Magazine

Ad occhi chiusi (o chi si ostina a non vedere)

Creato il 09 agosto 2013 da Lagrandebellezza @LaGranBellezza

Ad occhi chiusi (o chi si ostina a non vedere)

Un po’ didascalico nella sceneggiatura è pero ripreso bene, dando attenzione ai colori ed ai movimenti di macchina, semplici ma che danno dinamismo al risultato finale.
La storia di Virginia e Sara è mostrata nel suo evolversi, tra gli ostacoli che l’amore omosessuale, malvisto dal padre di Virgina, comporta. Viene resa con tenerezza, empatia, sincerità.
Il contrasto tra le due personalità nella coppia arricchisce l’opera: una più combattiva, fisica, maschile, con alcune storie alle spalle, l’altra più emotiva, fragile, riservata ma intensa.
Se per questi due ruoli la scelta delle attrici (Aurora Ruffino e Liliana Fiorelli) è azzeccata, il personaggio del padre è un po’ meno riuscito. Peccato perché con un pizzico di caratterizzazione in più, poteva essere il terzo polo della storia, non subordinato agli altri due ma alla pari. È bello il suo sguardo già pieno di sospetti quando accompagna Virginia dalla sua “amica”, ma ci sarebbe voluto qualche particolare in più per permetterci di inquadrarlo meglio. Non il “padre cattivo” impassibile e senza cuore (come nella scena in cui getta tutti i ricordi di Virginia in uno scatolone), ma un “uomo che giudica” a ragione o torto.
Il pallone che non rimbalza più mentre il sole tramonta è forse la scena meglio riuscita cinematograficamente assieme a quella finale, che dal particolare (un bacio sull’occhio) si allontana con una zoomata all’indietro fino a comprendere l’intero anfiteatro vuoto e la sagoma di Virginia che va via, ed è già lontana.
Un consiglio, o meglio, un interrogativo: in scene forti come quella dell’addio non sarebbe meglio usare un lungo piano sequenza? Abusare di campo e controcampo non spezza l’intensità?

Estratti: http://www.youtube.com/watch?v=bAm7_byQY_A



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Dossier Paperblog