Va tanto di moda ultimamente scrivere lettere ai papi. E, cosa abbastanza sorprendente, va anche di moda che questi - in carica o emeriti che siano - rispondano. Come se si fosse aperta, con l'elezione di papa Bergoglio, una nuova epoca nei rapporti tra laici e gerarchie vaticane, il pontefice come un qualunque intellettuale partecipa al dibattito pubblico e dialoga (finalmente!) volentieri sulle pagine di un grande quotidiano laico con un giornalista non credente, eppure interessato alla figura e agli insegnamenti di Gesù di Nazareth. Un altro pontefice - stavolta quello emerito - si prende addirittura la briga di glossare il libro del più impertinente e miscredente degli scienziati italiani. Insomma pare che finalmente il dialogo vero fra credenti e non credenti sia stato davvero sdoganato.
Il rischio è che - con il suo viso amichevole, i suoi "buongiorno" e "buon pranzo", le sue inaspettate telefonate e lettere - papa Francesco passi per più rivoluzionario di quel che davvero è e soprattutto che le sue aperture (vere) su alcuni temi sociali e sulle questioni interne all'organizzazione ecclesiastica annebbino invece le sue prese di posizione decisamente reazionarie su altri.
Mi riferisco qui in particolare a quel che papa Francesco ha detto recentemente a proposito delle donne che abortiscono. In un'intervista che Bergoglio ha rilasciato al direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, a proposito dell'atteggiamento misericordioso che i confessori devono sempre avere nei confronti dei fedeli, il papa dichiara: “Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?».
La condizione alla quale il confessore può mostrare misericordia nei confronti della donna che ha abortito è dunque il pentimento. Come per qualunque peccato (e anche per qualunque reato), per la cultura cattolica basta pentirsene e si aprono le porte del paradiso. Dunque nessuna reale apertura del pontefice alle donne che abortiscono: per la Chiesa, anche un pluriomicida se davvero pentito può aspirare all'assoluzione. Quel che forse sfugge al papa è che le ragioni che stanno dietro ad un aborto sono infinite, tante quante sono le donne che lo hanno fatto e nella maggior parte dei casi le donne – lungi dal percorrere la facile via del pentimento - si fanno carico della loro scelta, che talvolta può essere molto dolorosa ma che invece altre volte è vissuta con grande serenità. Assassine le etichetterebbe comunque anche questo papa. Anzi, portatrici di una “cultura dello scarto”, come ha precisato qualche giorno fa in occasione dell'udienza ai ginecologi cattolici, durante la quale papa Francesco ha spazzato via ogni illusione di un reale cambiamento di atteggiamento della Chiesa sull'aborto: “Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito – ha affermato Bergoglio – ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare!”.
Sarebbe stato bello che di fronte a un uditorio così qualificato, come quello dei ginecologi cattolici, il papa avesse messo in guardia, per esempio, contro l'uso strumentale dell'obiezione di coscienza che rende praticamente impossibile effettuare aborti in molti ospedali del nostro paese, con il conseguente ritorno degli aborti clandestini (fenomeno che la legge 194 aveva drasticamente ridotto), come da tempo ormai denuncia la Laiga. O il ritorno delle mammane è un tema che non interessa il papa perché quel che conta è sempre e comunque il controllo sul corpo?
Del resto lo stesso Francesco lo aveva detto, mettendo in guardia chi con facile entusiasmo ha pensato che con questo papa la Chiesa avrebbe finalmente fatto i conti con la modernità. Nella stessa intervista a Civiltà cattolica sopra citata, infatti, Bergoglio liquida così la questione: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione”. Dunque, nulla di nuovo sotto al cupolone.
E allora, caro papa, della tua misericordia non sappiamo che farcene. Di una misericordia condizionata all'ammissione di colpa, al pentimento, al capo cosparso di cenere, di una misericordia incapace di rispetto per l'autonomia e la libertà di scelta delle donne, di una misericordia che continua a non riconoscere la sovranità di ciascuno sul proprio corpo ne facciamo volentieri a meno.
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