Abbandono (VI parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
Isa non disse nulla durante la registrazione di quelle tessere, continuando a osservare quella gente con aria preoccupata, consapevole forse di non aver altra scelta. Miguel le accompagnò alla cabina di trasporto che quella banda aveva requisito per se, dimostrando che quei documenti erano genuini abbastanza da passare da settore a settore senza problemi. Una volta seduta nella capsula da trasporto pubblico, identica a quella di Glacial Stone, CJ si sforzò di chiedere – Hai davvero paura degli europs? – – Perché ti sei messa in combutta con questa gente? – chiese Isa a bassa voce, osservando l’esterno della cabina di trasporto – Parlano in modo strano e vestono in modo strano! Questa gente è folle! – Le parole di Isa erano le stesse che aveva usato CJ entrando nei settori interni di Community: folli esseri umani che avevano smesso di ragionare allo stesso modo dei loro vicini dello sciame centrale. Non c’era neoeuropeo più anziano dei trentacinque anni che non avesse un innesto oculare o che non sostituisse parti del proprio corpo con apparecchiature più o meno utili, come mani multifunzione e persino organi artificiali migliorati. Per quanto nel mucchio gli europs potevano sembrare normali, era proprio in quei luoghi che si capiva la vera differenza tra loro e il resto degli esseri umani. Miguel e la sua banda mantenevano quella parvenza di normalità utilizzando solamente innesti poco invasivi, ma in quel settore era normale trovare massaie con braccia artificiali e persino bambini con i visori ottici. Nelle stazioni degli europs si aveva sempre la sensazione di camminare dentro un dannato acquario: un’infinità di vetrate multicolore formavano intricati disegni più o meno sensati, creando giochi di luce e corridoi in stanze vaste quanto mezzo settore. Del resto se Columbia Central aveva un quartiere completamente popolato da europs, era chiaro che quei folli portassero le loro usanze e modificassero gli ambienti come meglio credevano, trasformando una piazza in quell’intricato labirinto dalle pareti trasparenti, capaci solo a provocare l’epilessia a chi le fissava per troppo tempo – Questa gente non vede la tecnologia come noi: se il tuo clan è il miglior costruttore di navi spaziali, quelle europs sono le più tecnologicamente avanzate. I neoeuropei hanno un sistema sociale completamente diverso dal nostro e quello che potrebbe sembrarti strano, per loro è mera routine. – – Quei criminali non sembravano tanto diversi da noi. – ammise Isa, comprendendo troppo tardi che il trasporto le aveva portate all’interno del settore commerciale neoeuropeo. L’impressione di trovarsi dentro un caleidoscopio aumentava in proporzione con la quantità di gente, vestita sempre con colori sgargianti e per nulla sensati – Non avevano questa mania per i vestiti luminosi. – – Impara a guardarli senza quella punta di disprezzo nella voce. – le consigliò CJ – Purtroppo non siamo più su Glacial Stone, non ci sono prati violetto dove prendere il sole, ma questa miriade di colori da far venire il mal di testa! – – Hanno tutti almeno un innesto bionico. – – Nello spazio nebular molti sono alterati geneticamente, qui l’ingegneria genetica è considerata immorale quanto privarsi di parti del corpo lo è su Alabaster! – ribadì CJ, per quanto odiasse la manipolazione dei geni, doveva ammettere che preferiva simili modifiche alla sostituzione di parte del proprio corpo con pezzi di ferraglia. Come Vince le aveva spiegato, c’erano molti modi per guadagnare la fiducia di un militare neoeuropeo, ma il più veloce consisteva nell’entrare dentro il centro di comando e dare qualche informazione, portare prove concrete non era necessario, bastavano solo un paio di nomi, un paio di date e qualche buon pretesto per far muovere le navi. Per loro fortuna Space Columbia era proprio uno di quei sistemi in cui servivano dei pretesti per mettere in moto i militari – Vorrei parlare con il comandante. Ho delle importanti informazioni riguardo un’operazione illegale dei separatisti. – – Si metta in coda, ne arrivano almeno dieci al giorno! – – Non credo che il presunto attentatore venga da voi di propria spontanea volontà. – ribadì CJ, catturando l’attenzione dell’ufficiale di guardia – Fammi parlare con chi comanda, non posso riferire ai galoppini! – Ci volle molto poco per far scortare Isa e CJ dentro una stanza abbastanza grande da poter essere l’ufficio dell’ufficiale in comando. Per quanto le stazioni spaziali non avessero problemi di spazio, si tendeva sempre a risparmiare quando c’erano di mezzo i soldati – Credi che starà a sentire quello che abbiamo da dirgli? – chiese Isa sedendosi sulla poltrona di quella scrivania – Oppure ci sbatteranno al fresco? – – Aspetta e vedrai. – Quello che entrò nella stanza era un vecchio dallo sguardo gelido e dal portamento fiero, come solo gli europs potevano essere, CJ ci mise un attimo di troppo per capire che quegli occhi erano artificiali, ma senza scomporsi disse – C’è una nave che porta con se un carico di armi illegali. – – L’ufficiale di guardia dice che siete dei terroristi. – fece notare il neoeuropeo, analizzandola con l’impianto oculare – Sembra spaventata, eppure ha fatto ciò che doveva per attirare l’attenzione delle autorità, potrebbe esserci utile un diversivo come un attacco dei separatisti. – CJ lanciò uno sguardo a Isa, rattrappita sulla sedia accanto, forse spaventata da quegli occhi bionici o dalla piega che stava prendendo la discussione – Io e la mia collega siamo venute qui per tornare in possesso della nostra nave: la Magpie. – spiegò tentennando. Al diavolo, speriamo che Vince non abbia esagerato con la paranoia di questi dannati pazzoidi. – Signora ho bisogno di più informazioni: nel sistema entrano almeno tre navi ogni ora, fare una ricerca accurata non è cosa da poco per questi uffici, specie senza attirare l’attenzione! Non credo di avere molta scelta se non collabora fornendomi altre informazioni. – Isa s’infilò le mani in tasca, tirando fuori quella che sembrava una comune cella di energia per pistole, troppo piccola per qualsiasi altra cosa che non fosse un’arma portatile – Il settore di ricerca del mio clan ci ha lavorato per anni: una batteria in grado di far funzionare un cannone da un giga watt, potenza di fuoco costante per i primi dieci minuti. La Magpie ne trasporta abbastanza da alimentare dieci cannoni per una settimana. – L’impianto ottico dell’ufficiale si concentrò in quel cubetto più piccolo di un pugno – Interessante manovra: i separatisti si preparano a combattere su larga scala dunque. Chi comanda la Magpie ora? – – Travis Keller, il mio secondo. Ha avuto la brillante idea di vendermi per mettersi in proprio. – – Quindi voi vorreste barattare quest’informazione e la batteria per che cosa, in particolare? – – La mia nave. – – Interessante prospettiva Capitano. – commentò l’uomo con un sorriso famelico – Potrei farvi arrestare e prendere la batteria, ma sono anche un uomo d’onore, per cui sentirò quello cosa hanno da dire due nebular dall’aspetto trasandato, prima di prendere una decisione. –

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