Il mail la raggiunge di venerdì mattina, mentre la ‘povna sta lavorando beatamente immersa nell’altro mondo.
“Ciao ‘povna, sono la tua collega di inglese Fanglia. Ti scrivo perché stamani ho messo un rapporto ai Pesci, che erano ingestibili. Ho parlato con Esagono, che mi ha detto che non è necessario vidimarlo con il timbro, ma di avvisare te, che sei la coordinatrice. Mi dispiace perché so che tutto questo comporta delle conseguenze burocratiche, ma non sapevo davvero che altro fare”.
La ‘povna legge, ridacchia al pensiero delle parole di Esagono, e poi le si accende un sospetto scintillio negli occhi (quello che annuncia l’arrivo di uno spiritello maligno e imprevedibile che sta per mettersi a comandare). Prende il telefono. Chiama Fanglia.
“Eccomi qua, carissima, raccontami tutto. Eh, sì; eh, i ragazzi; terribili; certo che hai fatto bene, in classe ci sei tu, sei tu che puoi giudicare”.
“Sì perché sai, quando suona la campanella dell’intervallo, vogliono uscire e fare la ricreazione anche se io sto finendo di spiegare e dare i compiti; e così se qualcuno ha qualche dubbio sui compiti che sto dando non sente nemmeno nulla; e sì, certo, alla fine delle due ore lo capisco anche io che sono stanchi; ma d’altra parte, che cosa altro posso fare?”
(“Per esempio, visto che hai due ore di seguito, programmarti con anticipo e non dare i compiti alla fine della lezione, anche perché mi pare difficile che in quel modo tu possa rispondere a chissà quali dubbi?” – pensa la ‘povna; ma invece si tiene per sé queste parole di buon senso; e continua a dar ragione e ad ascoltare).
“Certo, come ti scrivevo” – riparte Fanglia – “mi dispiace per le conseguenze burocratiche; so che sono rognose, ma…”
Ora è il momento:
“… ma non ti preoccupare, carissima, io ti aiuto di buona voglia. Immagino che ti sia già fatta dare dalla Segretaria Scema l’elenco con i recapiti di tutti gli alunni; perché, te lo ricorderai, nella nostra scuola funziona così da sempre (e c’è pure la circolare del Vicepreside): chi mette note o rapporti, non fa differenza, deve prendere e telefonare”.
“…”. Fanglia non se l’aspettava, e resta allibita e zitta. Poi faticosamente si riprende: “No, io, ehm, veramente, no, non me lo sono fatto dare”.
“Allora, facciamo così, non c’è nessun problema. Tanto tu dopo devi tornare a scuola per il corso di pomeriggio. La chiamo io e le dico di mettertelo da parte; e poi ti posso anche passare gli indirizzi mail dei genitori con cui mi scrivo in questo modo, così qualche telefonata te la risparmi”.
“Gggrazie” – è la voce rassegnata di Fanglia – “certo, hai ragione, se bisogna farlo, lo devo fare”.
“Eh sì” – la ‘povna è dolcezza mielata e finta tonta – “però davvero, se posso esserti utile. Facciamo così: se questa sera quando hai chiamato tutti qualcuno non sei riuscita a trovarlo, scrivimi; e qualche telefonata – magari soprattutto di quegli alunni che hanno preso il rapporto di gruppo, ma immagino c’entrino poco e niente [segue elenco ipotetico snocciolato dalla 'povna] – te la faccio volentieri”.
“Eh sì. Effettivamente Puffo Attento, Emily, Mutolo, e alcuni altri no, non stavano facendo nulla”.
(“E tu comunque pur sapendolo hai messo il rapporto di classe, vero?” – scandisce nella sua testa la ‘povna – “perché in questo modo pensavi che te la sfangasse la coordinatrice, come sempre…”).
E invece no, questa volta le tocca; perché la ‘povna non ha alcuna intenzione di far cadere l’argomento:
“Ecco, allora magari quelli, se non ce la fai, lasciali pure indietro, ché li chiamo io, ché tanto anche se non ero presente in classe posso sempre dire loro che sono stati coinvolti di striscio nel tutto, c’è meno bisogno che ci sia tu a spiegare”.
“…”.
“No, no” – la ‘povna è stronza, sempre più carina, e implacabile – “non mi ringraziare, penso che sia molto utile che i genitori ci sentano agire all’unisono; e poi se non ci si aiuta, tra colleghi. Anzi, per quanto riguarda le scartoffie che devi compilare e protocollare quando hai finito col telefono, non preoccuparti. Lunedì a causa di un cambio orario avrò la quinta ora libera: a quello ci penso io volentieri”.
“Benissimo, allora” – Fanglia si arrende – “rimaniamo d’accordo così. Ti chiamo questa sera per aggiornamenti”.
“Grazie, Fanglia, allora aspetto. E buon lavoro”.
La ‘povna posa il telefono, e sorride, maliziosetta, perché insegnare è sempre (e non solo agli alunni).
E poi i casi sono due.
O i Pesci meritavano questo rapporto, e allora è molto bene che, per una volta, la persona che lo ha messo faccia tutti i passi giusti, e loro stessi sentano la voce, ferma, di qualcuno che non sia solo la ‘povna (che si presta volentieri a fare di buona lèna molto più della sua parte).
O questo rapporto è stato dato ingiustamente; e allora la prossima volta Fanglia ci penserà non una, ma dieci volte, prima di tirare il sasso a minchia (e meditando di svalangare tutto su quell’idiota della ‘povna) e poi correre a casa sua a nascondersi, tirando agevolmente via la mano.