La semplificazione è un concetto fondamentale a livello amministrativo nell’attuale temperie storica, che va tuttavia implementato con cognizione di causa. La semplificazione infatti, quando è indiscriminata, è uno strumento che può colpire in maniera perniciosa gli ingranaggi delle procedure che sovrintendono al sistema amministrativo.
Secondo gli esperti in materia catastale, una situazione del genere si starebbe verificando con riferimento alle nuove norme contenute nello Sblocca Italia (legge 164/2014) in materia di aggiornamento catastale: quest’ultimo infatti non è più obbligatoriamente dovuto dalla proprietà nel caso di attività di edilizia libera (art. 6 Testo Unico dell’Edilizia). La nuova norma stabilisce che la comunicazione di inizio dei lavori, laddove integrata con la comunicazione di fine dei lavori, sia tempestivamente inoltrata da parte dell’Amministrazione comunale ai competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate, precisando che la stessa è valida anche ai fini delle variazioni catastali obbligatoriamente previste dalla legge.
Leggi in proposito l’articolo Accatastamento ai Comuni: arriva il contro spot dei Geometri.
Tale “semplificazione” normativa fino a questo momento non è stata accompagnata da istruzioni o direttive di prassi: si sta pertanto venendo a configurare una vera e propria “impasse” operativa negli aggiornamenti catastali. Come afferma Antonio Iovine sul Sole 24Ore di ieri, la comunicazione inoltrata dal Comune all’Agenzia delle Entrate non è immediatamente utilizzabile per aggiornare gli atti catastali.
“Con la nuova norma – spiega Iovine, che per Maggioli Editore ha scritto il volume La riforma del catasto fabbricati – lo scenario dovrebbe essere quello di un massiccio invio di comunicazioni da parte dei Comuni verso l’Agenzia delle Entrate, accompagnate da una ancora più cospicua allegazione documentale cartacea (copia progetto). L’invio esonera i cittadini dal precedente obbligo di predisposizione dell’accatastamento (Docfa), adempimento che passa a carico dei Comuni e delle Entrate. Tuttavia, senza alcuna ripartizione precisa dei compiti tra i due enti, non si può escludere che – in prospettiva – la semplificazione, in sé positiva, si traduca in un ritardo nell’aggiornamento della banca dati catastale”.
Il rischio concreto, secondo un’altra voce autorevole nel panorama italiano, quella di Mirco Mion, presidente AGEFIS, è che si verifichi un disallineamento di dati ed un allungamento dei tempi di compravendita immobiliare (per le quali è richiesto che la planimetria depositata in catasto sia identica allo stato reale dell’immobile), causato da ritardi nell’aggiornamento catastale. Alla luce di queste opinioni il rischio caos è qualcosa di concreto in materia di accatastamento. Non resta che osservare quelle che saranno le concrete ricadute operative della norma.
Leggi qui l’intervista effettuata dalla nostra redazione a Mirco Mion nelle scorse settimane.
La riforma del catasto fabbricati
Antonio Iovine , 2014, Maggioli Editore
Finalmente, dopo circa 21 anni, con l'approvazione della legge per la riforma del catasto urbano, contestualmente alla delega fiscale, si ripresenta al Paese una opportunità da non perdere per intervenire radicalmente nel settore impositivo immobiliare, che...
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