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Abitare, vivere, esserci

Creato il 29 ottobre 2011 da Spaceoddity
Abitare, vivere, esserciRimango interdetto dalle contraddizioni nella mia intrepida interpretazione del viaggiare: esperienza totalizzante di spostamento, di metamorfosi più o meno esistenziale e domande ricorrenti. In primis, "io, qui, ci starei?" e intendo "ci abiterei?", ma vado più a fondo di quanto sia capace: "Io, qui, ci sarei?". Una semplice paronomasia (non si studia letteratura per niente) mi porta all'altro interrogativo, a quello più serio, di formula meno heideggeriana: "Io, qui, chi sarei?". Chi sarei al fondo di me, chi sarei davvero, dico, quasi ignorando la trasformazione che con tanta intensità attribuisco al viaggio.
Mi trovo a Palermo. Non proprio felice, ma a mio agio con la pelle dentro cui sono cresciuto, con la pelle sensibile e schiva che sono diventato per raggiungere il mondo oltre la pelle. Io ci sonoSono qui che viaggio e gioco con le parole, sono qui e sogno di essere altrove.
Ci sono città nelle quali non abiterei mai. Città che trovo meravigliose come Barcellona, ma nelle quali 
non sto bene. Semplicemente, non mi trovo a mio agio, non le capisco, mi ipnotizza la sua eleganza sontuosa e plastica, la sua varietà cromatica, la sua ruggente espansività, la sua leggerezza toccante. O città come Praga, la magica Praga, quella meravigliosa bomboniera insozzata di grasso, quel gioiello esposto sul collo di tutti, quella città senza segreti sull'avere segreti, scrigno di ogni stupore, ma ormai aperto come il vaso di Pandora, schiva prostituta della massa e dei suoi ghigni venali. Non so stare in una città così inquieta su sé stessa e sul suo futuro. Ci morirei.
Abitare, vivere, esserciO città come Friburgo: luminoso, commovente villaggio di fate, che mi fa pensare di essere un personaggio fuori posto. O come Ginevra: Ginevra città allagata, città del buio improvviso al pomeriggio, città ambigua di ricchezza impudica e di più radicale povertà, eppure così familiare.


E ci sono città, come Berlino e Parigi, in cui sarei me stesso: infelice quanto vuoi, ma io fino in fondo. Lo so, lo so bene, perché so cosa vuol dire perdersi, inseguirsi e non volersi ritrovare. Berlino, l'amore a cui devo un po' di intimità, il mio senso del silenzio; Berlino, di cui ho parlato troppo, la città che mi commuove fino alle lacrime a solo avere il coraggio di ripensarci davvero, Berlino, la città che spesso non piace, la città dal tocco gentile, la città del sorriso quando meno te lo aspetti. E Parigi, la Parigi di cui non ho mai parlato e che devo ancora visitare da quando sono tornato a essere un altro.

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