Acciaieria, la via proposta da Pizzetti: “Invece di scontrarsi, ci si confronti in Comune. Senza parlare di diossina, si può avviare un dialogo fra cittadini e industria sui problemi aperti e la loro soluzione”. E aggiunge: “Non sarei felice di vivere ...

Creato il 06 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Lo scontro fra i l’acciaieria Arvedi e i cittadini di Cavatigozzi è salito ancora di livello. Ora pende un ultimatum sulla testa dei 94 cittadini di Cavatigozzi, che denunce sull’emissione di diossina fuori dai parametri non ne hanno presentate, eppure si sentono minacciare un’azione di risarcimento danni se non chiederanno pubblicamente scusa entro il 31 agosto. Il loro silenzio, per i legali, equivarrà a una confermata calunnia. Arvedi tramite i suoi legali ha chiesto poi di non divulgare la lettera raccomandata ricevuta dai 94 ‘criminali’ il primo agosto. Il giornale La Provincia non tratta più nemmeno il problema, come non esistesse o fosse già risolto, ovviamente a favore del suo editore Giovanni Arvedi. Il maligno insinuerebbe che tale, fra l’altro, è la funzione dell’editoria di proprietà privata. E il maligno ha buoni argomenti.

Il deputato Luciano Pizzetti

Anche il politico però ne è dotato. Dopo aver trattato il caso Arvedi-Cavatigozzi dal punto di vista degli austeri princìpi, quest’anima candida di blog, minuscolo ma fiammeggiante di pathos, chiede al deputato Luciano Pizzetti la via praticabile di fatto per una soluzione del problema.

Secondo il parlamentare del Partito democratico “manca un punto d’incontro, per discutere e risolvere i problemi: e dev’essere il Comune. Se io fossi nell’amministrazione comunale mi batterei proprio perché svolgesse un ruolo di mediazione”. E aggiunge “Francamente io questa lettera (dei legali di Arvedi, ndr.) non l’avrei scritta, ma d’altra parte se fossi uno dei cittadini di Cavatigozzi non insisterei sulla diossina, sugli altri problemi aperti sì. Le analisi che valgono sono quelle dell’Arpa e i limiti vigenti sulle emissioni di diossina non sono stati superati. Però c’è altro di cui parlare. L’amministrazione comunale secondo me dovrebbe ricostruire un tavolo di confronto, in modo da discutere del rumore, delle opere di mitigazioni, e di tutto quanto si può fare per rendere migliore la qualità di vita degli abitanti di Cavatigozzi. Se io mi trovassi a vivere in quel contesto, circondato da impianti di quel tipo, non sarei felice, e non lo sarebbe neanche lei”. Chi non annuirebbe, sospirando e pensando ai cittadini di Cavatigozzi, un tempo ameno borgo agricolo (con annessa cava dei signori Tigozzi) e oggi area industriale che stringe le case come in una morsa?

Dunque Pizzetti lascia intendere come fare: sbarazzarsi dei problemi insolubili (diossina, ultimatum del 31 agosto), e poi ragionare. Perché non provare?

“Si può discutere – aggiunge Luciano Pizzetti (Pd) finché si vuole sul perché della collocazione dell’acciaieria, poi ampliata, dare delle responsabilità, ma l’acciaieria non si muove. Non va chiusa: va reso possibile convivere meglio con l’industria. Ed è per questo che schierarsi da una parte o dall’altra non è utile: le parti non dialogano. Occorre che il Comune si faccia luogo di confronto appunto per apportare i miglioramenti possibili”.

Raccoglierà il Comune il pragmatico appello, già lanciato dalla capogruppo Maura Ruggeri (Pd)? Attiverà il Comune l’Osservatorio Arvedi invitando una delegazione dei 94? Oppure il sindaco o l’assessore Bordi, che finora l’ha rappresentato nelle questioni legate all’ambiente (è la sua delega e pure la sua professione di tecnico Arpa) potrebbero inizialmente ricevere i cittadini e inaugurare un clima di distensione? Non c’è che da augurare la fine delle lotte e l’inizio di un periodo di confronto utile al cambiamento in meglio, per Cavatigozzi. Compirà il Comune un gesto di distensione?

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