Giusto nel post di sabato ho esordito scrivendo "Ho un problema di accumulazione" e scherzando sulla quantità di prodotti make-up in mio possesso. Poi ieri sera ho visto questo video, e allora sì, penso che sia il caso di parlare seriamente di questo argomento:
Elena è una youtuber che ho scoperto da poco. Schietta nei modi, sincera e auto-ironica, ho apprezzato soprattutto i suoi video che indicano gli errori che non si dovrebbero commettere al momento di applicare questo o quel tipo di make-up, sfatando molti luoghi comuni e facendo sempre presente la differenza che c'è tra il trucco sul viso di una modella, per esempio, e quello da portare tutti i giorni. Questi video si intitolano "Cazzate quando si applica l'ombretto" e via dicendo, e oltre a essere utili sono esilaranti per il tono usato da Elena, che di tanto in tanto ci tiene anche a ribadire che la sua parola non è legge e che ognuna poi può decidere di seguire o no i consigli che lei dà.
Il video che vi ho girato è una "ramanzina" che in molte non hanno gradito. E' stata messa in discussione la buona fede di Elena, ritenendo che abbia tirato fuori una polemica giusto per avere più seguito, e la sua iniziativa è stata presa come un tentativo di moralizzazione. Come sapete, a me le polemiche stanno proprio strette, e in fondo molte volte non mi interessa neanche sapere troppi perché e per come (vi pare che a una a cui non frega una mazza del sapere che, mentre tutti stanno festeggiando San Valentino, X originalissime persone stanno scrivendo ovunque che San Valentino è una festa commerciale e io non la festeggio perché San Valentino è tutti i giorni, potrebbe fregare una mazza di una polemica nata da uno spunto interessante? Ecco, appunto), ma questo video solleva una questione che mi girava per la testa da qualche giorno e che non sapevo da che parte acchiappare. Doveva ancora prendere forma, e questa è una buona occasione per dargliene una.
In pratica, da quando il web è affollato di beauty blogger e youtuber bravissime che fotografano, swatchano, spiegano, recensiscono, documentano, ispirano, consigliano/sconsigliano, molte ragazze si sono avvicinate al make-up più di quanto le loro coetanee avessero fatto nel passato. Questo dal mio punto di vista è molto bello, perché si è creata una specie di alfabetizzazione di massa molto capillare per queste ragazze che non si erano mai avvicinate a un fondotinta o a un ombretto.
Non che truccarsi sia indispensabile, ovvio, ma visto che a nessuno (credo) è mai venuto in mente di girare un video su come compilare un bollettino postale o rammendare un calzino, credo che questo sia stato e sia tutt'ora un buon servizio per le ragazze che vogliono imparare a truccarsi o che sono interessate alle ultime novità cosmetiche.
Il punto che Elena solleva è questo: un conto è comprarsi dei trucchi e un conto è indebitarsi per i trucchi. Un conto è possedere delle cose che piacciono e ci fanno felici e un altro è essere felici perché possediamo tutto quello che ci piace, aggiungerei io. Nemmeno se crisi e recessione non fossero parole che sentiamo ogni giorno al tg e nelle nostre vite potremmo mai avere tutto quello che ci piace, e non dobbiamo lasciare che la nostra serenità sia turbata da questa impossibilità.
La ragazzina di cui parla Elena ha confuso il possesso di cose belle, costose ed effimere con la felicità. Ha odiato la mamma che non le dava i soldi per comprarsi i trucchi che desiderava così tanto. Si fa presto a definirla una ragazzina sciocca ed egoista, ma è proprio a 15 anni che si vuol essere come tutti gli altri, ve lo siete scordato? E se i video e i blog di make-up occupano una grande fetta della nostra vita, perché non dovremmo desiderare tutte quelle cose bellissime? Però desiderare è un conto, possedere è un altro. Queste cose bellissime hanno un costo e chi le possiede in linea di massima ha un lavoro più o meno remunerativo che consente loro di spendere più o meno denaro in quei prodotti. Nei casi delle ragazze più famose, si tratta molte volte di omaggi da parte delle aziende, non c'è niente di male a ricordarlo e a tenerlo presente. C'è qualcosa di male, invece, nel mettersi in testa che non possiamo essere felici senza avere tutti quei trucchi. E nemmeno questa sensazione è del tutto colpa nostra, perché la società fa di tutto per farci consumare e comprare e consumare e sprecare e poi comprare di nuovo, e gli adolescenti sono la fascia di mercato più appetibile, perché non hanno ancora imparato a fare sacrifici, né hanno smesso di puntare i piedi. Quando si cresce - o quando si aprono gli occhi, perché questa sensazione può attanagliare anche una persona adulta- si capisce che non dobbiamo avere proprio tutto, ma si può e si deve fare una scelta tra quello che vorremmo e quello che ci serve. Eppure è difficile, perché sono davvero cose bellissime. Eppure dobbiamo provare a "disintossicarci", a volte.
