Sinceramente.
Io no. Neanche mi sfiora il pensiero, a dire il vero.
Sarà forse una conquista dell'età matura o la mia indole, o semplicemente il fatto che se una cosa è necessaria non ha, per me, senso che produca disagio o senso di colpa.
Sì, è vero, tendo ad essere freddamente razionale su alcune cose.
Eppure questo dualismo, mamma/lavoro, continua ad esserci e forte.
Curiosamente poi è l'andare al lavoro, contribuendo dunque sostanzialmente al benessere della famiglia (o anche al solo raggiungimento di fine mese) e al proprio equilibrio, a mettere in crisi la donna.
Come se considerassimo in qualche modo sbagliato non fare la mamma a tempo pieno.
Va da sè che un atteggiamento così non porta niente di buono in termini di politiche per favorire e riequilibrare la vita famigliare e lavorativa. Finisce col non essere una priorità, prima di tutto per noi.
Se siamo noi le prime ad avere il dubbio che in fondo lavorare del tutto giusto non sia, come possiamo cambiare il modo di lavorare, come facciamo a proporre concretamente soluzioni?
Una cosa tipo: beh vabbè, se proprio non si riesce sto a casa, detto con il sollievo di chi non è costretto a scegliere.
E' bene sapere però che un bambino cresce meglio, più sicuro di sè se la mamma (prima di tutto la mamma!) è una persona serena, equilibrata, che non ha fatto del proprio bimbo l'unica ragione di vita.
Ci sono poi recenti statistiche che evidenziano come le difficoltà economiche, senza arrivare alla povertà, influenzino in modo negativo le relazioni e a risentirne sarebbero proprio i bambini.
E' utile considerare anche che i bambini crescono e, a tendere, avranno meno bisogno della presenza costante della mamma. Una delle cause maggiori di depressione nella donna è la percezione di non avere un ruolo: quello domestico si da per scontato e una volta cresciuti i figli ... crisi di identità!
Certo, pensare al proprio cucciolotto che passa la giornata tra asilo/scuola e baby-sitter/nonni, non è che colmi il cuore di gioia. Però bisogna essere pratiche, non fare scelte drastiche ed essere molto propositive, a tutti i livelli: cercare la soluzione migliore per il proprio lavoro (lasciarlo non è una soluzione); distribuire bene i compiti in casa (fare tutto da sole non è una soluzione); attingere da esperienze positive altrui (sentirsi sole non è una soluzione).
Al progetto di worklifebalance di cui "vaneggiavo" un paio di post fa ho iniziato a lavorare seriamente, grazie anche all'aiuto di un paio di amiche e di un tam tam su twitter che mi sta portando diverse informazioni utili.
Stiamo anche pensando a gruppi di lavoro via skype, con riunioni indette dalla cucina di casa (non è meraviglioso?).
Poichè sono sognatrice a metà, se da un lato immagino soluzioni semplici, efficaci e che andranno a buon fine, dall'altro "sento" la diffidenza, non cattiva, ma rassegnata, quella del tanto niente può cambiare, è troppo difficile.
Ogni viaggio comincia col primo passo, non importa quanto lungo sia, l'importante è cominciare a muoversi.
Lo dico per le mamme come me, acrobate.
Lo dico per chi desidera diventare mamma e (giustamente?) si chiede se non sia un lusso, che ho sentito considerazioni di questo genere.
Lo dico per i papà, che spesso si ritrovano a tenere in equilibrio una mamma suo malgrado un po' allo sbando.