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Acqua: perche’ la Puglia non rispetta il referendum?

Creato il 28 gennaio 2012 da Lalternativa

Inutile insistere. In Puglia il referendum non lo rispetteranno mai. Nelle bollette dell’acqua continueremo a pagare quella maggiorazione che 28 milioni di italiani hanno chiesto e ottenuto che fosse abolita: la remunerazione del capitale investito. Ma cosa significa?

In pratica, ogni regione deve investire denaro affinche’ la rete idrica, quella che porta l’acqua nelle nostre case, sia sempre efficiente. Per questo servono opere di manutenzione, prolungamenti della rete, riparazioni delle perdite. In questa maniera l’acqua che scorre nei tubi non si disperde e sgorga fresca nei rubinetti delle nostre abitazioni.

Eppure, nonostante questi investimenti che in Puglia fanno lievitare il costo delle bollette del 7%, l’acqua non arriva dappertutto. E addirittura nel  capoluogo, a Bari, l’acqua non riesca a raggiungere tutte le abitazioni.

Per esempio in alcune zone del rione Carrassi, uno dei piu’ popolosi, l’acqua non arriva al terzo piano perche’ la pressione non e’ sufficiente a farla salire fino a li’. E gli abitanti di questi palazzi sono costretti a non lavarsi per giorni. Figuriamoci cosa devono sopportare i bambini.
Pur non essendo dei tecnici, ci viene in mente che andrebbero sotituiti i tubi che trasportano l’acqua, oppure delel valvoe. Insomma bisognerebbe fare dei lavori. Tanto i soldi da investire ci sono, paghiamo apposta il 7% in piu’. Eppure, davanti alle lamentele dei residenti, l’acquedotto ha rispoto: ”Non possiamo farci nulla” e ha suggerito agli abitanti del rione Carrassi ”di acquistare, a proprie spese, una ‘pompa idraulica’ per provare a spingire l’acqua fino ai piani alti”. Il costo? Circa 2mila euro.

Ma allora quel 7% in piu’ cosa lo paghiamo a fare? Si sono chiesti i cittadini avanzando anche opportuni dubbi sulla necessita’ di pagare la bolletta dell’acqua che non riescono a usare. ”Non lo chieda a noi”, rispondono gli impiegati dell’Aqp.

Sembrera’ strano ma ci viene il dubbio che questo famoso 7% che pahiamo in piu’, non serva cosi’ tanto a migliorare il funzionamento della rete idrica. Ma forse diciamo queste sciocchezze perche’ non siamo dei tecnici e quindi non comprendiamo bene i meccanismi del trasporto idrico.

Del resto, il presidente della Regione, Nichi Vendola, sa bene che le somme derivanti da quel 7%  servono a pagare ”anche la rata del bond a Merril Lynch” sottoscritto dalla giunta guidata dall’ex ministro Fitto.

Ma cosa c’entra ora questo bond? Ce lo spiegano proprio alcuni esponenti del centrodestra, ovvero il presidente dell’Autorità Idrica pugliese, Paolo Perrone, e il presidente dell’Anci Puglia, Gino Perrone: ”ll bond – chiariscono – fu sottoscritto all’epoca perché era indispensabile per poter consentire all’Acquedotto Pugliese di spendere (cofinanziando gli interventi) una somma di oltre 1 miliardo di euro stanziata dagli allora Governi nazionale e regionale per investimenti peraltro purtroppo non portati avanti da questo governo regionale. E che, se compiuti, probabilmente avrebbero portato la Puglia per sempre molto lontana dall’emergenza idrica. In secondo luogo – aggiungono – l’esistenza del bond era ben nota al governo Vendola anche quando il presidente e l’assessore (alle Opere pubbliche, Fabiano Amati) hanno sostenuto politicamente il referendum del 13 giugno scorso che ha sancito la impossibilità di applicare in bolletta la maggiorazione del 7% relativa al capitale investito”.

E in effetti quando ad Amati fu chiesto come mai non avesse detto durante la campagna referendaria che in Puglia il 7% non sarebbe mai stato abolito, l’assessore rispose candidamente: ”Nessuno me lo ha mai chiesto”.

C’e’ da dire (se vi piace il detto ‘mal comune mezzo gaudio’) che la Puglia non e’ l’unica Regione a non aver rispettato il referendum in Italia.

Non lo ha fatto, a distanza di 7 mesi, nessuna Regione italiana. Una ”negazione totale della democrazia”, l’ha definita l’ex presidente dell’Acquedotto pugliese e ora capo dello Ierpe (Institut Européen de Recherche pour la Politique de l’eau), il progessore Riccado Petrella.

E’ stato proprio lui, qualche giorno fa, ad attaccare Vendola: “Non si fa così una politica pubblica – ha detto Petrella – e l’acqua in Puglia non può passare attraverso il profitto e meccanismi di natura capitalista privata”, specialmente se dici ”che stai ripubblicizzando”.

Decisa la replica del governatore pugliese, il quale ricorda che ora l’Aqp e’ di proprieta’ della Regione e quindi, sulla carta, totalmente pubblico: “In Puglia – ribadisce Vendola – quel 7% non serve mica a remunerare capitale privato”.

Tuttavia di questi tecnicismi non vogliono piu’ sentir parlare i cittadini pugliesi ne’ tanto meno quelli che aderiscono al Comitato ‘Acqua bene comune’, i quali hanno deciso di fare ‘obbedienza civile’ al referendum, auto-tagliandosi dal costo delle bollette dell’acqua, la quota del 7%, proprio come ha deciso il referendum.

Vendola, pero’, non ci sta e risponde che ”non si puo’ chiedere a me di invitare i cittadini” a non pagare le bollette. Soprattutto perche’ in Puglia, dice, ”stiamo interpretando al meglio la battaglia referendaria, provando a ridurre il costo delle bollette”.

In realta’ il costo delle bollette sara’ ridotto, se tutto andra’ per il verso giusto, solo alle fasce ”meno abbienti della popolazione”. Una decisione che povrebbe essere presa nelle prossime settimane, e per la quale gia’ e’ stato aperto un tavolo istituzionale.

”Unico ostacolo”, sottolinea il governatore, ”e’ l’evasione del pagamento della bolletta da parte di molti cittadini, spesso ricchi, che con il loro comportamento non permettono la riduzione della bolletta ai cittadini” che ne hanno davvero bisogno. ”Chi piu’ ha, piu’ paghera’ – ha insistito Vendola – e chi spreca paghera’ di piu”’.

Principi sacrosanti, per carita’.

Ma nessuno ci toglie l’impressione che, nonostante un refrendum per il quale la Puglia si e’ battuta piu’ di altre regioni, i cittadini di questa regione dovranno accontentarsi, ancora una volta, di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ammesso sempre che l’acqua arrivi per poterlo riempire.


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