Come è tristemente noto l'argomento "epigrafia" in Sardegna è diventato da diversi anni quasi un argomento scandaloso. Trattarne senza esser uno specialista riconosciuto del mestiere, o analizzarlo in maniera superficiale, sconclusionata o appoggiando tesi al limite dell'eresia se non del misticismo, può dar adito, dopo un iniziale indifferente ironia, a forti levate di scudi del mondo accademico quando traspaiono tesi esoteriche e sibilline, le quali poi si arricchiscono senza soluzione di continuità di nuove e sconvolgenti attestazioni riscoperte in luoghi precedentemente insondati. Ora, capita il caso che al giusto gridare accademico contro la pattumiera rivelativa e interpretativa, non risponda talora un contrappeso interpretativo lucido e misurato, quando suoi esponenti sono posti di fronte a un'epigrafe che li interroghi. Ecco che i nostri Edipi, impiegati dallo Stato per dare luce e ragione quando si richieda, si lascino invischiare in interpretazioni che, se non sono paradossali, son tuttavia fantasiose o squisitamente personali. L'epigrafe di cui parlo, una misteriosa scritta sull'abside della chiesetta di San Nicola di Trullas a Semestene, è stata già illustrata da ben quattro esponenti dell'ambiente universitario sardo. Il primo fu Massimo Pittau che definì il corpo del testo schiettamente etrusco, ma si astenne dal tradurlo. Poi venne Attilio Mastino, che la definì non genuina (cioè non greca) e non diede corso al suo disvelamento, successivamente venne Giulio Paulis che, in vena di romanticherie, vi lesse una dedica d'amore (su una chiesa!) in sardo e, infine, su questo stesso blog il 20 marzo 2013 e in un articolo sulla rivista Bollettino Studi Sardi l'oristanese Raimondo Zucca secondo cui si trattava di una scritta in italiano, di cui non offrì alcun contorno interpretativo. Da ultimo ci sono io, che approfondendo la lettura del testo traggo conclusioni assai diverse da quelle fornite dagli emeriti accademici. Mi è stato offerto spazio sull'Almanacco Gallurese, uscito in questi giorni (costo 13 €) dove offro la chiave definitiva al testo, che non posso rivelare qui, come non si rivela la trama di un film. Semplicemente posso dire che la Soluzione va trovata nella poesia tradizionale sarda. Faccio notare che probabilmente per un infortunio grafico nell'articolo non sono presenti le numerose note che ho mandato all'editore, per cui chi fosse interessato, una volta letto il testo sulla rivista, è invitato a contattarmi su academia.edu per avere le note. Aggiungo che sulla rivista (di cui potete trovare le annate precedenti sul sito issuu.com), troverete anche qualche bell'articolo tranquillo piano sereno, come quello di Michele Pintore sulla figura dell'arcivescovo Ottorino Alberti, il quale soleva dire "le strade sono tristi, Nuoro non è più la stessa Nuoro, perché mancano i giganti". Ah che profondo parlare !
Abside della chiesa di San Nicola di Trullas: spoiler di una rivelazione epigrafica
Creato il 22 luglio 2014 da PierluigimontalbanoCome è tristemente noto l'argomento "epigrafia" in Sardegna è diventato da diversi anni quasi un argomento scandaloso. Trattarne senza esser uno specialista riconosciuto del mestiere, o analizzarlo in maniera superficiale, sconclusionata o appoggiando tesi al limite dell'eresia se non del misticismo, può dar adito, dopo un iniziale indifferente ironia, a forti levate di scudi del mondo accademico quando traspaiono tesi esoteriche e sibilline, le quali poi si arricchiscono senza soluzione di continuità di nuove e sconvolgenti attestazioni riscoperte in luoghi precedentemente insondati. Ora, capita il caso che al giusto gridare accademico contro la pattumiera rivelativa e interpretativa, non risponda talora un contrappeso interpretativo lucido e misurato, quando suoi esponenti sono posti di fronte a un'epigrafe che li interroghi. Ecco che i nostri Edipi, impiegati dallo Stato per dare luce e ragione quando si richieda, si lascino invischiare in interpretazioni che, se non sono paradossali, son tuttavia fantasiose o squisitamente personali. L'epigrafe di cui parlo, una misteriosa scritta sull'abside della chiesetta di San Nicola di Trullas a Semestene, è stata già illustrata da ben quattro esponenti dell'ambiente universitario sardo. Il primo fu Massimo Pittau che definì il corpo del testo schiettamente etrusco, ma si astenne dal tradurlo. Poi venne Attilio Mastino, che la definì non genuina (cioè non greca) e non diede corso al suo disvelamento, successivamente venne Giulio Paulis che, in vena di romanticherie, vi lesse una dedica d'amore (su una chiesa!) in sardo e, infine, su questo stesso blog il 20 marzo 2013 e in un articolo sulla rivista Bollettino Studi Sardi l'oristanese Raimondo Zucca secondo cui si trattava di una scritta in italiano, di cui non offrì alcun contorno interpretativo. Da ultimo ci sono io, che approfondendo la lettura del testo traggo conclusioni assai diverse da quelle fornite dagli emeriti accademici. Mi è stato offerto spazio sull'Almanacco Gallurese, uscito in questi giorni (costo 13 €) dove offro la chiave definitiva al testo, che non posso rivelare qui, come non si rivela la trama di un film. Semplicemente posso dire che la Soluzione va trovata nella poesia tradizionale sarda. Faccio notare che probabilmente per un infortunio grafico nell'articolo non sono presenti le numerose note che ho mandato all'editore, per cui chi fosse interessato, una volta letto il testo sulla rivista, è invitato a contattarmi su academia.edu per avere le note. Aggiungo che sulla rivista (di cui potete trovare le annate precedenti sul sito issuu.com), troverete anche qualche bell'articolo tranquillo piano sereno, come quello di Michele Pintore sulla figura dell'arcivescovo Ottorino Alberti, il quale soleva dire "le strade sono tristi, Nuoro non è più la stessa Nuoro, perché mancano i giganti". Ah che profondo parlare !
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