Dodici puntate tematiche non di informazione ma di formazione, che attraversano l’arte contemporanea con aperture ad altri linguaggi come performance, architettura, cinema, video, musica. Un dialogo socratico tra un critico d’arte -uno dei più famosi a livello internazionale- e artisti, fotografi, architetti, musicisti, curatori, direttori di musei, collezionisti, galleristi, che costituiscono i diversi anelli del sistema dell’arte.
«Fuori quadro - spiega Bonito Oliva - è una trasmissione di educazione al gusto del contemporaneo attraverso una trama che non vuole essere pedante, ma piuttosto penetrante. La speranza è quella di poter guidare lo spettatore nelle molteplici direzioni dell’arte contemporanea che non è un labirinto, ma una strada con molti sentieri luminosi».
Ogni settimana un tema con indagini e riflessioni storiche, interviste ai diversi addetti ai lavori italiani e stranieri, immagini mai presentate prima sulla tv generalista. In ogni puntata inserti di video arte e la rubrica “Opera Aperta” con il focus su un’opera di arte contemporanea collegata al tema trattato.
Fuori quadro cercherà di cogliere la complessità dei linguaggi contemporanei. «Non sarà un programma sull’arte, ma sulla super-arte - aggiunge Bonito Oliva - una trasmissione interdisciplinare, transnazionale e multimediale. Ogni appuntamento coprirà lo spettro completo dell’arte che comprende il critico che spiega, l’artista che crea, il museo che storicizza, il collezionista che tesaurizza, il gallerista che espone, i media che celebrano, il pubblico che contempla».
Fuori quadro è un programma di e con Achille Bonito Oliva, scritto con Cecilia Casorati, Paola Marino, Alessandro Buccini, per la regia di Domenico De Orsi, realizzato da Athena Produzioni srl.
LA PRIMA PUNTATA"In Totale"Per molti secoli l’arte ha parlato lingue e linguaggi diversi e separati affidando per un lungo periodo il primato all’architettura, in un altro periodo alla pittura. Nel Seicento, con il Barocco, inizia ad emergere l’esigenza di dare rappresentazione a un nuovo tipo di società, più complessa, anche attraverso un’idea di spettacolo: si comincia così a parlare di sintesi delle arti e di arte totale.Questa idea di arte totale trova nell’Ottocento una sua applicazione e definizione con il lavoro del musicista tedesco Richard Wagner che a Bayreuth realizza il suo teatro: lo progetta, lo costruisce, ne realizza le scene, compone la musica. È uno spazio nel quale il pubblico coabitava con l’arte per molte ore, tanto che le opere erano così lunghe che gli spettatori mangiavano nei palchi. Dal Festpielhaus di Bayreuth, la poetica wagneriana di Gesamkunstwerk, opera d’arte totale, s’irradia ben presto in tutta Europa. Poeti e letterati come Baudelaire o Mallarmé ne sottolinearono l’importanza, mentre la sintesi delle arti diventò un linguaggio essenziale delle ricerche delle avanguardie artistiche, dalla Secessione viennese a Kandinskij, dal Futurismo alla Bauhaus.Il concetto di arte totale prosegue anche nella nostra contemporaneità, declinandosi in molteplici direzioni e orizzonti di ricerca: l’attività di molti artisti, come per esempio il fiammingo Jan Fabre, incontrato da Achille Bonito Oliva in occasione della sua mostra al MAXXI di Roma Jan Fabre. Stigmata. Actions & Performances 1976-2013; l’applicazione nelle grandi mostre internazionali come La Biennale di Venezia del 2013, ispirata al progetto utopico degli anni ‘50 inseguito da un italiano emigrato negli USA, Marino Auriti, di concepire un Palazzo Enciclopedico, ripreso in chiave attuale dal direttore Massimiliano Gioni, protagonista di una conversazione con Achille Bonito Oliva; l’idea di performance costante con coreografia, musica, fotografia, cinema e arti visive, tutte insieme sintonizzate su un unico tema, al centro del progetto di festival multidisciplinari che si tengono a Bologna da molti anni e promossi da Andrea Lissoni, curatore anche di Pirelli HangarBiccoca di Milano e della Tate Modern di Londra, anche lui intervistato nel corso della puntata. In chiusura, la rubrica settimanale “Opera Aperta” con il focus dell’opera rappresentativa del tema della puntata avrà come protagonisti gli artisti Peter Fischli e David Weiss con la video installazione The Way Things Go (“Così vanno le cose”) del 1987.