Tra coloro che potranno usufruire nel 2014 della Cassa integrazione in deroga non ci sono i dipendenti degli studi professionali: ecco cosa prevede lo schema di decreto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, che ridisegna i nuovi criteri per l’accesso. È l’articolo 2, comma 3, che precisa che solo le imprese di cui all’art. 2082 codice civile “possono richiedere trattamento di cui al comma 1”.
L’esclusione dal 2014 dei professionisti dalla cassa integrazione in deroga pare evincersi anche dal testo della Legge di Stabilità: i professionisti titolari di studio non sono equiparati agli imprenditori e sarebbero esclusi dalla possibilità di richiedere gli ammortizzatori sociali per i dipendenti.
Confprofessioni protesta
Confprofessioni (Confederazione italiana delle libere professioni) si è mobilitata con il propro Presidente, Gaetano Stella, che ha scritto una lettera al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini. Ecco cosa ha dichiarato Stella:
“Siamo alla discriminazione economica e sociale. Secondo quanto si apprende, il decreto del ministero del Lavoro e dell’Economia che ridisegna i nuovi criteri per l’accesso alla cassa integrazione in deroga per il 2014 escluderebbe i dipendenti degli studi professionali dai soggetti che potranno fruire della cassa in deroga”.
“Francamente è una scelta incomprensibile e ingiustificata. Incomprensibile perché il settore degli studi professionali, al pari delle imprese, sta attraversando una fase di profonda crisi che si riflette in un sensibile calo dei fatturati degli studi. Ingiustificata perché l’impatto della Cig in deroga negli studi professionali è una goccia nel mare rispetto ad altri comparti produttivi, sia per il numero ore che di percettori”.
“Il comparto degli studi professionali non raggiunge neppure l’1% delle ore autorizzate per la cassa in deroga e rappresenta poco più dello 0,3% del totale della cassa integrazione” afferma Stella. “Non ci sono giustificazioni, tantomeno economiche o di presunti risparmi, nella decisione di tagliare fuori gli studi professionali dalla cassa in deroga”.
Nell’ambito della cassa in deroga tra gennaio e ottobre 2013 sono state autorizzate 220 milioni di ore. Secondo le elaborazioni di Confprofessioni nello stesso periodo il settore degli studi professionali ha registrato quasi 2 milioni di ore autorizzate.
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Conclude Stella: “Qui non si tratta più di una distrazione burocratica, ma della volontà di colpire un settore che dà lavoro a 1,5 milioni di addetti e che nonostante le difficoltà dimostra di tenere in maniera particolare al proprio personale dipendente” conclude il presidente di Confprofessioni”.
Longobardi (Ancl-S.u.): lavoratori di Serie B
Non solo Confprofessioni ha fatto sentire la propria voce. Francesco Longobardi, presidente nazionale di Ancl-S.u., l’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro e sindacato unitario, ha dichiarato: “Un fatto decisamente sconcertante e deludente. È una aberrazione della giustizia sociale che si commenta da sé. La crisi ha colpito anche noi. È come se dicessero che i nostri dipendenti sono lavoratori di serie B”.
Chiude il CUP (Comitato Unitario delle Professioni), il cui Presidente, Marina Calderone, ha scritto al ministro Giovannini precisando che “sarebbe un gravissimo errore non ricomprendere questo comparto che, anche in un periodo di crisi, continua a garantire il 15% del PIL con un indotto occupazionale di 3,9 milioni di persone”.
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