Acqua potabile: rubinetto, minerale o caraffe filtranti?

Creato il 23 luglio 2013 da Naturopatiablog @NaturopatiaBlog

Qual è l’acqua potabile migliore da bere tutti i giorni? Ve lo chiedete in molti e leggete qua e la pareri estremi e discordanti. Allora parliamo con equilibrio e senza preconcetti di acqua del rubinetto, acque minerali e caraffe filtranti.

Uno dei quesiti che spesso mi vengono posti è quale sia l’acqua migliore da bere: è preferibile bere l’acqua del rubinetto o qualche tipo di acqua minerale in bottiglia? E quale ruolo rivestono le caraffe filtranti e in genere i depuratori per l’acqua?

Acqua potabile e caraffe filtranti

Partiamo dalle caraffe filtranti, cercando ci capire come agiscono e a che servono: sostanzialmente sono dotate di un filtro a scambio ionico e carboni attivi che ha lo scopo di ridurre il calcare contenuto nell’acqua del rubinetto e che, per le acque molto dure, può essere una cosa vantaggiosa.

Inoltre le caraffe filtranti riducono il cloro aggiunto all’acqua per garantirne la sicurezza microbiologica, ed è quel sapore che spesso ci da fastidio. Ma il cloro è molto volatile: se mettete quindi l’acqua in una qualsiasi caraffa e la lasciate per un po’ all’aria, anche nel frigo, il cloro evapora e il sapore dell’acqua migliorerà notevolmente.

Se invece ci sono dei metalli pesanti, come ad esempio il piombo, che non arriva dall’acquedotto, ma , ahinoi, dalle condutture vecchie di casa, allora le caraffe filtranti sono in grado di ridurre, almeno in parte, anche i metalli.

Tenete però presente che i filtri vanno cambiati spesso seguendo le istruzioni della casa produttrice, altrimenti, non solo non risultano efficaci, ma possono divenire ricettacolo di batteri o muffe, che sono ancora più pericolose! Nel caso quindi che non ci sia una particolare durezza dell’acqua o una pericolosa contaminazione dovuta alle tubature, non c’è bisogno di utilizzare filtri o caraffe filtranti, perché l’acqua dell’acquedotto è già potabile e perfettamente fruibile.

Acqua potabile del rubinetto

Per quanto riguarda l’acqua del rubinetto, infatti, ogni Comune è tenuto ad eseguire tutta una serie di esami per legge, in modo da assicurarsi che l’acqua del rubinetto rispetti tutti i requisiti chimici, fisici, microbiologici, necessari a comprovare la assoluta qualità e sicurezza per i cittadini. Ne consegue che l’acqua del rubinetto si può bere tranquillamente, a meno che non venga comunicato diversamente dal Comune di riferimento. Tra l’altro, i risultati degli esami devono essere disponibili su internet per chi volesse leggerli e rassicurarsi.

Acqua potabile e acque minerali

Per quanto riguarda invece le acque minerali, queste devono sgorgare pure dalla sorgente e imbottigliate senza subire processi di “sanificazione”: anche queste acque rispondono a precise regole legali, ma i limiti di legge per il contenuto dei vari ioni sono meno restrittive per le acque che provengono dall’acquedotto. Questo perché è proprio la ricchezza in sali minerali la caratteristica distintiva di questo tipo di acque.

I parametri da considerare nella scelta dell’acqua minerale
Il primo parametro da considerare per la scelta dell‘acqua minerale in bottiglia è l’ indicazione del residuo fisso a 180 gradi, ossia la quantità di sali disciolti che restano dopo aver fatto evaporare l’acqua a 180 gradi.

