Lo zoccolo duro (…) restava l’esercito di piccole sognatrici, un inesauribile corpo di ballo ricostituito di generazione in generazione: bambine animate dal desiderio anacronistico di ritrovarsi in tutù, calzamaglia, scaldamuscoli e scarpette da ballo, a piroettare davanti allo specchio e alla sbarra, sotto lo sguardo severo di una ex prima ballerina dal cuore d’oro. Il sogno di tanta fatica sul palchetto graffiato, della première, di quel primo salto dinanzi a un pubblico con il fiato sospeso, era sopravvissuto all’era elettronica, ai gruppi rock femminili e alle telenovelas. L’adattabilità indefessa di quella fantasticheria faceva pensare ad un bisogno genetico. Il tutù più piccolo dell’assortimento aveva la taglia di un’infante sui dodici mesi. Le madri di queste bambine attingevano al ricordo dei propri sogni e, a volte, non badavano a spese pur di riviverli per interposta persona.
da: Ian McEwan, Solar (trad. di Susanna Basso)
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