Magazine Opinioni
E’ scoppiato l’ennesimo scandalo a Venezia e vengono fuori coinvolti anche i nomi di ex ufficiali superiori e generali della G.di F.
Mi viene in mente ancora una volta come in Accademia non eravamo educati alle mani pulite in certi momenti della vita accademica.
Parlare dell’Accademia non è una mia ossessione ma una costatazione di come una istituzione così importante abbia fallito a volte nella sua primaria finalità nel formare ufficiali, cioè la classe dirigente del Corpo.
Oltre alla formazione tecnico-professionale, una delle sue finalità è quella di forgiare uomini alle virtù militari con l’accertamento della attitudine militare, ai valori morali nell’espletare il servizio ai fini dello Stato secondo la formula del giuramento solenne.
Quando ci si sottopone alle prove di accesso all’Accademia, fra le tante prove fisiche, intellettuali, ci sono prove a carattere psicologico con colloqui con ufficiali psicologi.
La psicologia è una disciplina che se praticata con serietà e vera professionalità dovrebbe accertare le tendenze di un soggetto e credo dovrebbe essere orientata a verificare la solidità morale dei futuri ufficiali.
Durante i corsi non si è soggetti più a tale disciplina e di moralità si parla poco o niente, mentre si dà peso all’attitudine militare, al valore della competizione, al valore della carriera.
In nome di questi valori, giovani in via di formazione possono essere spinti a tali valori portandoli verso vie di qualsiasi compromesso in nome della carriera in virtù della meta finale, diventare generale.
Lo stesso studio ha la finalità di assicurare un posto per il futuro della carriera.
L’obbedienza militare acritica, secondo i principi dell’attitudine militare, può portare a certi compromessi.
La storia della corruzione degli ufficiali del Corpo porta all’amara considerazione che spesso i corrotti sono ufficiali superiori o generali che erano usciti dall’Accademia con il massimo della valutazione specialmente nell’attitudine militare, caratteristiche che hanno permesso il raggiungimento delle alte vette.
Il Corpo fortunatamente è pieno di ufficiali che lavorano in silenzio, con correttezza, senza scendere mai a compromessi, senza anteporre la loro carriera raggiungendo gradi spesso non apicali.
Mi si permetta una citazione personale.
Sono uscito dall’Accademia con le seguenti note caratteristiche che fra l’atro recita:
“deve acquistare maggiore senso della disciplina;critica ordini e regolamenti” Votazione nell’attitudine militare:18/30(il minimo previsto).
Sono stato sempre fiero di quel giudizio e di quel voto.
Ho lasciato il Corpo con il grado di capitano a domanda con quattro encomi, accordati nonostante avessi espresso la mia contrarietà a tali riconoscimenti passando per folle agli occhi dei carrieristi.
Ho lasciato il Corpo perché credo nella democrazia, nei suoi veri valori, superiori alla carriera, ai privilegi economici e di altra natura di cui spesso un ufficiale può godere.
Ho continuato a lavorare nella P.A.nel settore fiscale con lo spirito di servizio per le finalità dello Stato.
Dott. Carmine Buffone ex capitano O.A. in spe della G.di F.
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