Magazine Diario personale

Aborto - dalla raccolta "Novelle Nuove"

Creato il 06 novembre 2015 da Ritacoltellese
Novelle Nuove
Aborto
Sono una giornalista, mi chiamo Sandra Sagone, molti anni fa ho condotto, per una rivista per la quale lavoravo, un'inchiesta su un campione di donne che avevano abortito volontariamente. Avevo proposto al mio Direttore e sottoposto successivamente al Comitato di Redazione la mia idea, giacché si era negli anni in cui si era passati da poco dagli aborti puniti dalla legge alla legge che li consentiva in strutture ospedaliere statali. Era importante per me questa indagine sociologica, ma anche psicologica, delle donne che avevano rinunciato ad un figlio prima che l'aborto fosse legale e dopo. Mi aveva colpito allora un fenomeno che dura anche adesso: donne famose per varie professioni e motivi, che si dicevano favorevoli all'aborto e alla sua legalizzazione che toglieva la donna dal nascondersi con vergogna, alla domanda personale se l'avessero mai praticato rispondevano tutte di no. Al massimo, qualche attrice di cui si era saputo qualcosa sull'attesa, ammetteva "di averlo perso", escludendo quindi la volontarietà dell'atto. Nella mia inchiesta fra donne di varie professioni ma non famose, invece, ho scoperto una frequenza molto alta di aborti volontari, confessati nell'anonimato alla giornalista con il vincolo legale di mantenerlo. Mi sono dunque domandata come mai se nella gente comune erano così frequenti non lo fossero per le donne famose? La risposta che mi sono data è che tali donne famose non erano sincere e se, per dimostrarsi liberali ed aperte sulla legalizzazione dell'aborto, ne ammettevano la necessità, per se stesse conservavano una ritrosia ad ammettere di aver abortito volontariamente nel timore di rovinare la propria immagine pubblica. Mancanza di coraggio dunque? Di autenticità? Certo, ma forse umanamente comprensibile. La stessa cosa avviene in chi famoso non è e far aprire l'animo alle confidenze non è stato facile, solo la garanzia dell'anonimato mi ha permesso di mettere insieme questa inchiesta che fu a suo tempo pubblicata dalla mia rivista e suscitò molto interesse. Qualcuno del Comitato di Redazione obiettò che ce ne erano state altre di queste inchieste e che dunque non si sentiva la necessità di aggiungerne, che non dimostravano nulla, che poteva ridursi ad essere una inutile intromissione nei drammi e nelle miserie altrui... Ma il mio Direttore mi appoggiò e così ne nacque questa serie di interviste-confessioni che qui riproduco dopo tanti anni. Molte di queste donne sono nel frattempo morte, altre sono anziane, comunque di loro riporterò, come allora, solo le iniziali per deontologia professionale. L.B. - "L'ho fatto quando la legge in Italia ancora non c'era. Era il mio terzo figlio. Ho dovuto rinunciarvi perché ormai avevo perso il mio lavoro sicuro, che mi avrebbe consentito l'astensione per maternità e, se necessario, anche l'aspettativa. Ma l'avevo abbandonato dando le dimissioni per andare incontro alle esigenze di mio marito. Ero un'insegnante di ruolo e lui, sempre irrequieto nel suo lavoro, aveva deciso di mettersi in proprio perché non sopportava di dover rendere conto a qualcuno sopra di lui. Mi chiese di aiutarlo e, dato che la legge sulle pensioni allora in vigore mi consentiva di andar via con il minimo, detti le dimissioni. Mi piaceva insegnare, ma lui era sempre tormentato e pieno di problemi.. Rinunciai e mi buttai a capofitto nel lavoro di questa Ditta che lui aveva messo in piedi con suo fratello e un aiuto economico del padre. Fu allora che rimasi incinta. Eravamo in un momento delicato, la parte a me affidata richiedeva anche che io viaggiassi per portare un servizio alla clientela... Eravamo esposti con le banche, il lavoro andava bene ma non si poteva mollare. Allora presi quell'aereo e andai in Gran Bretagna... Non sono mai riuscita a parlarne con nessuno, neppure con una mia amica e consuocera che mi confidò con dolore la medesima esperienza... Le dissi con distacco che "quello era solo un embrione"... Ma non sono riuscita ad aprirmi, a dire con lo stesso distacco che era successo anche a me. Non so il perché.. Forse è un