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Ad Haiti non si placa la protesta contro corruzione e caro prezzi

Creato il 13 ottobre 2012 da Eldorado

Ancora un morto ad Haiti per le manifestazioni contro il governo di Martelly. Le proteste durano ormai da un mese e mezzo, ma quasi nessuno ne parla. Il seguente testo è stato pubblicato sull’appzine L’Indro:

Non si placano le proteste ad Haiti. Le manifestazioni di piazza hanno paralizzato non solo la capitale ma anche le altre principali città del paese. La folla contesta il caro alimenti e la corruzione e chiede soprattutto la testa del presidente Martelly, il cantante popolare di musica konpa prestato alla politica, indicato come il responsabile della nuova crisi. Per lui, i manifestanti hanno alzato simbolicamente migliaia di cartellini rossi per chiedere la sua espulsione dall’incarico più importante dello Stato.
Sia la polizia che i soldati del corpo di pace del Minustah hanno dovuto approntare barricate per impedire che i manifestanti arrivassero nelle vicinanze del palazzo presidenziale, ma la tensione con il passare dei giorni non diminuisce. Secondo i comunicati del governo, la situazione sarebbe manovrata dai simpatizzanti dell’ex presidente Aristides, tornato ad Haiti nel marzo dello scorso anno dopo un esilio di sette anni in Sudafrica. Proprio il ventunesimo anniversario del golpe del generale Raoul Cedras contro Aristide è stato ricordato dalla folla in piazza, che ha voluto rimarcare come Haiti continui a vivere sotto il controllo di determinati gruppi di potere che poco hanno a che vedere con la democrazia. La povertà degli haitiani, per chi appoggia Aristide, comincia proprio da qui, dalla Storia di un paese martoriato dai colpi di Stato e dall’insicurezza.

Ad Haiti non si placa la protesta contro corruzione e caro prezzi
Il momento per creare tensioni non potrebbe essere più favorevole. Nonostante siano passati due anni e mezzo dal terremoto che distrusse la capitale Port au Prince e gli aiuti internazionali abbiano fatto piovere milioni di dollari per la ricostruzione, il paese non dà segni di ripresa. Una circostanza che l’opposizione imputa alla corruzione dilagante nel governo di Martelly, che sconfessa invece le accuse, ricordando come Haiti dal giorno del terremoto sia stata colpita da altre ed imprevedibili catastrofi.
L’ultima è stata il passaggio dell’uragano Isaac, che nello scorso agosto ha colpito con tutta la sua virulenza Haiti, distruggendo le coltivazioni e lasciando sul lastrico l’agricoltura locale. L’uragano ha causato 24 morti, più di ottomila senza tetto e mille case distrutte. La conseguenza è stata un aumento dei prezzi al consumo, misura che la popolazione ha accolto con forti proteste. Già a settembre gli haitiani si erano riversati in strada, in violente manifestazioni che hanno lasciato un saldo di due poliziotti morti e diversi feriti. Nel tentativo di alleviare la tensione, il presidente Martelly ha annunciato giovedì scorso la diminuzione del prezzo del riso, alimento base nella dieta degli haitiani. In suo aiuto è giunta la delegazione dell’ambasciata giapponese, che ha donato al paese caraibico quasi trecentomila sacchi di riso per fare fronte all’emergenza. In cerca di appoggio, Martelly ha percorso a piedi le strade di Port au Prince, protetto dai suoi sostenitori, promettendo un aumento dei salari e chiamando all’unione. Il portavoce del governo ha confermato che, a partire dal 2013, gli impiegati pubblici riceveranno un aumento medio sul loro stipendio che va da un 3% a un 16% dipendendo dalle funzioni. Per gli oppositori si tratta ancora una volta di una politica demagogica, creata apposta per soddisfare i gruppi che appoggiano Sweet Micky (questo il nome d’arte di Martelly) e di Repons Peyizan, il suo partito, nonché i suoi potenti alleati. Amico dell’ex presidente Renè Preval, simpatizzante della loggia militare, anti-Aristide dichiarato, Martelly è un personaggio complesso, che non ha mai nascosto le amicizie scomode (come quella con Michel Francois, il capo della polizia repressiva ora in esilio in Honduras) e la necessità di usare le maniere forti quando gli avvenimenti lo richiedono.
La situazione permane delicata. Più dell’80% dei dieci milioni e mezzo di haitiani vive con meno di due dollari al giorno e solo il 5% della popolazione attiva possiede un lavoro fisso retribuito. I numeri e le circostanze per una lunga stagione di proteste ci stanno tutti. 
Articolo originale pubblicato sull’edizione digitale di lunedì 8 ottobre 2012, sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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