ad Est- Poeti polacchi tradotti da Paolo Statuti – K. Illakowiczowna e Anna Swir

Creato il 17 novembre 2012 da Wsf

Due versioni di una lingua.

Le vite di Kazimiera Illakowiczowna e di Anna Swirzzczynska (Anna Swir) sono state lunghe, considerando che le due donne hanno  affrontato le tragedie della Prima e Seconda guerra mondiale in un paese, la Polonia, dall’identità indebolita da sudditanze secolari e devastato dalle occupazioni nemiche.

La loro poetica è diversissima.  La voce di Kazimiera affronta la divinità e la Fede, il ricordo più che il folclore, in versi dove il passato ha ancora spazio. La Swir dopo la Seconda guerra Mondiale non ha passato, vuole rinascere, trovare una nuova via, donna, femmina e femminista, antenna del mondo (la sua definizione di poeta).

Il vis-à-vis delle loro poesie, è qui concesso nella traduzione di Paolo Statuti, che ne cura anche una breve biografia per WSF, compendio dal suo lavoro quasi antologico sulle poetesse.

KAZIMIERA ILLAKOCZOWNA

Nacque a Vilno il 6 agosto del 1892 e morì a Poznań il 16 febbraio del 1983. La sua creazione è considerata una delle più alte conquiste della lirica polacca, e nella sua lunga vita scrisse più di 30 raccolte di poesie.

Come poetessa rivela una originale e magica immaginazione, uno spiccato spirito di osservazione, capacità di descrizione pittorica e dinamica, uno straordinario senso del ritmo del verso. La ricchezza delle situazioni liriche, dei temi trattati, consente di considerare l’intento letterario della poetessa come una continua trasposizione della vita nella letteratura. L’incessante ampliamento delle tematiche e la contemporanea presenza di motivi storici, di un certo peregrinare attraverso successive situazioni liriche – determinano lo sviluppo della sua poesia. I soggetti personali si mescolano a quelli storici, i presentimenti catastrofici con lo scetticismo, ma anche con la poesia impegnata. Ampio spazio nella sua poesia occupano i motivi folcloristici, i temi religiosi, le liriche interpretazioni della mitologia e della Bibbia, gli oroscopi astrologici. Tutta la creazione di Kazimiera Iłłakowiczówna si compone in un quadro di nobiltà umanistica, espressa nei valori sociali, politici e individuali.

Tra il cuore e una foglia d’acero…

Tra il cuore e una foglia d’acero c’è un filo,

lungo il quale il pensiero scalzo cammina,

e dopo il suo passaggio o prima del suo arrivo

danzano sul filo dorato la vespa e la mosca cavallina…

La mosca corpulenta e la vespa nel suo tigrato manto:

sono un tantino orrende, ma le puoi prendere – con un guanto.

Tra il cuore e la foglia la finestra dev’essere aperta,

la foglia dev’essere fresca e il cuore non squarciato,

e non bisogna temere la mosca, né la vespa,

né temere il ronzio o le ali sulle gote…

E allora il cuore può uscire dal petto e con scarpine dorate

danzare lungo il filo-sentiero, nell’aria come sull’erba.

Oh autunno, autunno…

Oh autunno, autunno

Che tutto si rinnovi, che cambi!…

Oh autunno, autunno, autunno…

Che in una notte profondamente limpida

nuove stelle nascano o girino,

che si compia ciò che non cambierà,

sia pure un torto, o un dolore smisurato,

inauditi per il cuore sacrifici,

rabbia o amore, vita o trapasso,

pur che presto qualcosa cambi!

Oh, autunno…autunno!…autunno.

Voglio una tempesta, perché in me con forza

di nuovo il cuore arda e batta,

perché la vita mi travolga tutta

e come un giunco nell’abbraccio spezzi!

Non tenetemi, non siatemi di ostacolo,

già tanti freni si sono dispersi…

Io voglio felicità e dolore, e le ali

e continuare così non posso, non posso!

Che tutto si rinnovi, che cambi!…

Oh autunno…autunno…autunno.

ANNA SWIRZZCZYNSKA

 Nacque a Varsavia nel 1909 e morì a Cracovia nel 1984. Poetessa, prosatrice, autrice di drammi e di libri per la gioventù. Debuttò con la poesia “Mezzogiorno”, per la quale fu premiata al Torneo di Giovani Poeti nel 1934. Durante l’occupazione nazista svolse attività clandestina nell’ambiente letterario della capitale, prese parte all’Insurrezione di Varsavia (1 agosto-2 ottobre 1944), e lavorò come operaia, cameriera e inserviente d’ospedale.

