Il risultato dei consigli straordinari è stato quello di dare mandato alle proprie Regioni di promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale, ricorso che già la Regione Piemonte ha presentato.
Gli italiani che sono d'accordo con l'abolizione delle province dovrebbero pensare ai disagi che necessariamente avranno loro stessi e i propri figli in settori come la gestione del patrimonio, la scuola (circa 5.500 edifici), la viabilità (125.000 chilometri di strade), la tutela ambientale e le politiche del lavoro (550 centri per l'impiego).
Dal punto di vista finanziario si crea inoltre un impasse: blocco totale degli investimenti programmati e in corso di esecuzione (in soldoni le buche sulle strade rimangono per molto tempo, la manutenzione degli edifici scolastica vandrà a rilento, ecc.) e modifica della normativa tributaria, patrimoniale ed extra tributaria.
Le Province chiedono invece al Parlamento e al Governo un intervento di razionalizzazione attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni, la ridefinizione e razionalizzazione delle funzioni delle Province, in modo da lasciare in capo alle Province esclusivamente le funzioni di area vasta, l'eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali (agenzie, società, consorzi) che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione, l'istituzione di fatto delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane.
Clicca qui per leggere il testo che l'Unione Province Italiane (UPI) ha approvato come ordine del giorno unitario per tutte le Province.
L'UPI ha inoltre presentato un documento con il quale riassume tutti i vizi di incostituzionalità e le incongruenze dell’art. 23, commi 14-21, del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, sulle Province, come approvati dalla Camera dei Deputati.
Buona lettura e se siete d'accordo con l'abolizione delle Province vi chiedo di pensarci ancora un po'.