Scrive bene Gianrico Carofiglio, ed il suo avvocato Guerrieri ricorda molto da vicino alcuni dei più grandi indagatori della letteratura americana.
Fidanzato, ma residente a casa propria, incapace di rifiutare casi che sembrano impossibili, inevitabilmente dalla parte dei più deboli.
E poi il lavoro prima di tutto, vita privata ridotta al lumicino, vizi innegabili.
In Ad occhi chiusi si trova a difendere una ragazza vittima dei soprusi e delle violenze del suo ex fidanzato, con l’aggravante però che l’uomo in questione è il figlio di un importante politico cittadino.
E Carofiglio ci guida nella costruzione dell’accusa, ci racconta le udienze con ritmo e tensione, sorprendendoci con le scelte dell’avvocato, che mai ci preannuncia.
Al suo fianco il pubblico ministero Alessandra, un’altra che non ha intenzione di sottomettersi ai poteri forti. E dall’altra parte i potenti e numerosi avvocati della difesa ed un imputato che sembra non aver paura di niente.
E poi naturalmente c’è suor Claudia, una suora molto particolare, che insegna arti marziali e si occupa dei più deboli.
Sua la storia nascosta tra le righe del romanzo, suo il mistero da scoprire, pur lontano dalla vicenda principale.
L’insieme è un racconto coinvolgente, ben narrato, ben costruito, ben scritto con sullo sfondo Bari vecchia e le sue contraddizioni, la sua magia, i suoi splendori, le sue difficoltà.
Prosa scorrevole, mistero… una bella scoperta e mi appresto a leggere inevitabilmente altro di Gianrico Carofiglio, magistrato prestato alla letteratura.