Quando era già sessantenne cambiò radicalmente il suo linguaggio poetico e segnò una svolta innovatrice nella poesia polacca. Le sue raccolte “Sono una vera donna” del 1972 e “Ho alzato la barricata” del 1974 furono accolte come un fulmine a ciel sereno. Ora nella sua poesia la donna partorisce non solo bambini, ma anche il mondo. Essa assume volti diversi: madre, figlia, amante, donna bramosa, tenera, disperata, piangente per i morti, assistente dei feriti, stravagante o molto pratica. La poetessa raggiunge una grande intensità di sentimenti. Nei suoi versi chiari e semplici non si perita di parlare di sesso senza eufemismi, senza finzioni o falso pudore. Czesław Miłosz la considera una vera innovatrice e una delle maggiori figure nella storia di tutta la letteratura polacca.

Si autodefiniva una femminista. Le sue protagoniste sono donne coraggiose che non ammettono compromessi: contadine, operaie, casalinghe, madri stanche, donne tormentate dalla vita e dai mariti, donne che restano in eterno conflitto con l’uomo, che la poetessa giudica severamente, spesso con disprezzo e a volte anche con umorismo. Le sue poesie, soprattutto quelle del ciclo “Sono una vera donna”, costringono a riflettere seriamente sulla femminilità e sui problemi della donna nel mondo contemporaneo.

VERSO RECONDITO

Vivo qui nel lusso,

ho una speciale stanza per ridere.

Dopo un giorno senza gente

nella stanza fuisce la notte

come alleviamento.

Fiammanti giungle di risatine

sbocciano

e scoppiano estatici soli

di scoppi di risa.

La delizia del riso

fa esplodere le pareti

forte come delizia d’amore.

Nella piccola stanzetta

scorrono ghignando costellazioni di stelle

e ululanti di risa vie lattee.

Posso accoglierle tutte e ospitarle,

poiché vivo qui nel lusso.

Ho una speciale stanza per ridere.


SEPARAZIONE

Il nostro amore ha languito lunghi anni.

Ed ecco ora la separazione

lo ravviva d’un tratto.

Il nostro amore si leva dai morti

allucinante

come cadavere, rinato per morire

una seconda volta.

Ogni notte ci amiamo,

ogni ora ci separiamo,

ogni ora

ci giuriamo fedeltà fino alla morte.

Soffriamo intensamente

come si soffre nell’inferno.

Abbiamo entrambi

45 gradi di febbre.

Gemendo di odio

strappiamo dall’album la foto delle nozze.

E intere notti fino al chiarore dell’alba

piangendo, amandoci,

sudando di mortale sudore

ci parliamo,

parliamo di noi

la prima e ultima volta nella vita.

1972


DICO A ME STESSA: TU CAROGNA

Ad Artur Sandauer

Dico al mio corpo:

- Tu carogna – dico.

Tu carogna inchiodata alla sordità,

cieca e sorda

come un catenaccio.

Devo batterti fino a farti urlare,

metterti a digiuno per quaranta giorni,

sospenderti

sul più alto abisso del mondo.

Forse allora si aprirebbe in te

una finestra

su tutto ciò che intuisco – sia.

su tutto ciò che è chiuso

davanti a me.

Dico al mio corpo:

Tu carogna,

temi il dolore e la fame,

temi l’abisso.

Tu sorda, cieca carogna – dico

e sputo nello specchio.

1978

CORAGGIO

Non sarò schiava di nessun amore.

A nessuno

darò lo scopo della mia vita,

il mio diritto a una continua crescita

fino all’ultimo respiro.

Impastoiata da un oscuro istinto di maternità,

assetata di affetto come un asmatico di aria,

con qualche sforzo costruisco in me

il mio bello umano egoismo,

riservato da secoli

al maschio.

Contro di me

sono tutte le civiltà del mondo,

tutti i santi libri dell’umanità

scritti da mistici angeli

con l’eloquente penna del lampo.

Dieci Maometti

in dieci lingue elegantemente muscose

mi promettono la dannazione

sulla terra e nell’eterno cielo.

Contro di me

è il mio proprio cuore.

Addestrato da millenni

alla crudele virtù della vittima.

1970

(c) by Paolo Statuti

http://musashop.wordpress.com/


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