distacco che metto fra me e quell'evento volontariamente, per difendermi da una rinuncia che mi forzai a fare e di cui ritengo responsabile l'egoismo di mio marito. Da quel momento le cose fra noi sono andate sempre peggio. Lui mi ha anche tradita. Penso per il suo malato narcisismo.. Aveva la precox, ed io anche lì, per l'unione familiare, avevo rinunciato a quell'aspetto di me come donna.. Lui, invece di curarsi, di trovare soluzioni mediche, ha preferito cercare conferme della sua capacità di dare piacere altrove.. Ha trovato qualcuna interessata ai suoi... ai nostri soldi.. ben felice si fingere per dargli questa soddisfazione. Poi è tornato, ho provato ancora... Ma non ce la facevo più a rinunciare a me stessa sempre e comunque per tenere insieme la famiglia. Così, quando ho trovato un uomo molto diverso da mio marito, ho chiesto la separazione. Lui non voleva assolutamente. Le ha provate tutte per farmi desistere. Non ha capito nulla del mio dramma, della mia solitudine interiore... Avrebbe voluto riavermi anche se sapeva che ormai avevo quell'altro. Ma per me ormai non c'era che cenere spenta... Sono stata male, ho pensato al suicidio, sono andata dallo psicologo... Ma non sono tornata indietro. L'altro, questo amore tardivo, è stato più che altro una cura, un balsamo tranquillo sulle ferite. Anche lui aveva alle spalle un divorzio, anche lui aveva avuto delle frustrazioni  da una donna  molto più anziana di lui che, dopo tante esperienze da amante aiutata da uomini potenti, aveva voluto essere moglie... Così l'aveva ripulito un po' e sistemato nella stessa grande Società per la quale lei lavorava. Però si vergognava di lui, della sua semplicità e lo umiliava. Così lui non ha retto. Però è uno che aspira a crescere culturalmente e socialmente appoggiandosi ad una donna, questo è indubbio. Ma non è tutto calcolo in lui. Si è vero, cambia spesso le auto grazie ai miei soldi, quei soldi che abbiamo fatto insieme il mio primo marito ed io, sacrificando il nostro terzo figlio... Viaggiamo molto per il mondo e pago io. Ma non me ne importa più niente, voglio solo stare serena, tranquilla avendo accanto qualcuno che mi fa compagnia, che fa quello che gli chiedo e lui obbedisce... E' buono, tranquillo e dopo tante sue insistenze l'ho anche sposato. Il mio primo marito è morto. Anche lui si è risposato. Aveva trovato, dopo il mio abbandono, una brava professionista economicamente ben messa ed autonoma, divorziata con un figlio adulto, ma lei non gli è andata bene, no, ha preferito sposare una signora che, quando si è messa con lui, stava ancora con il marito ed aveva già un amante. Lui si è messo in coda, l'ha abbagliata con i suoi soldi facendo lo splendido e lei appartiene a quel tipo di donne a cui il lusso piace, soprattutto se a pagare sono gli altri. Sì, è vero, in fondo anch'io mantengo il tenore di vita del mio secondo marito con i miei soldi, ma se non altro in un discreto benessere, non nel lusso. Ho saputo che lui, molto tempo fa, ha pianto sulla spalla del nostro figlio maschio, ormai ventenne, dicendo che "aveva perso un figlio" e rivelandogli così la nostra rinuncia a suo fratello o sorella che fosse..."  M.S. - "L'ho fatto quando la legge non c'era. Come tante. Affidandomi al "passaparola" e al sottobosco dei medici che lo praticavano dietro lauta ricompensa in studi privati. Dopo ho avuto anche un'emorragia e mi cambiava il pannolino quella poveretta di mia suocera. Mia madre? Non ha mai avuto tanto tempo da dedicarmi povera donna, con sei figli! Mi sono sposata giovanissima con un ragazzo che non amavo e che si era innamorato di me vedendomi tutti i giorni. Io lavoravo come commessa nel negozio accanto al suo, di cui era proprietario il padre. Lui era figlio unico, adottato, e lavorava con il padre. Stavano molto bene e per me è stata l'occasione per andarmene da casa mia piena di problemi. Mio padre faceva il tassista e non è che di soldi ne girassero tanti. Lui era carino e così mi sono sistemata. Ma non ero soddisfatta e così litigavamo. Quando è arrivato il terzo figlio abbiamo deciso di non farlo nascere, proprio perché non andavamo d'accordo. Io stavo a casa, non lavoravo, soldi ce ne