Io ho iniziato a comprare (e usare) make-up a 14 anni circa. Ho visto mia mamma truccarsi e curarsi la pelle da che ho memoria, e ho iniziato a fare come lei appena ho potuto. Fino a 21 anni ho veleggiato tra il low cost, poi ho smesso di fumare e ho iniziato a provare un piacere molto intenso nell'investire i soldi che non stavo più spendendo per le sigarette in make-up di lusso. Ero ancora una studentessa, e il denaro che guadagnavo con i molti lavoretti che facevo d'estate o nei fine settimana era quasi tutto dedicato ai miei "vizi". - sigarette, + make-up è stato un baratto vantaggioso. Nello stesso periodo ho iniziato a frequentare il web e il forum femminile di cui vi ho parlato più volte, in cui ho conosciuto ragazze che abitavano in grandi città e che mi hanno fatto scoprire marche che da me non si trovavano. Io avevo dei trucchi bellissimi, che amavo e usavo con dedizione, ma io volevo quelli! Poi iniziai a frequentare MakeUpAlley, e lì scoprii che le ragazze americane avevano addirittura intere cassettiere di make-up (oltretutto di marche che non sarebbero mai arrivate da questa parte dell'oceano)!
Incredibile. La situazione era abbastanza frustrante. Poi un'amica che aveva vissuto per un periodo in USA mi spiegò che molte di quelle ragazze non facevano altro che acquistare, usare una volta o due i prodotti, per poi riportarli in profumeria, dove potevano cambiarli o addirittura ricevere indietro i loro soldi, senza neanche dover spiegare il motivo della restituzione. La questione della grandissima quantità di make-up in loro possesso rimaneva, ma io scoprii che quello che mi affascinava di più era la continua novità dei prodotti nelle foto che loro pubblicavano sui forum di MUA e, adesso che me ne era stato svelato l'arcano, mi sembrava meno necessario possedere tutto. Iniziai a riscoprire i prodotti che avevo comprato nei mesi precedenti, e a godermeli con meno frenesia. Di tanto in tanto effettuavo l'acquisto di qualcosa che mi serviva o mi piaceva, ma con un ritmo molto più disteso.
Da due anni a questa parte, però, è successa una cosa che ha rivoluzionato le mie abitudini: ho iniziato ad acquistare on line con estrema facilità. Se controllaste le transazioni del mio account PayPal, trovereste che la maggior parte degli acquisti è stata effettuata su siti di cosmesi. Avendo portato a termine quasi tutti i prodotti acquistati negli anni, ho ricominciato da capo: ho accumulato in pochi mesi decine di smalti colorati, molte palette di ombretti, svariati rossetti. Adesso non sono più una studentessa che mette da parte due soldini per gli sfizi con qualche lavoretto, ma continuo a non navigare nell'oro, non vivo più con mamma e ho delle responsabilità e delle spese in più, quindi ho sempre cercato di rispettare un certo budget, e quando l'ho superato ho cercato di fare astinenza il mese successivo. Non è stato sempre facile. Più leggi, più vedi, più ti vien voglia di provare questo o quello.
E' ancora la voglia di novità, per quanto mi riguarda, e anche il fatto che un rossetto o un ombretto, a differenza di un indumento, non risentono dei chili che ho accumulato negli ultimi 2-3 anni e quindi mi possono dare gioia anche se il mio girovita è più largo di quanto vorrei.
