L’oscurità senza riverberi nell’abisso.
(Lord Dunsany)
Paradosso, introspezione, smarrimento. E ancora giochi di ripetizione, contrasti e caos. Quest’album è quanto di più vicino a ciò che le opere del maestro Piranesi mi suggeriscono. L’architetto e incisore di origine veneziana ci ha lasciato in eredità lavori coi quali la nostra mente può viaggiare tra sogno e incubo in un luogo in cui lo spazio e il tempo si annullano, scaraventandoci inavvertitamente lungo la strada della sua vita tormentata. Alla stessa maniera gli Ad Nauseam portano in musica dissonanze nate da tensione ed oscurità.
È un discorso musicale iniziato tempo addietro da molti altri, basti pensare a The Destroyers Of All degli Ulcerate (2011), Paracletus dei Deathspell Omega (2010), senza dimenticare chi ha dato il via a tutto ciò nel lontano ‘98, ovvero i Gorguts con Obscura. Tornando in Italia, mentre i Nero Di Marte sono volti all’anima più progressive del genere e hanno chiuso col passato, gli Ad Nauseam hanno fatto tesoro della vecchia esperienza a nome Death Heaven e hanno riplasmato alcune caratteristiche con quelle che sono le loro influenze più forti (Hate Eternal e Origin): in tal senso “Key To Timeless Laws” e “Terror Haze” sono una netta dichiarazione d’intenti. L’album non è derivativo né risente di alcun revival: death metal atipico ma non troppo, con arrangiamenti orchestrali malsani mai eccessivi, chitarre granitiche e una produzione più che buona. Il tasso tecnico è elevato, ma molti brani si lasciano ricordare con facilità: trovare l’equilibrio in questo senso è sempre difficile, però suonare insieme da più di dieci anni dà certamente una mano, quindi un plauso particolare per aver posto l’accento su sonorità attuali senza (s)cadere nell’anonimato. Chi si fa avanti adottando questo genere deve avere per forza una buona preparazione alle spalle e questi ragazzi sembrano essere pronti a raccogliere ciò che hanno seminato finora.
Share on Tumblremailprint