Ieri si è conclusa la quattordicesima edizione di Amici di Maria de Filippi con il successo, scontato, di Stash e dei Colors il gruppo che svecchierà il pop italiano. Nto’, come il nonno continua a chiamarlo nel meno retorico, meno melenso, e meno defilippico rvm – perché niente è più vero del rapporto tra nonno e nipote -, che nella lingua pop è Stash, appunto, ricorda David Bowie ed Annie Lennox, ha voce con i colori e le sfumature che servono per internazionalizzarsi. È a suo agio con l’inglese, non come Emma per dire che lo parla a stampatello. Ed ha senso parlare di vocazione internazionale per i Colors perché Stash, che per l’appunto è Nto’, sa anche scriversi le canzoni. È uno che porta in musica la melanconia e i sentimenti di un giovane napoletano cui il padre mise in mano la chitarra a 6 anni. È la versione 2.0 della sempreverde napoletanità canora. E come Marinella per le cravatte con le 7 pieghe, Stash porterà – chissà a Londra – il suo saper piegare all’arte le 7 note. Piace a tutti Stash, ed è pure fortunato. Perché ha indovinato l’età giusta. Il suo pop, il suo vertere i successi musicali degli anni 80, quelli che hanno suonato quegli anni con l’Italia presa dai pugni di Rocky e Ivan Drago, sono quanto di meglio si poteva immaginare per incarnare musicalmente l’età renziana. Meglio di Saviano con i suoi piagnistei perbenisti che da Rai 3 sono ora sdoganati su Canale 5 dall’astuta De Filippi. Contro Stash nulla ha potuto Emma, direttore artistico della squadra bianca. Cattiva, mascolina, trunzuta. Un diavolo di fimmina che, giusto nel momento del verdetto, si è presa tutta la scena facendo intendere alla Maria nazionale che aveva bisogno di fare la pipì portandosi in bagno quello che resta dell’Italia mascula dal Lisomucil fino al Prostamol. Altro che Ferilli compassata come una pensionata. Secondo classificato Briga. Una camurria rap la cui originalità sta tutta nel non avere troppi tatuaggi e nel non vestire pantaloni larghi larghi che vanno cadendo mostrando le mutande. Di lui ricorderemo, si è no, le sfuriate con la straordinaria Bertè che con le sue mille vite, quanto a vita, è professoressa emerita. E poi una notazione: rispetto agli anni passati, quando alle ballerine vincenti veniva data l’opportunità di fare un anno di perfezionamento all’estero presso importanti teatri d’opera, quest’anno Amici è sembrato un po’ più sotto tono. Pochi sponsor internazionali. E così mentre la vincitrice, la biddazza catanese Virginia va al Teatro d’Opera di Roma a Klaudia, l’albanese di Tirana, seconda classificata, se la carica sullo stato di famiglia la De Filippi arruolandola nella scuola di Amici. Auguriamoci, dunque, che a Stash, come direbbe un celebre motivo anni 80, just cant’get enough
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Ieri si è conclusa la quattordicesima edizione di Amici di Maria de Filippi con il successo, scontato, di Stash e dei Colors il gruppo che svecchierà il pop italiano. Nto’, come il nonno continua a chiamarlo nel meno retorico, meno melenso, e meno defilippico rvm – perché niente è più vero del rapporto tra nonno e nipote -, che nella lingua pop è Stash, appunto, ricorda David Bowie ed Annie Lennox, ha voce con i colori e le sfumature che servono per internazionalizzarsi. È a suo agio con l’inglese, non come Emma per dire che lo parla a stampatello. Ed ha senso parlare di vocazione internazionale per i Colors perché Stash, che per l’appunto è Nto’, sa anche scriversi le canzoni. È uno che porta in musica la melanconia e i sentimenti di un giovane napoletano cui il padre mise in mano la chitarra a 6 anni. È la versione 2.0 della sempreverde napoletanità canora. E come Marinella per le cravatte con le 7 pieghe, Stash porterà – chissà a Londra – il suo saper piegare all’arte le 7 note. Piace a tutti Stash, ed è pure fortunato. Perché ha indovinato l’età giusta. Il suo pop, il suo vertere i successi musicali degli anni 80, quelli che hanno suonato quegli anni con l’Italia presa dai pugni di Rocky e Ivan Drago, sono quanto di meglio si poteva immaginare per incarnare musicalmente l’età renziana. Meglio di Saviano con i suoi piagnistei perbenisti che da Rai 3 sono ora sdoganati su Canale 5 dall’astuta De Filippi. Contro Stash nulla ha potuto Emma, direttore artistico della squadra bianca. Cattiva, mascolina, trunzuta. Un diavolo di fimmina che, giusto nel momento del verdetto, si è presa tutta la scena facendo intendere alla Maria nazionale che aveva bisogno di fare la pipì portandosi in bagno quello che resta dell’Italia mascula dal Lisomucil fino al Prostamol. Altro che Ferilli compassata come una pensionata. Secondo classificato Briga. Una camurria rap la cui originalità sta tutta nel non avere troppi tatuaggi e nel non vestire pantaloni larghi larghi che vanno cadendo mostrando le mutande. Di lui ricorderemo, si è no, le sfuriate con la straordinaria Bertè che con le sue mille vite, quanto a vita, è professoressa emerita. E poi una notazione: rispetto agli anni passati, quando alle ballerine vincenti veniva data l’opportunità di fare un anno di perfezionamento all’estero presso importanti teatri d’opera, quest’anno Amici è sembrato un po’ più sotto tono. Pochi sponsor internazionali. E così mentre la vincitrice, la biddazza catanese Virginia va al Teatro d’Opera di Roma a Klaudia, l’albanese di Tirana, seconda classificata, se la carica sullo stato di famiglia la De Filippi arruolandola nella scuola di Amici. Auguriamoci, dunque, che a Stash, come direbbe un celebre motivo anni 80, just cant’get enough
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