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Mi trovo a Palermo. Non proprio felice, ma a mio agio con la pelle dentro cui sono cresciuto, con la pelle sensibile e schiva che sono diventato per raggiungere il mondo oltre la pelle. Io ci sono. Sono qui che viaggio e gioco con le parole, sono qui e sogno di essere altrove.
Ci sono città nelle quali non abiterei mai. Città che trovo meravigliose come Barcellona, ma nelle quali non sto bene. Semplicemente, non mi trovo a mio agio, non le capisco, mi ipnotizza la sua eleganza sontuosa e plastica, la sua varietà cromatica, la sua ruggente espansività, la sua leggerezza toccante. O città come Praga, la magica Praga, quella meravigliosa bomboniera insozzata di grasso, quel gioiello esposto sul collo di tutti, quella città senza segreti sull'avere segreti, scrigno di ogni stupore, ma ormai aperto come il vaso di Pandora, schiva prostituta della massa e dei suoi ghigni venali. Non so stare in una città così inquieta su sé stessa e sul suo futuro. Ci morirei.
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E ci sono città, come Berlino e Parigi, in cui sarei me stesso: infelice quanto vuoi, ma io fino in fondo. Lo so, lo so bene, perché so cosa vuol dire perdersi, inseguirsi e non volersi ritrovare. Berlino, l'amore a cui devo un po' di intimità, il mio senso del silenzio; Berlino, di cui ho parlato troppo, la città che mi commuove fino alle lacrime a solo avere il coraggio di ripensarci davvero, Berlino, la città che spesso non piace, la città dal tocco gentile, la città del sorriso quando meno te lo aspetti. E Parigi, la Parigi di cui non ho mai parlato e che devo ancora visitare da quando sono tornato a essere un altro.