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      • Se il residuo fisso è molto basso, e cioè minore di 50 milligrammi/litro, allora ci troviamo di fronte ad acque minimamente mineralizzate e che sono poverissime di sali e che quindi ostacolano la ritenzione idrica, sono fortemente diuretiche e aiutano l’eliminazione dell’acido urico, sono ottime per impedire la formazione di calcolo renali, ma attenzione: sarebbe bene alternarne l’uso con acque più ricche di minerali, soprattutto d’estate, quando abbiamo più bisogno di reintegrare i sali persi con il sudore, o in caso di attività fisica dove serve integrare minerali velocemente dopo lo sforzo.
      • L’ideale sarebbe un acqua cosiddetta “oligominerale”, con un residuo fisso tra 50 e 500 milligrammi/ litro, anch’esse leggermente diuretiche ma più adatte per un utilizzo regolare perché a lungo andare non impoveriscono l’organismo di minerali.
      • Se il residuo fisso si trova tra 500 e 1500 milligrammi/litro, ci troviamo di fronte ad una vera e propria “acqua minerale”, sicuramente più idonea agli sportivi, a chi suda molto in estate (o anche in inverno), ma non è adatta per un utilizzo giornaliero per quelle persone che sono più propense alla formazione di calcolosi in generale, quindi in tal caso controllate, al di là del numero di residuo fisso, anche la quantità di sodio contenuta nell’acqua. Infatti, se vi piace di più questo tipo di acqua, in commercio esistono sorgenti povere di sodio anche se ricche degli altri minerali. Insomma, fate attenzione alle etichette.
      • Ci sono poi acque con un residuo fisso superiore ai 1500 mg/litro, definita ricca in sali minerali, che possono essere utilizzate per brevi periodi, o per cure e trattamenti termali, quindi per scopi terapeutici, ma il cui uso abbondante e quotidiano risulterebbe dannoso per l’organismo aumentando enormemente il rischio di calcoli renali, senza contare che sono acque dal sapore particolare non sempre gradevole.

Un altro parametro da controllare in un’acqua minerale è il contenuto di nitriti e nitrati, che sono indice di contaminazioni organiche, e che dovrebbero essere assenti in un’acqua incontaminata. La legge fissa un limite di 45 mg/litro per i nitrati e 0.02 /litro per i nitriti, ma in realtà, meno ce ne sono meglio è!

Per quanto riguarda il contenuto di sodio, un massimale di 20mg/ litro sono accettabilissimi per considerare un’acqua minerale povera di sodio, perfettamente accettabile per il consumo anche da chi soffre di problemi di ipertensione, o ritenzione idrica, ricordando che esistono acque più povere di sodio, ma magari più ricche di altri minerali che a lungo andare fanno più male che bene. Pensate che un cucchiaio di parmigiano contiene 60/70 mg di sodio, quindi pari a tre litri di un’acqua che contiene 20mg/litro di sodio!

Ci sono acque minerali in cui prevale un elemento minerale particolare. Ad esempio, la Sangemini è ricca di calcio, l’Uliveto di fluoro, la S. Pellegrino di magnesio, la Ferrarelle di bicarbonato, l’acqua delle Isole Fiji è ricchissima di silicio, e cosi via. È chiaro che ognuno di noi ha una predilezione per un’acqua e non ci sono regole assolute di scelta, proprio perché la nostra scelta potrebbe essere guidata anche da una necessità organica, conscia o inconscia.

Un’ultima considerazione va fatta sulle acque minerali con le “bollicine”: queste, che sono anidride carbonica, dal punto di vista nutrizionale non fanno nessuna differenza, e la scelta tra acqua liscia e gassata si può tranquillamente lasciare alle preferenze personali.

Per quanto riguarda l’imbottigliamento dell’acqua minerale, non farò terrorismo psicologico come mi è capitato di leggere spesso sul web. Certo è che la bottiglia di vetro è sicuramente più ecologica e spesso riciclabile, ma non deve essere tra le nostre assolute priorità. È vero che la plastica è meno inerte, qualcosa cede di sicuro, come il bis fenolato, ma, ripeto, non è tra le cose che devono stare in cima alle nostre preoccupazioni: lo affermano molti biochimici accreditati: il problema nasce dalla conservazione delle bottiglie di plastica che non dovrebbero essere sottoposte al calore eccessivo ma devono essere conservate in luoghi bui, freschi e asciutti, al riparo quindi da fonti di luce e calore.

Pochi consigli per bere meglio

Ora, dato che l’acqua è un elemento che consumiamo in abbondanza e per tutta la vita, l’ideale sarebbe ogni tanto variare la qualità, per evitare accumuli di un minerale piuttosto che un altro, o di un tossico, magari non rilevato subito all’analisi, che con il tempo può portare problemi, o una carenza di altri oligo-elementi. Quindi il mio consiglio è variare il tipo di acqua, così come facciamo per altri prodotti, come il bagnoschiuma, lo shampoo, piuttosto che il dentifricio o la crema idratante, ricordando che l’acqua del rubinetto va benissimo, anche per preparare il tè, il caffè, o per l’acqua bollita per la preparazione dei cibi, bevendo in alternativa magari ogni tanto, acque minerali e oligominerali.

Per finire la cosa davvero importante è non dimenticare di bere in abbondanza, durante il pasto e fuori pasto, evitando pericolosi stati di disidratazione anche inconsapevoli. Quello sì che può essere il vero pericolo.

E allora, buona acqua a tutti!


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