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Accendete il capitalismo!

Creato il 11 marzo 2016 da Francosenia

Argand

La madre dell’industria? Fu la «Repubblica delle Lettere»
- di Antonio Carioti -

Come mai lo svizzero Aimé Argand (1750-1803), inventore di una lampada a olio assai innovativa, dovette recarsi in Inghilterra, verso la fine del Settecento, per sviluppare la sua creazione? E se, per assurdo, la Gran Bretagna non fosse esistita, avrebbe avuto ugualmente luogo, in quella fase storica, la rivoluzione industriale?
Sono due delle questioni poste in uno dei contributi più interessanti inclusi nel nuovo numero della rivista «Il Mulino», diretta da Michele Salvati. Si tratta dell’intervista realizzata dall’economista Emanuele Felice con lo storico israelo-americano Joel Mokyr, docente alla Northwestern University, sul rapporto tra Illuminismo e nascita dell’industria. Una questione sulla quale Mokyr, vincitore del premio Balzan per il 2015, sta per pubblicare un libro intitolato A Culture of Growth («Una cultura dello sviluppo»).
Alle origini della rivoluzione industriale lo studioso non colloca in primo piano fattori economici o istituzionali, ma un sostrato culturale diffuso in tutta Europa: quindi a suo avviso, per rispondere a una delle domande iniziali, il capitalismo (ma Mokyr non ama questo termine) sarebbe sorto anche in assenza della Gran Bretagna, poiché avrebbe potuto svilupparsi sul continente, anche se probabilmente con ritmi e lineamenti diversi.
Base di partenza fu, nella sua ricostruzione, la «Repubblica delle Lettere», una comunità internazionale degli studiosi che si andò creando tra il Cinquecento e il Seicento grazie a varie forme di mecenatismo. Succedeva che un dotto capace di conquistarsi una reputazione per le sue ricerche trovasse qualcuno disposto a offrirgli una posizione per proseguirle in pace, garantito e ben remunerato. E tra i cervelli più brillanti si svolgevano discussioni accanite su argomenti di vario genere.
In questo ambito Mokyr individua una svolta cruciale, che collega alla figura dell’inglese Francis Bacon ( 15611626), noto in Italia come Francesco Bacone. Fu lui a introdurre il concetto della «conoscenza utile», cioè l’idea che il sapere non è finalizzato solo alla soddisfazione di chi lo consegue, ma «deve servire per calzare scarpe migliori ai piedi, per mettere più cibo a tavola e avere un tetto migliore sulla testa».
Oggi ci sembra un’ovvietà, osserva Mokyr, ma all’epoca l’impatto del pensiero di Bacone fu enorme e ispirò molti grandi scienziati, tra cui Isaac Newton. Si capì che la conoscenza applicata aveva un enorme «potere di liberazione»
Oltre all’intervista di Mokyr il nuovo numero del rivista diretta da Michele Salvati, contiene un dossier sui problemi del Sud dal bisogno. Ed è in questo clima intellettuale, sottolinea il docente, «che la possibilità di un illuminismo industriale prende corpo». Sulla base di tali premesse culturali non c’è da stupirsi che la patria di Bacone e Newton nel Settecento possedesse «un grande vantaggio», consistente soprattutto, nota Mokyr, «in una forza lavoro molto meglio qualificata», cioè tecnici in grado di risolvere i problemi relativi all’attuazione materiale di un progetto. Perciò Argand trovò appunto in Inghilterra le condizioni ideali per realizzare la sua lampada. E così abbiamo risposto anche all’altra domanda.

- Antonio Carioti - Pubblicato sul Corriere della Sera del 1° marzo 2016 -


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