erano perché i miei suoceri ci avevano comperato anche l'appartamento. No, non è stato per motivi economici. Io cercavo l'amore: mi sono innamorata del mio parrucchiere, poi di un cugino di mio marito... Ma questo è successo dopo l'aborto. Anche lui era infelice nel matrimonio, soffriva tanto... e così ho tradito mio marito. Ma è finito subito perché c'era la parentela di mezzo ed è successo un casino. I miei figli hanno saputo tutto e hanno continuato a volermi bene lo stesso. Lui, mio marito, si è cercato qualche consolazione fuori, ma non mi ha abbandonata, anzi, ha voluto che ci rincontrassimo con quel cugino e sua moglie. Ha dimostrato di essere un uomo di mondo mio marito. Quando mi sono ammalata di una malattia rara si è preso cura di me, mi ha fatta curare anche all'estero. Dopo che è morto i miei figli sono stati molto protettivi con me. Non hanno nessun rancore per quello che possono aver sofferto: per le liti, per il mio tradimento, per il mio tentativo di suicidio... Sì, ho tentato anche il suicidio. Mi ha salvato mio figlio, ormai adulto, portandomi all'ospedale."  V.F. -  "Guardi, guardi come ero! - Mi dice mostrandomi una sua foto con un bimbo sul passeggino. - Mi ha distrutta! Distrutta! - In effetti, anche se la foto è di poco più di dieci anni fa V. è quasi irriconoscibile. Scopro che era molto graziosa, con una fisionomia che ora mi appare deformata dall'ingrassamento ma non solo, non ha più la grazia né la luce della donna della foto. - "Sono cattolica, credente, eppure ho abortito! Capisce?! Abortito il terzo figlio e di nascosto, come una criminale! Sì, stiamo bene, ma lui ha praticamente perso la farmacia a causa di questa città corrotta, di questo Paese corrotto! Era allocata nei locali del comune, che ha deciso di ristrutturare la facciata del palazzo. Con la scusa che le impalcature potevano costituire un rischio per la gente e che, in caso di incidente, avrebbe dovuto pagare il comune, ci ha fatto chiudere. Doveva essere per pochi mesi, invece si è protratto per oltre un anno! Nel frattempo il Ministero della Salute non ci inviava le rimesse delle ricette che paga il Servizio Sanitario... Pagano sempre in ritardo... ma ora stanno facendoci allungare il collo da troppo tempo, e le spese corrono, alle Case Farmaceutiche le fatture le abbiamo comunque dovute pagare... Alla fine ci siamo trovati in difficoltà e guarda il caso si sono fatti avanti dei compratori della licenza... Farabutti! Secondo me sono in combutta con quelli del comune per prendersi la farmacia! Quei locali sono adibiti a quello e sono in una zona centralissima, molto ambita! Lui non si sa muovere, si è fatto fare tutto! La farmacia la volevamo lasciare a Raffaellina, mia figlia.. Si, fa ancora il liceo.. Ma fra pochi anni, dopo la laurea in Farmacia, avrebbe avuto il lavoro pronto! Tutti i sogni, tutti i progetti, in fumo! Lei vede una bella casa, bei mobili, boiserie dappertutto.. ma ora.. con il mio solo stipendio di insegnante! Non ne posso più, sono esaurita! La scuola privata dai preti per tutti e due i figli costa! Non ho più argento né soprammobili e tappeti preziosi! Ho avuto i ladri per tre volte! Tre volte! Viviamo proprio in un brutto Paese!" G.P. - "Ho abortito il terzo figlio. Nessun dramma, perché mai? Sono atea e dunque laica. Voglio bene ai miei due figli, ma sono sempre una donna che lavora. Certo, c'è l'astensione per maternità, ma mica finisce lì con un bambino piccolo. L'impegno, la fatica, ci sono sempre. Non sono mai stata una madre tenerissima: il maschio lo facevo piangere per ore se serviva, in piedi sul lettino con le sbarre, aggrappato... - Ride al ricordo. - La femmina, una volta che eravamo in vacanza, è uscita di casa mentre stavo cucinando che nemmeno me ne ero accorta... aveva circa tre anni.  Mio marito rientrava in macchina con il bambino più grande e l'ha trovata che gironzolava in strada... - Ne parla senza apparente rimorso. - Li amo, naturalmente, però io sono così. Oltre al lavoro voglio anche spazi miei. Insegnare mi piace, ma mi piacciono anche le attività collaterali, mi piace andare a teatro, alle mostre, uscire a cena fuori, vedere amici, viaggiare..."  