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Acid Jazz di matrice più funk che jazz

Creato il 03 luglio 2012 da Scribacchina

Non è necessario esser dei geni, soliti lettori, per intuire che i principali filoni ispiratori dell’Acid Jazz son stati il jazz da un lato, il funk dall’altro. E che i primi sentori d’Acid Jazz s’avevan già alla fine degl’anni settanta: basta ascoltarsi un paio di brani del buon Herbie (Hancock) per aver un piccolo assaggio di quello che, in seguito, sarebbe assurto a vero e proprio genere, con sue peculiarità.

A questo proposito, la Scribacchina seria mi suggerisce di definir l’Acid Jazz alla stregua d’uno «straordinario caleidoscopio dove fusion, soul, funk e musica elettronica si contaminano a vicenda, ottenendo risultati sorprendenti, sempre diversi».
Definizione ineccepibile, nulla da dire.
Aggiungo solo una cosa: talvolta il confine tra i generi è tanto sottile da portare taluni a definire «acid jazz» ciò che in realtà è fusion (o jazz) e viceversa: ognuno, si sa, ha propri parametri e proprie idee.
Considerate dunque le mie proposte di oggi come
«Acid Jazz di matrice più funk che jazz» (il «più jazz che funk», invece, lo scoprirete a breve, in un futuro scritto della sottoscritta): così è poiché mi pare.

E giacché quest’articoletto è in corsivo, vergato dalla Scribacchina svagata, scordatevi di legger ulteriori definizioni tecniche o stralci di recensioni
«fatte come si deve»: in queste righe troverete soltanto brandelli di ricordi della sottoscritta sotto forma di brani ascoltati all’epoca che fu. Ossia non quando il genere è nato, ma quando è sbocciato in tutta la sua bellezza nel cuore della sottoscritta. Metà anni Novanta, anno più anno meno. 

***

Oh, prima d’iniziare, debbo comunicarvi una notizia brutta e una bella.
Brutta: di alcuni brani cui tenevo in modo particolare non trovo traccia nel santissimo YouTube. Confesso che la cosa m’intristisce non poco.
Bella: dei succitati brani vi propongo adeguati sostituti, sempre firmati dal medesimo artista. Magra consolazione, ma tant’è: ve la farete andar bene.

*** 

Izit - Just A Matter Of Time
Questo è uno dei brani cui accennavo più sopra: religiosamente custodito nei ciddì di Scribacchina, pare sia uccel di bosco nell’immenso calderone d’YouTube. V’invito a cercarlo pei fatti vostri in altri lidi. Nel frattempo, v’ascolterete un altro brano di lorsignori, Everywhere (Part 2), impreziosito dalla bella voce di Nicola Bright-Thomas:

  

The Headhunters – Funk Hunter
Signori, un nome di tutto rispetto: gli Headhunters. Tanto per tornare a parlare di reminiscenze fine anni Settanta, di sperimentalismo, di fusion in bilico tra elettronica e funk. Immagino non sia necessario specificare a chi appartengono le mani che giostrano, con sapiente maestrìa, tra tastiere e sintetizzatori varii:


Fila Brazillia - Bovine Funk
V’aveva già avvertiti, nevvero?, che i miei ascolti son tutto fuorché mainstream: questo è un ulteriore esempio. E infatti, provatevi a cercare il filmato del brano Bovine Funk su YouTube: troverete il nulla.
Dommage, trattavasi di brano davvero interessante. V’accontenterete d’un altro pezzo dei Fila Brazillia, titolato Subtle Body, che però – ahimé – nulla ha di funk:


Alphonse Mouzon – The Jogger

Dannazione e stra-dannazione: pure di questo brano è impossibile scovare il filmato YouTube; pare sia destino che le proposte di quest’oggi muoiano sul nascere. Ebbene, vorrà dire che vi consolerete col seguente brano, dove l’Alphonse Mouzon s’esibisce accanto ad una manica di gente piuttosto interessante:


The Poets Of Rhythm – More Mess On My Thing
Bella la sezione ritmica, di questo brano: basso e batteria paiono quasi due grandiose, infinite colonne portanti. Come non darmi ragione, soliti lettori?


Funk Revelation - Funky One
Figurarsi s’era disponibile, su YouTube, Funky One. Figurarsi.
E sia. Niente Funky One? Nessun problema. Opteremo per un’alternativa altrettanto funk, ovverosia il bel brano titolato Funky (quanta fantasia pei nomi dei brani, questi acidjazzfunkettari…):


Family Tree – Together
Finalmente, YouTube pare collaborare. Together dei Family Tree fu uno dei brani che conquistarono Scribacchina all’Acid Jazz. Non tra i più notevoli del genere, l’ammetto, ma… si lascia ascoltare. E ricordare.


Blindosbarra – Altra Mentalità
Chiudiamo ammodino l’incursione nell’«Acid Jazz di matrice più funk che jazz» colla citazione d’un brano dei genovesi Blindosbarra, Altra Mentalità; bello il testo, in bilico tra italiano e vernacolo ligure. Non essendo stata in grado, la sottoscritta, di cavarlo da YouTube, non vi resta che sentire un altro notevole brano dei Blindosbarra: Vagabundo. Pezzo che – ma non mi pare vi sia bisogno di specificarlo – nulla ha a che vedere col Vagabondo di nomadiana memoria.


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