Foto di Paola Pluchino
Abbiamo guardato il cielo farsi scuro
stasera alla finestra,
abbiamo pure riso
le auto veloci, la strada breve
il letto che attendeva
il respiro farsi pesante
quando appoggi il capo
la poltrona dondola
la gola si tende
il labbro sbianca
premo la fronte
il vetro d’un tratto appannato
sono io che ti parlo
io che non conosco più,
tu che allontani il pensiero
questo umile sudore
questo gonfiore degli occhi.
Ci sarà poco da fare,
lo sappiamo,le dita nervose.
***
Stasera la strada sotto casa
è più buia. È pure domenica.
Ho accarezzato i divani
guardato alla finestra le luci
scostato le tende
dormito un breve sonno
ma adesso sono sola
la nuvola al balcone copre
questo vuoto del corpo
questo spazio immutato
del mio breve tragitto
sono giorni immobili i miei
sono giorni come tanti
sento un clacson,un grido,
senza musica si può vivere,penso.
Ho trascorso le ore sudando
e la notte che giunge improvvisa
mette pace alla fronte
ai capelli al disordine del viso
al dolore che oggi scuote le ossa.
***
E allora?allora ridoperché ho perso la memoria
perché non sento ed il tuo grido
scema nel silenzio.Ho un cappello,un rossetto
una sottana larga
una borsa rossa
la apro e trovo poche cose
quelle che dimentico ormai
e nessuno conosce,
i miei cassetti non li fruga nessuno
accumulo medicine e foulard
cioccolata e segnalibri
poi la sera faccio una camomilla
-doppia!- e aspetto.Con le gambe attraverso il letto
la notte arriva prima per me
io e la notte parliamo un poco
strette sotto il lenzuolo
a volte mi capita di ridere
così,senza un perché
ed il mattino mi trova invece
due lacrime leggere.
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