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L'acqua è uno di quegli argomenti assoluti così trasversali, da permetterle di entrare davvero in qualunque tipo di discussione, che sia politica, filosofica, scientifica o linguistica. Se la esaminiamo dal punto di vista chimico, l'acqua è soltanto una sostanza composta tra le più semplici, ma poi in effetti quella che ci troviamo tra le mani o meglio nei bicchieri è un'altra cosa, una soluzione chimica complessa che a tutti gli effetti può presentare aspetti diversissimi, dai più benefici ai più pericolosi, pur se la chiamiamo sempre acqua. Però questo punto non viene mai preso in considerazione.
Come noi, i filosofi presocratici, alla ricerca di spiegazioni prescientifiche, vedevano nell'acqua il suo concetto di costituente primario dell'universo, riconoscendone l'essenzialità per la vita. Non a caso anche la cosmogonia cinese considera l'acqua come uno dei 5 mattoni fondamentali che costituiscono il mondo. Già da Platone questa idea di sostanza, corrispondente al greco ousia, ciò per cui una cosa è quel che è anziché un'altra cosa, domina la scientificità dell'approccio che verrà poi codificato dalla chimica intesa come scienza. Dunque dobbiamo intenderla come sostanza o come soluzione quando ci riferiamo all'acqua? Nella lingua cinese è rappresentata dal carattere shuǐ, di cui abbiamo già parlato e viene davvero poeticamente descritta, come vedete in alto, nel suo aspetto visivo.
Il segno antico era costituito da tre rivoli quasi paralleli che scendevano sinuosamente verso il basso, poi a poco a poco i tre segni sono diventati più mossi, quasi che l'acqua, seguendo il flusso di un torrente rimbalzasse qua e là tra i massi e le pietre; così si è arrivati alla grafia attuale con un carattere elegante ed armonioso in cui le tre linee si piegano restringendosi dolcemente attorno a quella centrale prima di allargarsi nel flusso incontenibile del liquido che nessuna mano riesce a trattenere. Il carattere, per essere usato nei composti, viene ridotto alla sua essenza rappresentata da tre goccioline che cadono dall'alto, la terza addirittura rimbalza graziosamente al suo contatto con la dura superficie e lo troverete alla destra di tutti quegli ideogrammi in cui è insito il concetto di liquido come mare - hǎi - 海 (la madre dell'acqua) o vino - jiǔ - 酒 (l'acqua che contiene alcool), così se vedrete le tre goccioline, potete stare tranquilli, anche se non conoscete l'ideogramma, che si tratta di qualche cosa di liquido. Ecco dunque come questa lingua contadina interpreta lo stesso concetto filosofico greco. Ma noi, nella vita di tutti i giorni come dobbiamo considerarla quest'acqua benedetta? Sostanza o soluzione?
Certo sostanza proprio se è benedetta, quindi elevata a simbologia religiosa o se la consideriamo come materiale indispensabile alla vita, concetto che fa davvero a pugni con la bramosia di privatizzarla che pervade il mondo a caccia di occasioni per impadronirsi dei materiali chiave. In questo caso, addirittura da sostanza passa a elemento strategico. Ma se la mettiamo in bottiglia, eccola diventata una soluzione di una quantità di minerali notevole alcuni indispensabili altri dannosi, così, chi la vuole curativa e mineralizzata, chi la preferisce oligominerale e leggera. Forse la lotta che si sta sviluppando attorno a queste commodities diventa la base e la motivazione di tutte le guerre future, come se il diritto all'acqua fosse un bene negoziabile, mentre già l'antico diritto arabo definiva l'acqua come zaudìa cioè libera e disponibile per tutti senza condizioni. Forse se si ragionasse a partire da questo concetto per risolvere le conflittualità, anche l'acqua potrebbe davvero diventare una soluzione.
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