Scrivo questo post per proseguire nell’esposizione del bilancio dell’Acciaieria Arvedi, attorno alla quale i media locali hanno creato una strana mitologia che non aiuta a capire l’effettivo stato di fatto.
I debiti verso le banche, da parte dell’Acciaieria Arvedi, sono 460 milioni in tutto nel 2013, mentre erano 446 milioni nell’anno precedente. Diminuiscono i debiti esigibili dalle banche fra più di un anno, da 85 a 60 miliioni, mentre aumentano i debiti che le banche creditrici possono voler riscuotere fra un anno, da 360 milioni a 399. Si riduce così l’indebitamento a medio o lungo termine, crescono i debiti a breve.
Sono soldi prestati da un gruppo di banche per un progetto di innovazione tecnologica: l’Acciaieria lo paga a rate.
Il progetto è triennale e ha nome “Nuovi prodotti in acciai di elevata qualità da processi innovativi a bassa intensità energetica” ed era stato presentato nel 2006, in vista del “raddoppio”, effettuato in quegli anni. L’acciaieria si è dotata infatti di un nuovo forno fusorio elettrico, che ha permesso di incrementare notevolmente la produzione, oltre a costruire la zincheria.
Per realizzare questo progetto, in prospettiva fruttifero per l’azienda siderurgica, era necessario accedere alle agevolazioni FIT pagate dal Fondo per l’innovazione tecnologica, istituito dall’articolo 14 della legge 46/1982.
Agevolazioni che si concretizzano in un finanziamento agevolato di 34 milioni e 113mila euro, con conseguente rimborso in 18 rate semestrali a partire dal 30 giugno 2014, ma anche in un finanziamento bancario a tassi di mercato 3 milioni e 790mila euro e infine un contributo alla spesa di 4 milioni e 211mila euro (contributo a fondo perduto). Al 31.12.2013 è stato erogato all’Acciaieria Arvedi l’80% del dovuto.
Un pool di banche, compresa la Banca Popolare di Cremona, ha erogato finanziamenti, naturalmente imponendo alcuni parametri finanziari per ottenere sicurezza che il debito venga rimborsato.
Quei parametri finanziari, nel bilancio 2013 dell’acciaieria, sono chiamati con il nome inglese di covenants. L’industria cremonese però il 26 giugno di quest’anno ha ricevuto una gradita lettera dai finanziatori, che infatti dopo sei mesi di osservazione, dal 30 giugno al 31 dicembre del 2013, annunciava una deroga. Anche questa chiamata chissà perché in inglese (waiver): una deroga al rispetto dei parametri finanziari. A tutti coloro che hanno prestiti da restituire farebbe piacere ricevere una deroga, quando si trovano costretti a rispettare restrizioni di bilancio e parametri precisi. I finanziatori osservano l’andamento di Finarvedi, che controlla l’acciaieria e ne riceve ritorni di bilancio: ecco perché i bilanci dell’acciaieria e ovviamente di Finarvedi non possono essere negativi. Ci sarà la crisi, ci saranno mille problemi, ma se Arvedi vuole restituire il prestito senza problemi deve rispettare quei parametri. E ha ottenuto anche una deroga. Da una parte i prestiti delle banche, dunque, e dall’altra contributi e agevolazioni del fondo statale FIT concesso dal ministero dello Sviluppo il 23 gennaio 2013 con il decreto 01906.
A questo punto si comprende meglio quel particolare sconto che l’azienda di Arvedi, che detiene i diritti di sfruttamento del brevetto della tecnologia Esp, ha fatto all’acciaieria. Uno sconto di otto milioni di euro, mentre l’attivo 2013 è di due milioni e 778mila euro. L’azienda Arvedi Steel Engineering ha, per dirlo in breve, fatto uno sconto all’acciaieria di otto milioni. Operazione unica. Il valore del brevetto, in breve, è stato diminuito.
Non è però bastato ancora. I bilanci 2012 e 2013 dell’acciaeria sono in attivo grazie ai certificati, che sono titoli energetici creati dal governo Berlusconi nel 2004, per accontentare i confindustriali che lamentavano continuamente l’eccessivo costo dell’energia rispetto a Francia e Germania, le quali si giovano dell’energia nucleare.
Allora sono stati inventati in Italia i certificati bianchi, titoli energetici concessi alle aziende che dimostrano efficienza energetica: ottenuti questi titoli, le aziende possono rivendere energia allo stesso gestore nazionale dell’energia. Una delibera dell’Autorità dell’energia e del gas del 2011 poi ha migliorato ancora la situazione delle aziende, perché ha stabilito che l’energia si può rivendere allo stesso gestore nazionale con benefici più che proporzionali.
Risparmi energia? Ne prelevi molta e in modo costante direttamente da Terna e non dalla rete di distribuzione usata dalle utenze minori, come quelle domestiche e delle piccole imprese? Paghi solo gli oneri di trasmissioni, non quelli di distribuzione e hai i certificati bianchi. Quindi l’acciaieria ha potuto entrare nel mercato dell’energia vendendola e incassando una cinquantina di milioni in un anno. In tre anni, dal 2011 al 2013, le agevolazioni dei certificati bianchi, grazie al recupero sul costo energetico, hanno fruttato oltre 200 milioni, all’incirca come il prestito originario del 2006.
Prestiti, sconti, una deroga.
L’industria siderurgica ha istituito anche un’ipoteca sui fabbricati e privilegi speciali sugli impianti e sui macchinari come garanzia per le banche: il valore di quest’operazione è 300 milioni e copre il prestito originario di 200 milioni.
L’acciaieria da sola non riesce a generare un attivo di bilancio con la semplice vendita di acciaio. La situazione economica è intrecciata con quella finanziaria, anzi fa un tutt’uno, finché i debiti non saranno restituiti. Non c’è stato di sofferenza per nulla. L’industria siderurgica sta lottando per resistere alla propria crescita.
E c’è un risvolto sociale. Gli stipendi vengono pagati quindi i dipendenti possono essere clienti delle stesse banche o del sistema bancario in generale, accendono mutui se è il caso, fanno acquisti. L’industriale a sua volta fa circolare capitali costruendo un museo, una casa di riposo, ingrandendo il centro sportivo che porta il suo nome. Uno sforzo enorme.
E tutto per l’acciaio.
Per le discariche. Per l’impatto ambientale, per il piano di risanamento acustico così complicato, per tre incendi dal dicembre 2013.
L’acciaieria resiste e si espande, ma è una storia aspra, piena di difficoltà, ostacoli, molti aiuti indiretti e diretti, e un impatto ambientale sempre più grande, visto che le discariche aumentano.
Nel 2013 l’acciaieria ha anche acquistato un terreno a Grumello. Per realizzare quella discarica richiesta da tempo? Della quale non si parla più? Dato che la situazione descritta dal bilancio 2013 è questa, e nemmeno abbiamo finito di descriverla, perché tanti trionfalismi e tanti toni duri? E’ la classica storia difficoltosa di un’industria. E come finirà?
C’è in corso anche un contenzioso con la Finanza: l’Arvedi ha presentato ricorso in Cassazione. Ma di questo si parlerà in seguito.