Però, proprio in questi giorni, mi sono scoperta a passare in rassegna diverse novità cosmetiche e a pensare: Mmm, tutto qui? Questo ce l'ho, questo ce l'ho, questo non mi piace, questo ce l'ho quasi uguale... . E poi a vedere sul web le foto di cassetti e cassettiere piene di trucchi altrui, ho provato un certo senso di nausea. NON disprezzo le ragazze che li possiedono, badate bene, ma il senso di sazietà che si prova dopo aver fatto una scorpacciata del proprio cibo preferito. Questo è il segno che sono pronta a mettermi a dieta cosmetica per un po'. Intendiamoci, le novità continueranno a piacermi ed entusiasmarmi (tipo i nuovi rossetti di YSL, splendidi!), ma si passa alla fase di "sedimentazione" e "smaltimento". Perché, effettivamente, oltre a esserci un problema di ordine economico nel voler soddisfare ogni nostro desiderio cosmetico, c'è anche la difficoltà di dover usare tutto prima che vada a male. Perché coi PAO non si scherza, e finire un rossetto in 24 mesi è difficile, se in contemporanea ne stiamo usando altri 10. Se siamo collezioniste, ok, ma se soffriamo nel dover buttare un cosmetico scaduto, forse è davvero il caso di comprare di meno e godersi di più le cose che possediamo.
E' un discorso importante che potrebbe essere applicato a tutti gli altri ambiti della nostra vita quotidiana. Non si può andare avanti a consumare, comprare, buttare e comprare di continuo. Imparare a comprare la giusta quantità di cibo, vestiti, strumenti tecnologici e chi più ne ha più ne metta è un passo importante verso una decrescita che potrebbe essere l'unica via verso l'alleggerimento della nostra impronta sul pianeta terra. Ma noi qui siamo a parlare di cose effimere come il make-up, e limitiamoci a questo, lasciando anche da parte i moralismi che spesso scaturiscono nel parlare di questi argomenti, e, se lo riteniamo opportuno, analizzando un po' le nostre abitudini.
Non è immorale pensare alla propria bellezza mentre ci sono i bambini che muoiono di fame in giro per il mondo: non è che chi non si trucca stia sempre lì a imboccare i bambini denutriti. E' solo che il trucco è un'attività prettamente femminile e quindi una di quelle contro le quali è più facili puntare il dito. Pensiamo al prossimo E a noi stesse. Le due cose non si escludono a vicenda.
Non c'è niente di sbagliato nel comprare un cosmetico da 50€, se in quel momento me lo posso permettere.E' uno spreco scoprire che è andato a male prima che riuscissi a usarle più di 5 volte.
Chi mostra sul web collezioni infinite di make-up può permettersele (se e come sono cavoli suoi, sempre, non sta a noi farle i conti in tasca, altrimenti si chiama invidia, moralismo, non avere niente di meglio da fare), o riceve molti articoli in omaggio: possiamo seguirle, ammirarle, invidiarle, ma questo non ci deve togliere il sonno e il sorriso se non possiamo arrivare a possedere la stessa quantità di oggetti.
Perché in fondo gli oggetti sono oggetti, e anche se non ci trasformeremo mai in eremite liete di campare con un burrocacao e una tonaca di lino, perché siamo troppo appassionate di cose sanamente frivole e immerse fino all'osso nella società odierna, dove gli stimoli sono sempre in agguato, arriva sempre il momento in cui saremo capaci di dare un colpo al cerchio (voglio tutto, tutto, tuttoooo!) e uno alla botte (ok, questo non mi è indispensabile, ma mi piace e lo compro, di questo posso fare a meno tranquillamente, questo mi serve). Non sempre è facile, perché gli acquisti compulsivi spesso ci rallegrano e ci allontanano dalle ansie e dalle delusioni del quotidiano, ma se il make-up arriva a essere un'ossessione, no, non è più una cosa bella come merita di essere.
Elena conclude il suo video chiedendo a tutte coloro che mostrano le proprie collezioni di make-up al grande pubblico del web di prendersi un momento per spiegare più o meno le stesse cose che lei dice nel video, una specie di "Please, don't do it at home" che più che un parental warning è un consiglio da un'amica più grande verso le tante, tantissime ragazze molto giovani che ogni giorno accedono alla rete e sognano armadi pieni di articoli di make up.
Conosciamo noi stesse, e valutiamo tutto il resto di conseguenza.Per quanto il mio pubblico sia piuttosto ristretto e mediamente adulto sono contenta di aver trovato l'occasione di questo post grazie a Elena e alla storia di Marta, non tanto per creare un'atmosfera da alcolisti make-up addict anonimi, ma perché, visto che in rete tutto è così immateriale, veloce e vicino, di tanto in tanto un reality check non può fare che bene, non trovate?
A voi la parola, buon lunedì!
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