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Mi chiedo spesso se sia possibile costruire un film a budget quasi nullo e rendere una vicenda piuttosto complessa e poco verosimile, credibile e perturbante allo stesso tempo. Il più delle volte la risposta è negativa ma in questo caso Absentia ci riesce e si sorbisce l'effetto di un pesante pugno allo stomaco.La situazione atipica della scomparsa di una persona cara, senza sapere se è morta o no, è un evento che ti rende la vita impossibile. Ho provato a immaginare una situazione del genere e mi vengono i brividi al solo pensiero.In Absentia, oltretutto, ci si mette in mezzo anche la burocrazia a complicare il tutto. E' facile capire come Tricia si trovi del tutto spiazzata a dover firmare un documento che certifica la morte di Daniel senza avere nessuna certezza.La scomparsa di Daniel non viene assolutamente dettagliata nel film e tutto prende un aspetto quasi etereo e si respira una strana sensazione di smarrimento.La telecamera usata per il film, incredibile ma vero, è una macchina semi-professionale ed è una sola. Eppure il comparto tecnico non ne risente per nulla, anzi, si ha quella spiazzante sensazione di realismo che danno i mockumentary, e si ottiene un girato praticamente perfetto dotato di una potenza visiva molto disturbante.
La vicenda viene raccontata attraverso l'occhio indiscreto del regista che segue ad ogni passo Callie. La sua corsa per la periferia di LA è talmente curata che sembra di essere noi stessi a correre al fianco della ragazza. Le entrate nel piccolo tunnel, che sono la parte centrale del racconto, sono terrificanti. Ci si rende conto molto presto che lì dentro si cela il male, ma non si può neanche lontanamente immaginare cosa si sia inventato lo sceneggiatore. Ammirevole. Una punta di thrilling nella prima parte del film, e poi il colpo di scena che stravolge la visuale e tutto prende una nuova piega fantastica e orrorifica.In Absentia non esistono i “salti sulla sedia”, invece la profondità dell'orrore rappresentato prende strade molto Lovecraftiane con qualche spruzzatina del King dei bei tempi andati.La storia assume subito connotati sociali importanti e questo rende il film qualcosa di più che un semplice horror da intrattenimento. Tricia è incinta di qualche mese ma il suo compagno è scomparso da sette anni; sembra una discrepanza ma in realtà c'è un suo perché ed è legato all'agente Mallory che seguiva le indagini su Daniel. Il punto è però come Tricia cerchi invano di ricostruirsi una nuova vita. La cosa si complicherà ulteriormente quando lo script vira verso una inverosimile ghost-story che presto si evolverà in qualcos'altro di molto peggiore, che non esito a definire estremamente originale e clamorosamente terrificante. Si verrà inoltre a svelare la debolezza di Callie che era(è?) una tossicodipendente, con tutte le problematiche del caso.In questo film esistono anche i difetti. Pochi, ma ce ne sono. Per prima cosa ci si può stancare un pò del continuo andirivieni dei personaggi che a volte vagano senza un preciso senso nello script. Poi c'è questo girato molto particolare che appiattisce molto le scene e la fotografia, ma a me è piaciuto comunque. Per finire, la storia di droga di Callie viene lasciata troppo in disparte e usata solo come aiuto alla sceneggiatura. A causa del budget risicato (praticamente nullo) non viene mai mostrato il vero protagonista della pellicola, che non svelo altrimenti si perde il vero gusto dello swing. Però la tecnica amatoriale che viene usata aiuta a rendere la “cosa” estremamente realistica. La sceneggiatura ha due o tre punti di stridore (il ritorno di Daniel e il figlio del senzatetto sotto il tunnel) che però perdono completamente significato davanti a una regia così buona e una storia tanto bella.Gli attori sono in splendida forma. Courtney Bell (Tricia) era davvero incinta durante le riprese. Katie Parker (Callie), oltre ad essere piuttosto carina, è pienamente in parte e nel finale si empatizza parecchio col suo personaggio. Nota dolente su Morgan Peter Brown (Daniel) che pur avendo una piccola parte, sembra più uno zombie che una persona vera. Ok, ammetto che tutto quello che gli è capitato non è esattamente allegro, ma un minimo di partecipazione non sarebbe dispiaciuto. Menzione d'onore per Dave Lavine (l'agente Mallory) che svolge pienamente la sua parte da sbirro sfigato.E poi c'è il budget.Ma ci rendiamo conto che si può creare un film come questo con 70.000$? Ma allora qualcuno ci sta prendendo in giro. Gli effetti speciali sono pochi ma realizzati talmente bene che non ci si crede. O il contrario.Il regista e sceneggiatore Mike Flanagan ci regala un piccolo gioiello da tenere stretto in videoteca perché non è ruffiano come certi insulsi mocku d'oggi, ma sa fornire allo spettatore un brivido che solo i grandi horror possono dare. Ed è pure scritto benino. Quindi, signor Flanagan, non ci deludere con i tuoi prossimi “Scare dares” e, soprattutto “Oculus” di cui mi occuperò di trovare al più presto il corto da cui deriva.Un film da guardare assolutamente per non perdere di vista il vero cinema horror.
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