AC Milan rimborsa gli abbonamenti: pubblicità ingannevole

Creato il 23 luglio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Galliani pronto a restituire gli abbonamenti sottoscritti prima della cessione di Thiago Silva e Ibrahimovic al PSG. E’ un sistema in crisi.

C’era un tempo in cui le domeniche d’estate non coincidevano con sprechi sulla spiaggia e ritmi economici insostenibili. C’era un tempo in cui ci si piazzava sul primo tratto di spiaggia demaniale, si parcheggiava gratuitamente, si stendevano i teli da mare poco distante dalla battigia e il pranzo era rigorosamente a sacco, a base di panini e frutta fresca. E sotto l’ombrellone si cercava, tra le pagine della “Gazzetta”, quel fantastico specchietto che riportava i colpi di mercato, veri e presunti, delle squadre di serie A: era magico immaginare Zico con la maglia della Juventus o il norvegese del Werder Brema Bratseth accostato puntualmente  alla giallorossa Roma. 

Scrivete questa storia su una lavagna e date un bel colpo di spugna sull’ardesia: sostituite questo racconto nostalgico-romantico con star e starlette, Champions league, Europa League, campionati che si chiamano come l’operatore del telefonino ed otterrai un calmiere sociale intelligente, del tipo ad autoapprendimento e con funzione di (an)alfabetizzazione di massa.

Quel che fa più male è il prendere atto di un sentimento mutato, nei confronti di un mondo che faceva sognare: svegliamoci, il tifo non è più amore per i colori della propria squadra,ma solo profitto ed entertainment.

C’era un tempo in cui il calcio aveva ancora una parvenza di moralità, quando non c’era l’egemonia delle pay tv e delle partite a tutte le ore di tutti i giorni. Si giocava la domenica, alle tre del pomeriggio, e le partite si seguivano alla radio su “Tutto il calcio minuto per minuto”.

Ora non più: il Milan pubblicizza la propria campagna acquisti con un manifesto molto evocativo (se di ars gladiatoria o di mutande “Dolce e Gabbana” non è ancora ben chiaro!) sul quale campeggiano le “bandiere” dei diavoli rossoneri.

Ma (e c’è un bel “ma!” come in tutte le storie che si rispettano) c’è un particolare che non può essere trascurato: in quel manifesto appaiono il capocannoniere della scorsa stagione, Ibrahimovic, e quello che è da molti considerato il più forte difensore del mondo, Thiago Silva. Che adesso giocano con il Paris Saint Germain, la squadra di Al Khelaifi, l’ex tennista qatariota volto di Al Jazeera Sport,  vicinissimo al principe Bin Hamad.

Galliani non glissa: lascia intendere che la campagna acquisti non farà scintille, e che non finirà col botto. La stagione dei rossoneri, si desume da più indizi, sarà poco più che mediocre. Forse è il primo segnale di una volontà che, a breve, potrebbe vedere un avvicendamento alla proprietà, magari con la complicità di qualche altro magnate del petrolio, o forse del gas russo.

Da parte di Via Turati c’è una totale disponibilità a restituire l’importo pagato per l’abbonamento a quanti ne facciano richiesta. Il Codacons esulta: far sottoscrivere a qualcuno un impegno annuale, e poi dismettere le stelle della squadra ridimensionandone pesantemente gli obiettivi stagionali, è un comportamento che espone a probabili class action: la motivazione è semplice e condivisibile, perché se i tifosi sottoscrittori avessero saputo della cessione di “Grandine Nera” e de “Il fiore dai petali d’acciaio“, non avrebbero sottoscritto l’abbonamento alle partite.

Certe cifre possono essere motivate esclusivamente da una contropartita adeguata, specialmente in un periodo come quello attuale in cui la crisi sta dilaniando (quasi) tutti i settori. I quattrocento euro da spendere per ammirare Didac e De Sciglio dal primo anello sono al momento, con tutto rispetto per le due giovani promesse rossonere, un po’ immotivati.

Galliani non sente ragioni: il comportamento dello zio Fester rossonero è a tratti lesivo della dignità dei tifosi, perché noncurante dell’effetto che la cessione dei due più forti giocatori milanisti abbia indotto negli appassionati. Sembrano tornati i tempi in cui il Milan dei poveri acquistava stelle tramontate come Marco Lanna (celebre lo striscione “Società: dopo Lanna comprate Pierino Fanna”) e considerava la curva alla stregua di un Bancomat. C’è da attendersi una risposta negativa da parte degli appassionati che, se le previsioni si riveleranno azzeccate, risponderanno in maniera negativa alla richiesta di “orgoglio rossonero” avanzato dalla società nei manifesti. Inutile sognare: la società non ha intenzione di spendere, sarà già molto se l’anno prossimo si riuscirà ad arrivare tra i primi dieci.

Cresce il disinteresse, è facile che le tribune rimangano pressoché deserte durante i match casalinghi della prossima stagione. Sono allo studio alcune manovre di marketing per scongiurare il fallimento complessivo della campagna abbonamenti: probabilmente chi non restituirà la tessera potrà contare su un prezzo agevolato per l’abbonamento alla Champions League.

Ma non basta a scongiurare la decadenza di un movimento che vede fuggire all’estero i pezzi più pregiati delle proprie collezioni: prima Kakà al Real Madrid, poi Balotelli al City, ora Ibra e Thiago Silva in Ligue 1. Il campionato italiano è ancora il più bello del mondo? Decisamente  no. Ma speriamo che ricominci presto:  magari le coscienze in crisi d’astinenza potrebbero accorgersi di un’Italia che va a rotoli. E questo non è un bene. Per qualcuno, s’intende…


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