Acqua, veicolo di informazione: nuove frontiere in medicina

Creato il 28 marzo 2014 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Salute

L’importante convegno sul tema che titola questo breve resoconto si è tenuto a Roma sabato 25 gennaio 2014, organizzato grazie all’efficace collaborazione tra il dr. Roberto Lala, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, e la dr.ssa Maria Luisa Agneni, coordinatrice della Commissione per le Medicine non Convenzionali. Meritato il successo del convegno, testimoniato dall’interesse con cui hanno seguito le relazioni i numerosi medici - omeopati e non - che hanno gremito la vastissima sala del Centro Congressi Frentani.
Non poteva essere altrimenti considerati il tema e l’importanza dei relatori: il Prof. Vittorio Elia, chimicofisico dell’Università “Federico II” di Napoli; il Prof. Emilio Del Giudice, per anni ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; il Prof. Luc Montagnier premio Nobel per la Medicina nel 2008, scopritore dell’HIV.
Da quando, nel 1988, il Dr Jaques Benveniste (affermato e stimato scienziato francese, vittima poi di campagne di denigrazione) propose il concetto della memoria dell’acqua, essa sembra essere diventata l’elemento che potrà dare una svolta a una diatriba vecchia di duecento anni riguardante le due più accese accuse rivolte all’omeopatia: non si conosce il meccanismo di azione dei medicamenti omeopatici e, secondo le conoscenze chimiche, essi sarebbero, come si suol dire, “acqua fresca”. Proprio l’acqua, dunque: il convegno romano ha consentito un aggiornamento sui dati raccolti e i risultati finora raggiunti.
Il Prof. Elia da anni si occupa di soluzioni acquose ultra diluite studiandone vari parametri: conducibilità elettrica, pH, calore di mescolamento, ecc. Titolo del suo intervento: Water memory: a physico-chemical study (Memoria dell’acqua: uno studio fisico-chimico), ed è consistito in una valutazione degli studi condotti orientati alla verifica dell’ipotesi che l’acqua, come veicolo di preparazione dei farmaci omeopatici, possa subire una variazione della sua struttura sopramolecolare: i dati finora raccolti e verificati sembrano confermare questa ipotesi.
Il Prof. Del Giudice ha presentato l’argomento dal punto di vista della Fisica: “La dinamica dell’auto-organizzazione della materia vivente”. Seguendo la teoria quantistica, dopo aver illustrato, con brillante sintesi, la differenza della fisica della materia inerte da quella degli esseri viventi, si è soffermato a disegnare l’importanza dei campi elettromagnetici nei processi di auto-organizzazione degli esseri viventi, sia in stadio di salute sia in stadio di malattia, e come si possano perturbare; in questi fenomeni l’acqua (ricordiamo che il 90% - novanta%! – delle molecole che formano un uomo sono proprio di acqua) ha un ruolo fondamentale per nulla trascurabile.
Water memory: medical applications (Memoria dell’acqua: applicazioni mediche) è la relazione con cui il Prof. Montagnier ha presentato gli studi cui, da vari anni, ha indirizzato le sue ricerche: il trasferimento d’informazione da acqua ad acqua tramite segnali elettromagnetici e ha presentato le possibili applicazioni mediche in campo diagnostico e terapeutico (per esempio: malattie degenerative, autismo).
In sintesi estrema: il DNA di virus o batteri lascia una sua impronta anche in soluzioni ultra-diluite e sottoposte a succussione (proprio come si fa per preparare i medicamenti omeopatici): questo segnale può essere registrato e trasmesso, per via telematica, ad un’altra provetta contenente solo acqua e presente in un laboratorio distante centinaia o migliaia di km. Quando questa seconda acqua riceve il segnale, le sue molecole entrano “in vibrazione” secondo il segnale ricevuto. Se si mettono nella seconda provetta i mattoni costituenti il DNA (come dei mattoncini del Lego), questi finiranno per aggregarsi a riformare proprio il DNA virale o batterico presente nella prima provetta, quella di partenza. Questo fenomeno è stato registrato, controllato e confermato in esperimenti più volte ripetuti: quindi, poiché avviene, significa che l’acqua ha conservato, e trasmesso, un segnale, un’impronta che aveva ricevuto da una sostanza in essa disciolta (il DNA, negli esperimenti di Montagnier). Altro che acqua fresca!
Gli studi, qui, brevemente riportati, costituiscono un nuovo percorso per la ricerca scientifica in grado probabilmente di rimescolare le carte e spostare l’interesse verso nuove frontiere terapeutiche. Come confermato dalla testimonianza dei tre relatori, nessuno dei quali medico omeopata, la libertà dai pregiudizi dovrebbe essere la prima caratteristica del vero scienziato insieme alla curiosità a seguire intuizioni e percorrere strade sconosciute ma, purtroppo, non sempre è così.



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