About Wayne: un perfetto equilibrio @ Blackout – 21 02 2015 (Rome by Wild)

Creato il 26 aprile 2015 da Athos56

Report a cura diMaria Grazia UmbroGalleria fotografica a cura diStefano Panaro
Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:http://www.romebywild.it/https://www.facebook.com/romebywildSiamo al Black Out di Roma, non c’è una folla oceanica, ma il pubblico affezionato è già radunato sotto al palco in attesa che inizi lo show. Questa serata ci offre l’opportunità di ascoltare della buona musica made in Italy, cantata in Inglese: gli About Wayne, con opening act dei Blooming Iris.Con sorprendente puntualità sugli orari indicati, alle 21:45 salgono sul palco iBlooming Iris, accompagnati da un timido, ma affettuoso, applauso del pubblico che pian piano sta ancora arrivando a riempire il locale. I 4 sono di Roma: Nicolò Capozza, Daniele Razzicchia, Guglielmo Sacco e Andrea Orsinie.  Sbocciano alla fine del 2010 e sono al secondo EP dal titolo Amondawa, pubblicato nel 2014 (autoprodotto). Il set scelto per questa sera, che dicono eseguire per la prima dal volta dal vivo,  è composto da 7 brani tra i quali “NIM” e “Hello Wonderland“. La musica che propongono è un bel rock alternativo/pop (la sezione ritmica ricalca molto i Temper Trap), e nell’interagire col pubblico, (che evidentemente li conosce e li segue già), presentano le loro canzoni e spiegano che hanno già aperto per gli About Wayne, (in effetti, le sonorità non sono poi così distanti). Un set molto interessante il loro, per sonorità e arrangiamenti, musica ballabile di buona qualità, da approfondire con l’ascolto del disco.Tempo un’ora. E’ il momento degli ospiti che vengono accolti da un calorosissimo applauso dal pubblico che ormai ha quasi riempito la sala. Gli About Wayne si posizionano sul palco: Giampaolo Speziale (voce), Giovanni De Sanctis (basso), Francesco Maras (batteria), Jacopo Antonini (chitarra ritmica) e Daniele Giuili (chitarra ritmica), e salutano il pubblico con un semplice “salve”.  Il loro sound elettronico molto ritmato inizia subito a saturare il Black Out e, con la prima impressione, mi convinco che nonostante la mia posizione non privilegia, non ho né la qualità acustica né la visibilità del palco, concentrandomi sull’ascolto non rimarrò delusa. I primi tre brani vengono via come un treno, e a quel punto è Giampaolo Speziale a chiedere al pubblico “come va?” prima di riprendere la chitarra per proseguire con “Son of a man“. Ora evidentemente la tensione si è un po’ sciolta e quindi è sempre il frontman  (già protagonista della serie “Freaks!”) a spendere qualche istante in più per parlare col pubblico “buonasera di nuovo, è molto bello avervi qui, grazie”. Si prosegue con “The story to tell our child“. La gente applaude a ritmo e accompagna tutta l’esecuzione. Finora lo spettacolo è rimasto sempre molto “composto”, nonostante i ritmi siano altissimi e le parti elettroniche danno un ché di atmosfere passate, quando la musica raccontava i disagi nei testi della prima new wave. Credo non si possa negare che questi ragazzi abbiano influenze di questo tipo nel comporre musica sin da quando si sono uniti nel 2008, anche se loro hanno dichiarato di sentirsi i “cugini incazzati degli Incubus”. Segue “Where no One goes” e quindi un brano abbastanza noto che il pubblico canta in coro, “Freaks!”.A questo punto Speziale chiede se è un problema se si siedono un attimo e parte una breve sezione acustica (voce e chitarra) con i brani “Prayer” (quasi un blues che richiama un po’ i Pearl Jam) e “Caries”.  Ritornano gli altri componenti e il set torna elettrico con “Riverside”. E di nuovo Speziale si preoccupa di sapere se il pubblico apprezza, chiedendo “come va?”. C’è poco da stare rilassati perché arriva “90 Degrees“, tiratissima, che fa letteralmente saltare tutto il pubblico (ammetto che anche io nel mio angolino sono stata tentata di saltellare li in mezzo…).Siamo alle battute finali, in scaletta ci sono “Flow” e “Charger 69” prima che Speziale annunci che con altre due canzoni ci saluteranno: “High” (bellissima, cantata da tutta la sala) e “In the reign of flies”. Scaletta completata, i cinque ragazzi salutano “buonanotte, grazie mille!” e lasciano il palco.Forse questa è una di quelle volte in cui il bis non è programmato, ma viene richiesto a gran voce dal pubblico che grida “Fuori..” “bis-bis-bis”. E i ragazzi ritornano “grazie per averlo chiesto” e annunciano il brano “One” che chiude definitivamente la serata dopo un’ora e un quarto di musica ben equilibrata, (forse ogni tanto la batteria ha sovrastato un po’ il resto, ma tutto sommato è andata bene), e senza soluzione di continuità.La prima impressione era giusta: un concerto ben costruito e ben eseguito. Senza alti e bassi, tutto ben bilanciato, sia come suoni che come performance artistica sul palco. Una voce, quella di Giampaolo Speziale, molto bella, mai esagerata, mai uno sforzo, ma riesce lo stesso a dare profondità a delle canzoni belle, a tratti melodiche, ma con inaspettati picchi di potenza ritmica. Il loro ultimo disco, “Bagarre” (2015), è un bel contenitore di suoni e parole, non lasciate al caso, ed è sicuramente un ascolto che consiglio. Non mi sorprenderà sentire che la loro musica sarà apprezzata anche oltre confine.

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