"Acquisti e Regali" è una rubrica nella quale presenterò tutti i libri che ho acquistato, presi in prestito, ricevuti in regalo o tramite scambio. Farò un post nuovo ogni settimana, per aggiornare tutti i miei nuovi libri.
La scorsa settimana, le nuove entrate nella mia libreria sono state:
IL DISCEPOLO di Elizabeth Kostova
Sinossi: Una notte, curiosando nella biblioteca del padre, una ragazza fa una strana scoperta: un fascio di vecchie lettere indirizzate "Al mio caro e sfortunato successore". E, accanto alle lettere, un libro ancora più strano, dalle pagine completamente bianche eccetto quelle centrali, raffiguranti un drago e la scritta "Drakulya". Quel libro è la chiave d'accesso a un mistero - e a un orrore - sepolti nelle profondità della storia. Nei secoli, generazioni di studiosi hanno tentato di decifrarne l'enigma. E di scoprire la verità sul conte Vlad III detto l'Impalatore, principe nella Valacchia medioevale, paladino della Cristianità contro le orde degli invasori ottomani. Ora tocca alla giovane proseguire la ricerca...
IL SUPERSTITE di Wulf Dorn
Sinossi: "Prima del silenzio". Una notte d'inverno, la strada ghiacciata, neve tutt'intorno, un'auto sbanda, si schianta contro un albero, il guidatore è gravemente ferito. Aveva appuntamento con lo sconosciuto che poche ore prima aveva rapito suo figlio Sven, mentre era fuori casa con il fratello maggiore. Adesso tutto è inutile: l'uomo sa che sta per morire. E sa che anche suo figlio morirà. "Dopo il silenzio". Da ventitré anni lo psichiatra Jan Forstner vive con l'angoscia della scomparsa del fratellino. Tutto ciò che gli resta è un registratore che Jan aveva portato con sé la notte in cui erano usciti insieme e dove sono incise le ultime parole di Sven: "Quando torniamo a casa?" E poi il silenzio. E gli incubi che da quella notte non hanno smesso di tormentarlo. La notte in cui il padre è morto in un incidente d'auto. La vita di Jan si riassume tutta in quella notte: ha studiato psichiatria come suo padre, si è specializzato in criminologia e ora è tornato al punto di partenza: alla Waldklinik, la clinica dove lavorava il padre e dove adesso lavorerà anche lui. Vorrebbe ricominciare a vivere, lasciarsi alle spalle l'incubo, ma quando una paziente della clinica si suicida. Jan si trova coinvolto in un'indagine che svelerà un segreto atroce rimasto sepolto per ventitré anni...
IL DOTTOR ZIVAGO di Borìs Pasternàk
Sinossi: Vietato dalla censura sovietica, Il dottor Živago, indiscutibile capolavoro della letteratura russa del Novecento, uscì per la prima volta proprio in Italia nel 1957, ottenendo immediatamente un successo mondiale talmente grande, che l'anno dopo al suo autore fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Grande romanzo sulle generose illusioni e le gravi delusioni che possono legarsi a una rivoluzione e alle sue promesse di palingenesi, il libro è ben altro dal pamphlet anticomunista che credettero di scorgervi i censori: il suo alimento è una desolata, dolorosa filosofia della storia, che si sofferma sui bordi oscuri, sul tributo sempre altissimo di vittime che ogni forma di "progresso" trascina fatalmente con sé.
L'UOMO CHE GUARDAVA PASSARE I TRENI di George Simenon
Sinossi: La sera di un giorno qualsiasi, Kees Popinga si appresta a fumare un sigaro. Anche la sua vita è qualsiasi, e questo lo rallegra. Impiegato di una solida ditta olandese, è abituato a spartire le sue ore con perfetta regolarità. I suoi sentimenti non usano deviare, se non impercettibilmente, come per esempio per «quella certa emozione furtiva, quasi vergognosa, che lo turbava vedendo passare un treno, un treno della notte soprattutto, dalle tendine calate sul mistero dei viaggiatori». Quella sera, poche ore dopo, Popinga fu costretto ad accorgersi che la sua vita si disfaceva come un castello di carte. Ora gli accennava dall'oscurità una nuova esistenza, dove avrebbe avuto a che fare con figure per lui estranee: il sangue, le donne, l'imbroglio, il caso, la fuga, la paura, l'esaltazione, il falso, la polizia.Kees Popinga è uno di quegli uomini cosiddetti normali che Simenon predilige e che sa raccontare come nessun altro. La sua normalità, come ogni normalità, è illusoria: un meccanismo che, appena s'inceppa, diventa capace di tutto. Ma non tutti, a quel punto, sono capaci di tutto. Kees Popinga sì. Come era stato, un tempo, il più normale fra i normali, ora si sfrena e, preso da un'euforia sinistra, rovescia uno per uno tutti i capisaldi della sua realtà. La sua fuga è una sfida, e la sfida attira un'incalzante persecuzione, che ci trascina fino all'ultimo nella lettura. Personaggio paradigmatico dell'universo simenoniano, Popinga si insinua nella mente del lettore con una stupefacente familiarità. è come una carta da parati che abbiamo visto per anni e improvvisamente si metta a parlare. Dal momento in cui, un giorno, Popinga esce di casa e, chiudendo la porta, esce anche da se stesso, incontriamo di tutto e non riusciamo a evitare di vederlo con i suoi occhi. Il delitto, il terrore, la fantasticheria, la solitudine, la lucidità, la puntigliosità: sono nuovi pezzi su una vecchia scacchiera, e con il loro aiuto Popinga tenta disperatamente di eludere lo scacco matto. Alla fine, la sua vita, di cui ormai sappiamo tutto, sarà passata davanti ai nostri occhi, e ai suoi, come uno di quei misteriosi treni che amava guardare nella notte.
OPINIONI DI UN CLOWN di Heinrich Boll
Sinossi: Nella Germania del neocapitalismo rampante, il giovane borghese Hans Schnier decide di fare il clown di professione, per assicurarsi una sorta di zona di sicurezza ideologica, compromessa il meno possibile con poteri forti e piccoli che paiono ormai non avere più limiti. E' una scelta difficile e rischiosa, che gli fa perdere l'amatissima compagna Maria, troppo "regolare" e timorata per stargli accanto, e che lo riduce infine in una sorta di sottosuolo spirituale, da lui praticato nella disperazione immedicabile di una solitudine assoluta. Scritto nel 1963, Opinioni di un clown è forse il romanzo più cupo e più "impegnato" che Heinrich Böll abbia mai scritto. La disumanità di una popolazione che nella rincorsa affannosa del profitto ha trovato il miglior narcotico per tacitare i forti, quasi insostenibili, sensi di colpa che la storia recente avrebbe dovuto ispirarle, risalta, a fronte del miserando destino di Hans, in tutto il suo terribile rilievo. Nella società tedesca dei primi anni Sessanta non c'è rimorso perché non c'è memoria, né cultura. E lo stile asciutto di Böll, del tutto privo del benché minimo compiacimento lirico o effusivo, ci colpisce col ritmo martellante di un atto d'accusa inappellabile, dal quale non possiamo non sentirci toccati un po' tutti: all'Orrore della prima metà del secolo, sembra dire lo scrittore, subentra nella seconda l'Indifferenza, altrettanto ottusa, altrettanto micidiale; e il povero clown inutilmente ribelle può ben assurgere a rappresentante di una serie infinita - e sommersa - di vittime innocenti.