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Abbasso il grisentismo! E non è una provocazione…

Da Trentinowine
Shareè…

“… Sono sobbalzato per la tua presa di posizione pro Schelfi che puzza di provocazione almeno quanto puzzo io nel fare l’occhiolino a Grisenti. Resto dell’opinione di Deng circa il colore del famigerato gatto: vorrò vedere cosa scriveranno e faranno per l’agricoltura/turismo… . Dico: anche il tuo Diego con Piedicastello e aeroporto di Tessera non ci è andato giù leggero…con una piccola differenza,  che uno è stato messo in castigo e qualcosa ha pagato, mentre l’altro resta impunito e benedetto…”.

Come era facile immaginare il post di qualche giorno fa  (La iattura grisentista: compagno Diego pensaci tu!), ha provocato qualche sconquasso nel collettivo del Cosimi. Le poche righe in corsivo pubblicate qui sopra, sono un  brano di una lunga email che mi è arrivata questa mattina a firma di uno degli autori e fondatori di questo blog. La mia intenzione di schierarmi apertamente con via Segantini, qualora via Segantini decida di intraprendere un’operazione di contrasto e di ostilità aperta al grisentismo e a Progetto Trentino, non è piaciuta ad alcuni componenti del collettivo. Niente di male: non abbiamo l’obbligo di stare sempre dalla stessa parte. E questo blog, comunque, continuerà a dare spazio a tutte le opinioni.

Tuttavia, vorrei precisare un paio di cose. Intanto, la mia non è stata una provocazione: considero realmente il grisentismo una iattura per il futuro politico e sociale del Trentino. E contesto anche l’accostamento avventuroso fra Silvano Grisenti e Diego Schelfi. Vedi, caro compagno Cosimo Dissidente, le vicende di La-vis, di Tessera, di Piedicastello, sono sicuramente una ferita che brucia sulla pelle del movimento cooperativo. Non so se queste vicende, come alludi tu, abbiano anche una  qualche rilevanza giudiziaria. Ma se ce l’avessero anche, la considererei del tutto insignificante. Così come, nel post precedente, ho chiarito che considero irrilevanti le disaventure giudiziarie in cui è incorso Silvano Grisenti. Non vesto la toga e non frequento confessionali: quando parlo di politica tendo a non confondere le carte. E ad evitare di imbarcarmi in argomentazioni che hanno a che fare con la morale e con il moralismo. Temi che lascio volentieri alle anime candide e ai mestieranti dalla coscienza pulita  (?).

E questo per dire che mentre nelle vicende a cui tu hai accennato riconosco le tracce di una distorsione patologica, quindi correggibile ed emendabile, della cooperazione e del centro-sinistra, considero invece del tutto fisiologico e costitutivo del grisentismo, e delle politiche di destra, l’inclinazione al decisionismo efficientista e aziendalista; così come considero appartenente all’armamentario ideologico della destra liberista  l’accentuazione del ruolo dell’impresa (del cemento), vissuta come  unica leva a cui delegare un’idea di sviluppo, che considera territorio e paesaggio come variabili dipendenti. Dagli interessi dell’Impresa. E questa è l’anima nera che contesto al grisentismo. E che mi spinge a schierarmi, apertamente e senza indugio, esattamente dalla parte opposta. Insieme a miei avversari di sempre.

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