Qualche giorno fa sulla nota rivista americana Wall Street Journal è stato pubblicato un dossier nel quale veniva illustrata la modalità mediante cui Google abbia provveduto ad aggirare le impostazioni per la privacy di Safari.
A quanto pare safari non sarebbe l’unico browser!
Google, infatti, avrebbe “saltato” anche i controlli di ulteriori browser web tra cui Internet Explorer, così come fatto notare da Microsoft stessa mediante un apposito post sul suo blog ufficiale.
Dean Hachamovitch, vice presidente Internet Explorer, spiega nel post sul blog come Google si serva di un buco nelle specifiche P3P che gli permette di aggirare le preferenze di gestione dei cookie e come utilizzando questo apposito codice big G sia in grado di aggirarne la protezione permettendo quindi la gestione di cookie da terze parti.
A tali accuse Google ha risposto che Microsoft identifica il problema nel protocollo P3P, sviluppato nel 2002 e che di fatto chiede ai siti di riportare le proprie pratiche di privacy in modo che siano leggibili dai sistemi.
Tale pratica, sottolinea Google, appare però inattuabile se si vuole rispondere alle esigenze di quella che è l’esperienza di utilizzo moderna del web, così come ben noto a tutti, Microsoft compresa.
Per supportare la propria tesi Google ha poi tirato in ballo un apposito studio, pubblicato nel 2010 dalla Carnegie Mellon University, che dimostra come 11.000 siti dei 33.139 non siano in grado di fornre informazioni P3P che rientrino negli standard.
Secondo voi come andrà a finire?