R.C. - "Ci ho pensato tanto. Mi è costato tanto. Non sono particolarmente religiosa, lo ero, ma c'è troppa ingiustizia e malvagità perché possa esistere un Dio che protegga i bambini. Non credo più nella Provvidenza. Certo, quella di cui parla la religione cattolica, nella quale io sono stata educata. Comunque in quel momento mi sono aggrappata di nuovo a Lui, a Dio. Ma ho sentito ancora di più il Silenzio. Ho dovuto dunque decidere contando sulla realtà che avevo a portata di mano in quel momento: non avevo lavoro, avevo tre figli da crescere e i soldi che portava mio marito non bastavano più. E' stato come un regalo ed una condanna inattesi insieme. Sapevo che l'avrei pagata per tutta la vita perché mi conosco. Sono sempre stata molto introspettiva, portata ad analizzarmi fino in fondo. E' come se la mia vita morale e spirituale, la mia vita interiore, avesse sceso uno scalino da quel momento. Ci sono dei momenti in cui devi assumerti delle responsabilità ed io me le sono assunte. Mio marito? Ho fatto tutto io: ho chiamato una cugina che l'aveva già fatto con i canoni della legge 194 e che me lo aveva confessato con tanta tristezza poverina. Lei mi ha dato il nome del ginecologo non obiettore che visitava in uno studio privato e che mi ha spiegato tutto l'iter. Forse per trovarmi una giustificazione morale, che io però non ho cercato né cerco tuttora, mi disse che avevo un utero fibromatoso, con due fibromi più grandi e che dunque non sarebbe stata una gravidanza senza problemi se l'avessi portata avanti... Ma io dentro di me non ci ho mai creduto. Sì, certo, i fibromi c'erano davvero, ma secondo me sarebbe andato bene lo stesso se fosse andata avanti la gravidanza. Certo l'incognita del parto c'è sempre, lo stare bene dopo.. Con quel carico di figli! Poi avevo paura dell'incognita del bambino... Non me la sentivo più di affrontare un'eventuale malattia del nascituro... se qualcosa fosse andato storto.. Ero stanca, questo si... Ho affrontato tante cose in questi quasi vent'anni di matrimonio.. Lui, mio marito, in fondo è stato sollevato dalla mia decisione... anche se in un momento in cui io piangevo mi ha detto: "Lo vuoi?" Io ci ho pensato per un lungo attimo ed ho risposto: no." M.F. "Sarebbe stato il terzo. Ma io sono una commerciante, chi ci sarebbe stato in negozio al posto mio? Non ho nessuno. Già i primi due sono cresciuti da soli. Sono stata costretta a lasciarli da soli a casa, piccoli tutti e due. Si, ho una sorella, mia madre, tante cognate... Ma ognuno ha gli affari suoi da seguire e la città è grande e dispersiva. Io sono credente, ma non basta, perché i guai giornalieri te li devi vedere tu, da sola. Mio marito lavora con me. Mi ha fatto male. Non lo dimenticherò mai. Avrò sempre il senso di colpa, anche se l'ho fatto con la 194 in Ospedale e oggi per la Legge non è più un crimine. Ma quello sarebbe stato un mio figlio... E la mancanza c'è." P.P. - "E' stato atroce. No, la legge non c'era. Altre donne, in clandestinità, tutte sullo stesso letto dopo... No, non avevo lavoro. Si, avevo tre figli e i soldi come sempre non bastavano con un solo stipendio. Ma non è solo questo il motivo. E' che mia madre si è rifiutata di aiutarmi, eppure avrebbe potuto. I miei genitori stanno bene economicamente e mia madre avrebbe potuto aiutarmi un po' con i bambini. Ma non ha voluto. E' stata una scelta che mi è costata moltissimo. Dopo per il trauma psicologico sono stata in depressione." C.M. "L'ho fatto quando la Legge non c'era. E' stato orribile. Non ci voglio pensare più. Altro che depressione! Sono finita in clinica, volevo uccidermi. Ne ho passate troppe nella mia vita e alla fine si cede. Sarebbe stato il mio terzo figlio e si è annunciato quando il secondo aveva solo sei mesi! Un carico troppo grande! Non lavoravo, stavo a casa, avevo anche un aiuto domestico ad ore... Però abbiamo deciso così. Mio marito poi ha detto che sarebbe stato meglio farlo questo bambino, perché poi i nostri rapporti sono praticamente finiti. Non è che prima non avessimo avuto problemi coniugali... Ma questo aborto condotto clandestinamente l'ho vissuto come il crollo finale di tutto."

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