Butto un po' di pensieri al vento, che tira forte qui fuori: oceano azzurro di nuvole e sole oltre i vetri della finestra.
Stamattina è stato il primo giorno di suola per Di e non è andato propriamente bene.
Non che mi sorprenda visto lo sconvolgimento di questi mesi e il trasloco.
Ora è proprio finito, anche le ultime cose sono state sistemate e anche Izio è stato traghettato nel sottotetto.
Nessuno sembra l'abbia presa male, poi vai te a sondare i reconditi spazietti che ci sono nelle menti dei bambini e degli animali.
Ah, e degli adulti, naturalmente.
Qui mi piace, mi siedo alla finestra e guardo fuori.
Quasi sempre si vedono le colline in lontananza che fanno da quinta a questa pianura piena di cielo.
Che poi uno dice pianura, ma ce ne sono di tanti tipi.
La bassa, da dove vengo, è più claustrofobica. Saranno tutti quegli argini a bloccare la vista, sarà che è proprio bassa, e i monti si vedono solo nelle giornate gelide e serene dell'inverno.
Stamattina mi sono svegliata con il rosso dell'alba che arrivava dalla finestra, ancora senza tenda ovviamente. E' una bella sensazione.
Per il resto la vita scorre tranquilla, in una nuova forma di serenità senza certezze.
Ogni tanto ripenso alla Grecia, compro libri che me la ricordino e mi preparo all'inverno.
E' stato davvero un bel viaggio. Morbido, lo definirei.
Lungo e ricco. La penisola calcidica ha un clima molto diverso rispetto alle altre zone che avevo visitato. E' più ventilato, meno caldo e umido. Un po' "toscaneggiante"nel paesaggio. Se mi passate il termine!
Siamo stati a lungo vicino al monte Athos che mi è rimasto negli occhi. Altero e irraggiungibile, con la sua fedele compagna nuvola.
Le donne non posso accedere alla repubblica monastica, nemmeno gli animali se non di sesso maschile. Come hanno detto saggiamente due belle persone che sto imparando recentemente a conoscere... le donne distraggono, eppure non se ne può fare a meno.
E quindi non mi è rimasto che rimirarlo da lontano chiuso nel suo bozzolo di foschia.
E sempre parlando di monti, ho dormito ai piedi dell'Olimpo. E lì capisci perchè è teatro di miti e leggende. E' maestoso e imponente, un anfiteatro di picchi e gole.
Il mare invece era caldo. Caldo come in Grecia non ho mai sentito se non nelle "Elafonissi" varie che ho incrociato per la via (sono pezzi di mare bassi tra la terraferma e un'isoletta. Hanno tutte più o meno lo stesso nome e le stesse caratteristiche: sembrano paradisi tropicali dalle acque cristalline e basse, sabbia bianca o rosata).
Di è stato un viaggiatore provetto. Interessato a tutto, si è lamentato poco e ci siamo divertiti parecchio. Alla sera si tornava alla "casa del signore" (che era ovviamente il proprietario dell'appartamento in cui stavamo: persone davvero difficili da lasciare lui e la moglie, tanto ci hanno fatto sentire a casa) e poi di nuovo in paese dai suoi "amici greci". Ha giocato tanto, in ogni posto trovava qualcuno. La Grecia, ho scoperto, è un enorme cortile di paese dove i bimbi si "accrocchiano" con una facilità estrema.
Mi è rimasto nelgi occhi e nel cuore però un altro incontro, al confine tra Serbia e Croazia nel viaggio di ritorno. C'è un posto dove ci si può fermare e oltre al solito bar d'autostrada c'è un hotel con una terrazza su uno splendido fiume e un campeggio di minuscole casine che sono poi botti da vino enormi.
Lì giocava Lèon.
Lui e Di hanno giocato per una buona mezz'ora. In silenzio perchè non si capivano, seduti perchè lui non poteva camminare. Alla fine quando siamo stati costretti ad andare si sono scambiati una macchinina.
E quella è rimasta la macchinina di Lèon.
Vi lascio un po' di foto. E scusate, ci sono poco ma sto facendo "inserimendo" nel mio nuovo mondo.
Mi ci vuole un pò di pratica!