Per molti aspetti Marte è un pianeta molto simile alla Terra. La durata del giorno è solo 37 minuti più lunga rispetto a quella terrestre. L’inclinazione dell’asse di rotazione, pressoché identico al nostro, produce il susseguirsi di tutte e quattro le stagioni. Come sulla Terra, su di esso esistono vulcani, venti, tempeste di polvere, nuvole, calotte polari e canyon. Tuttavia, oggi, Marte è un pianeta secco e arido. Fin dalle prime osservazioni ad opera delle sonde appare evidente che, in passato, l’acqua liquida ha giocato un ruolo fondamentale nella formazione di alcune strutture geologiche. Negli ultimi anni, le migliaia di immagini catturate dalle sonde in orbita attorno al pianeta hanno mostrato delle strutture somiglianti a rivoli d’acqua lungo le pareti dei crateri e i pendii delle dune che variano nel tempo. La prova che a generarli sia proprio l’acqua è arrivata solo ora ad opera della sonda americana denominata MRO.
Grazie ai risultati ottenuti usando lo spettrometro e la camera presenti a bordo, gli scienziati hanno potuto individuare dei perclorati all’interno di questi rivoli. I perclorati sono dei sali che possono formare dei composti idrati stabili. Inoltre, sono in grado di abbassare la temperatura di congelamento permettendo all’acqua di rimanere liquida più a lungo e addirittura fino a -70°C. Una sorta di antigelo naturale.
I sali trovati sono in grado di assorbire l’umidità atmosferica formando una soluzione acquosa. Questo processo potrebbe, oggi, essere attivo su Marte. In un dato posto, se tutta l’umidità presente in atmosfera condensasse sulla superficie, lo strato di ghiaccio che si verrebbe a formare avrebbe lo spessore di un decimo di un capello. Per confronto, l’atmosfera terrestre contiene dieci mila volte più acqua rispetto a quella presente su Marte. Si intuisce che, per creare le strutture osservate sulla sua superficie, serve molta più umidità. La soluzione dell’enigma potrebbe risiedere da qualche altra parte. La fonte forse è nascosta nel sottosuolo. L’acqua liquida può formarsi in seguito allo scioglimento del ghiaccio presente proprio qui. Le simulazioni, tuttavia, mostrano che, alle latitudini osservate, la presenza di ghiaccio sotto-superficiale è altamente improbabile. Un’altra ipotesi vede la fuoriuscita improvvisa di acqua liquida proveniente da ipotetiche falde acquifere poste in profondità. Anch’esse, però, sono difficili da spiegare visto che, dalle immagini, la fonte di questi rivoli risulta troppo in alto rispetto a dove ci si aspetta di trovare le falde. Al momento nessuna di queste ipotesi è, da sola, in grado di spiegare quale processo ci sia dietro alla formazione di questi rivoli d’acqua. Probabilmente il meccanismo è ancora da scoprire.
La cosa che sembra certa è, comunque, la forte relazione fra queste strutture e la presenza di acqua al loro interno. L’ipotesi è che si siano formate a causa dell’innalzamento delle temperature estive che avrebbero favorito la formazione di acqua liquida. Quest’ultima non sarebbe pura. La concomitanza di perclorati fa pensare ad acqua salmastra.
Sulla Terra, l’acqua è un elemento fondamentale per la vita. La sua identificazione apre nuovi e affascinanti scenari in vista della missione ExoMars. Con il suo robot, nel 2018, l’Agenzia Spaziale Europea atterrerà per la prima volta sul Pianeta Rosso. A bordo avrà numerosi strumenti scientifici in grado anche di individuare una possibile attività di origine biologica. Chissà se non sarà quello il momento in cui avremo una risposta definitiva alla domanda: esiste vita al di fuori della nostro pianeta?
Fonte: Media INAF | Scritto da Filippo Giacomo Carrozzo