un mutamento graduale non soltanto della natura ma anche della società e dell’uomo. Insomma un ambiente un po’ come quello che gli scienziati dicono vi fosse nel periodo Carbonifero.” (pag 10)
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