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Aborto in Italia? Stop tra 5 anni

Da Angel121

Aborto in Italia? Stop tra 5 anni

Leggo da Wake Up News ed evito di commentare perché la situazione in Italia sul fronte del diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle donne sta diventando così preoccupante che mi toglie qualsiasi parola di bocca:

Roma – L’ipotesi è sconvolgente e preoccupante: molto probabilmente entro i prossimi cinque anni nel nostro Paese non sarà più possibile abortire, nonostante la discussa e sempre in pericolo legge 194, quella che a partire dal 1978 tutela il diritto delle donne italiane di scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza (Igv).

L’allarme lo lancia la Laiga – Libera associazione italiani ginecologi per l’applicazione della legge 194/78 – che denuncia come il numero dei medici non obiettori sia sceso negli ultimi anni: oggi in tutta Italia i medici che praticano l’aborto sono non più di centocinquanta, con intere strutture ospedaliere del tutto prive di personale non obiettore, soprattutto nel meridione.

La situazione di questi pochi medici che hanno scelto di non essere obiettori non è facile: spesso sono costretti a eseguire solo aborti, per loro fare carriera è impossibile e sono quasi ostracizzati dagli altri colleghi, tanto che sono molti i medici che scelgono di diventare obiettori non per convinzione, ma per convenienza.

Non mancano poi i casi di medici che in strutture pubbliche si dichiarano obiettori, invitando le donne intenzionate a interrompere la gravidanza a recarsi presso strutture private dove – pagando – possono sottoporsi alla procedura eseguita dallo stesso medico “obiettore”.

Non stupisce, quindi, l’aumento di aborti clandestini eseguiti in Italia – è dal 2008 che si registra un aumento del numero di aborti illegali, con una media di circa 55 al giorno – dato che evidenzia l’incapacità dello Stato di garantire sicurezza e trasparenza a chiunque scelga di interrompere la gravidanza, costringendo molte donne a esporsi al pericolo di perdere la capacità di procreare o addirittura alla morte.

Per tutti questi motivi la Laiga ha indetto il 1° convegno dei ginecologi non obiettori che si è svolto il 21 e il 22 ottobre scorsi a Roma per cercare di creare le conoscenze e i contatti che possano servire a elaborare una strategia che serva ad attuare al meglio la legge 194, soprattutto cercando di regolamentare maggiormente le responsabilità dei medici obiettori.

«Da quando è stata approvata, la legge ha permesso di azzerare mortalità e morbilità legate alle pratiche clandestine, ed il numero degli aborti è praticamente dimezzato. Eppure gli attacchi a questa legge non si contano, e una delle armi più efficaci per impedirne l’applicazione è l’obiezione di coscienza. Uno strumento che in molte parti del nostro paese è diventato il primo passo per fare carriera negli ospedali, anche se si è anestesisti, ostetriche, infermieri, ausiliari. Vi sono ginecologi obiettori perfino nei consultori. Siamo arrivati all’assurdità di proporre di ammetterne la liceità anche per i farmacisti, ovviamente solo per la pillola del giorno dopo» si legge ancora nel comunicato.

La scelta di responsabilità che i medici non obiettori operano – il non abbandonare le donne che desiderano interrompere una gravidanza per qualsiasi motivo – penalizza il medico stesso nell’esercizio della sua professione, considerato come un ginecologo di serie b.

E in tutto questo le donne non protestano, non reagiscono, spesso incapaci di opporsi a queste dinamiche perché intrappolate dai sensi di colpa e dalla sofferenza, i primi indotti da una società perbenista e cattolica, che non tutela e non aiuta, ma giudica, la seconda causata da una scelta che comunque non è mai facile.

L’aumento dei medici obiettori – la maggior parte dei quali, ribadiamo, per convenienza e non per convinzione o etica – mette in serio pericolo la possibilità di una donna di scegliere e la sua stessa vita, mettendo in evidenza, ancora una volta, l’ipocrisia di un Paese affatto avanzato nella tutela dei diritti dei cittadini, un Paese in cui è sempre più forte l’ingerenza della Chiesa cattolica capace di celare, sotto la maschera della virtù, l’incapacità di molti esseri umani di rispettare i propri simili.

Non a caso in questi giorni è stato presentato un ricorso sull’interpretazione troppo rigida della norma sull’obiezione di coscienza che viola, in realtà, diversi articoli della Costituzione, oltre ad aver reso inapplicabile la legge 194.

Ricordiamo che gli italiani sono stati invitati a esprimersi sull’aborto per ben due volte negli ultimi trentatre anni, la prima volta nel 1978 – con il referendum in cui i Radicali giocarono un ruolo essenziale – e la seconda con il referendum del 1981.


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