
“Accuse false ed infondate”. Così Guillaume Soro, presidente dell’assemblea nazionale (il parlamento della Costa d’Avorio) ha risposto ai sospetti di coinvolgimento nel fallito golpe dello scorso 17 settembre in Burkina Faso. Le dichiarazioni giungono a distanza di pochi giorni da una perquisizione delle forze dell’ordine nella sua abitazione nella capitale burkinabé Ouagadougou.
Le stesse autorità locali avevano giustificato il provvedimento con un presunto collegamento tra Soro - ex capo ribelle delle ‘Forze Nuove’ ivoriane, a lungo residente nel paese - e Diendéré.
Secondo indiscrezioni apparse sulla stampa, durante la perquisizione sarebbero state ritrovate armi e giubbotti antiproiettile. Inoltre, a complicare la posizione del presidente del parlamento esisterebbero anche delle intercettazioni telefoniche tra Soro, Diendéré e i sospetti organizzatori del golpe, vicini all’ex capo di stato del Burkina Faso, Blaise Compaoré. Quest’ultimo si è rifugiato proprio in Costa d’Avorio dopo la sua fuga da Ouagadougou circa un anno fa.
Soro ha spiegato di non essersi pronunciato prima sulla vicenda della perquisizione perché impegnato nella campagna elettorale con cui il presidente della repubblica ivoriano Alassane Ouattara cerca la rielezione. Il voto è in programma per domenica.
“Non voglio che qualcosa che mi riguarda possa servire ad avversari e nemici per turbare la serenità del processo elettorale”, ha dichiarato in proposito. “Facciamo le elezioni, innanzitutto, poi parleremo di politica internazionale”, ha aggiunto.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
