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About Elly

Da Soloparolesparse

Davvero sorprendente questo About Elly, capace di mettere in fila un crescendo di dubbi e snodare una trama articolata senza far mai pesare i minuti e tenendo sullo sfondo un’ambientazione a cui non siamo abituati e che sorprende per la sua “normalità”.

About Elly – un thriller all’iraniana

Un gruppo di amici parte da Teheran e si sposta sulla costa per trascorrere tre giorni al mare.
Sono giovani famiglie con figli al seguito e l’occasione è quella di festeggiare il ritorno di Ahmad dalla Germania.
Il ragazzo arriva da un divorzio, così Sepideh pensa di invitare anche Elly, la maestra della figlia, sperando che tra i due possa nascere qualcosa.
Il gioco tra la comitiva è evidente, al punto che i due giovani vengono presentati come novelli sposi.
Elly però è nervosa, forse timida, e pensa più volte di andar via.

Il giorno dopo l’arrivo si rischia la tragedia quando uno dei bambini rischia di annegare.
Nella confusione del momento nessuno si accorge che Elly è scomparsa.
Potrebbe essere ovunque ma pare subito chiaro che abbia per prima cercato di salvare il bambino e sia scomparsa in mare.

I primi quaranta minuti del film sono uno spaccato interessante che ci mostra un tranquillo week end tra amici, ma Asghar Farhadi riesce a cambiare il tono passo dopo passo dal momento della scomparsa di Elly.
About Elly diventa una specie di thriller, una storia intrisa di mistero in cui scopriamo minuto dopo minuto indizi nuovi, segreti nascosti e colpe più o meno pesanti.

About Elly – un thriller all’iraniana

Golshifteh Farahani è davvero splendida in quello che è il ruolo più complesso.
Sepideh sa qualcosa che gli altri non sanno e porta con se questo peso. Ha preso un’iniziativa non facile, che assume ancora maggior peso in una società come quella iraniana in cui l’uomo è al centro di tutto e la libertà della donna è ancora minima.
Eppure nel gruppo che seguiamo le donne hanno la loro forza, le loro responsabilità.
La cultura/religione musulmana rimane sullo sfondo, il film è molto occidentale da questo punto di vista… o per lo meno io mi aspettavo una maggior presenza di aspetti lontani dalla nostra cultura.

Il risultato è un bellissimo film, un gran clima che aleggia per tutto il tempo, un intreccio che si snoda con calma e che funziona alla grande.

Curioso anche come la situazione politica iraniana non venga fuori nemmeno di striscio, ma evidentemente non era nelle intenzioni (possibilità) dell’autore.

Chiudo con la sequenza che mi è sembrata dal punto di vista simbolico la più interessante.
Un momento prima di sparire, Elly sta giocando con un aquilone sulla spiaggia.
Per la prima (ed unica) volta la vediamo ridere, vediamo un lampo di serenità nei suoi occhi, una serenità che evidentemente le manca per un motivo che (fino a quel momento) non conosciamo.
L’aquilone torna ad essere un simbolo di libertà, di rivalsa, di spensieratezza… come lo era nell’Afghanistan de Il cacciatore di aquiloni.


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